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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
Nulla obbligò a buttar giu il Conte 2, se non la .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
"Mi chiamo Filippo: ho 11 anni. Arrivederci".

21/11/2010 - 10:51

"Mi chiamo Filippo, ho 11 anni. Arrivederci".

 

Io da mercoledì sera sono triste. Da quando un caro amico mi ha telefonato e mi ha detto che sei morto troppo presto. Ho i pensieri confusi. Quando avevo la tua età, Filippo, provavo simpatia per l’ispettore Maigret. Allora, la domenica sera guardavo lo sceneggiato televisivo del celebre commissario. Ora sfoglio le prime pagine di un libro di Simenon, lo scrittore francese che ha creato Maigret: "Aveva piovuto tutta la domenica, una pioggia fine e gelida, i tetti e le strade erano di un nero lucente". Le inchieste dell’ispettore Maigret erano in bianco e nero. La colonna sonora di una stagione di episodi fu "Un giorno dopo l’altro", una canzone di Luigi Tenco. Finita la canzone c’era la domenica sportiva.

 

Avevi segnato il tuo primo gol della stagione sabato 13 novembre. Eri bravo a scuola, intelligente, sensibile, sapevi scherzare e stare con gli altri, andavi in bicicletta come tutti i bambini… Mercoledì è stato un giorno di sole. Per la sorte di essere ancora qui posso dire che ho avuto anche caldo. E mercoledì sera, dopo la telefonata, ho guardato un breve filmato. Siamo in una classe (la tua, l’anno scorso) con dei ragazzini che, a turno, si presentano a dei loro coetanei del Burkina Faso per un gemellaggio. A un certo punto compari tu, con la maglia azzurra. Inquadratura a mezza figura, ma è la tua faccia in primo piano. Bellissima faccia, occhi vispi. Tranquillo, in apparenza. In trenta secondi dici, con una buona pronuncia: "Bonjour. Je m’appelle Filippo et j’ai onze ans. Au revoir ".

 

 

 

Poi esci di fretta dall’inquadratura con il sorriso di un momento. Niente è più doloroso di un bambino che si impicca. Dicono che hai lasciato un bigliettino. Ho letto dei messaggi di quelli che ti vogliono bene. Tutti i tuoi amici e compagni di scuola ammirano la tua bravura, sono contenti della tua amicizia, hanno fiducia in te. Non ti dimenticano. A San Martino, a cento metri da casa tua, vicino alla chiesa, ho visto un ulivo secolare che quest’anno ha fatto da solo quasi un quintale di ulive. È una pianta con delle grandi radici vitali. È come se lo avessero spiantato, e ora c’è una buca enorme. Ma noi speriamo che, col tempo, quel vuoto si riempia e che, tra le lacrime, tutti quelli che ti hanno voluto bene possano avere da te una nuova forza e portarsi dentro per sempre qualche tuo momento felice. Arrivederci Filippo, ciao.

Ovidio Della Croce

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