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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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LUNA e FULICA

27/11/2010 - 17:53

Abbiamo sviscerato benbene, in diverse sezioni del giornale, la caccia detta tela, ma senza avere parlato dello scopo finale e della fine di chi aveva acceso ed alimentato lo scopo finito poi a scoppio: la folaga.

Ecco alcune vecchie storie della post-cacciata.

 

La mattina successiva i carri sovraccarichi di folaghe passavano per le strade e gli uccelli venivano venduti a due soldi l’uno: il giorno dopo venivano dati per niente e quelli che rimanevano si gettavano nei campi come concime. Povere folaghe! Perché non lasciarle vivere?  

Soltanto la gente più umile riusciva a mangiare questi uccelli. La loro carne rosso scuro sa tanto di pesce che quando io ero ragazzo la chiesa permetteva che si mangiassero le folaghe nei giorni di digiuno, come se si trattasse di pesci.

Però mio padre aveva una sua ricetta: il suo risotto alla folaga era una specialità degna d'essere mangiato. La preparazione era laboriosa.

Dopo aver spennato e pulito gli uccelli, e dopo averli tenuti su una fiamma per strinarli, vi passava attraverso un ferro rovente per togliere l'odor di pesce. La testa, il collo, le ali e le zampe venivano gettati via; ciò che restava veniva lavato accuratamente sotto il rubinetto. Poi mio padre cucinava le folaghe con cipolle, sedano, prezzemolo, pepe, sale e spezie nonché con un'abbondante dose di vecchio barbera. Una volta cucinati, gli uccelli venivano disossati e la carne triturata veniva servita nel suo sugo con riso bollito. Mio padre soleva dire che alle donne non dovrebbe mai essere permesso preparare quel piatto; economizzano troppo nel vino.

 

In  campo culinario la folaga era, ed e' ancora, particolarmente apprezzata.
Il famosissimo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi fornisce la seguente:

 

Ricetta n. 275 - Folaghe in umido

 

La folaga (Fulica Atra) si potrebbe chiamare uccello pesce, visto che la Chiesa permette di cibarsene ne’ giorni magri senza infrangere il precetto. La sua patria sono i paesi temperati e caldi dell’Europa e dell’Africa settentrionale, e come uccello anche migratorio viaggia di notte. Abita i paduli e i laghi, è nuotatore, nutrendosi di piante acquatiche, d’insetti e di piccoli molluschi. Due sole specie trovansi in Europa. Fuori del tempo della cova le folaghe stanno unite in branchi numerosissimi il che dà luogo a cacce divertenti e micidiali. È assai cognita quella con barchetti, chiamata la tela, nelle vicinanze di Pisa sul lago di Massaciuccoli, di proprietà del marchese Ginori-Lisci, che ha luogo diverse volte nell’autunno inoltrato e nell’inverno. Nella caccia del novembre 1903, alla quale presero parte con cento barche cacciatori di ogni parte d’Italia, furono abbattute circa seimila folaghe; così riferiscono i giornali.

La carne della folaga è nera e di poco sapore, e pel selvatico che contiene bisogna, in cucina, trattarla così: Prendiamo, ad esempio (come ho fatto io), quattro folaghe e dopo averle pelate e strinate alla fiamma per tor via la gran caluggine che hanno, vuotatele e lavatele bene.

Dopo trapassatele per la lunghezza del corpo con uno spiedo infuocato, poi tagliatele in quattro parti gettando via la testa, le zampe e le punte delle ali ; indi tenetele in infusione nell’aceto per un’ora e dopo lavatele diverse volte nell’acqua fresca. Dei fegatini non me ne sono servito; ma le cipolle, che sono grosse e muscolose come quelle della gallina, dopo averle vuotate, lavate e tagliate in quattro pezzi, le ho messe pure nell’infusione.

Ora, fate un battuto, tritato fine, con una grossa cipolla e tutti gli odori in proporzione, cioè sedano, carota e prezzemolo, e mettetelo al fuoco con grammi 80 di burro, e nello stesso tempo le folaghe e i ventrigli condendole con sale, pepe, e odore di spezie. Quando saranno asciutte bagnatele con sugo di pomodoro e conserva sciolta in acqua abbondante per cuocerle e perché vi resti molto intinto. Cotte che siano, passate il sugo e in questo unite un petto e mezzo di folaga, tritato fine e altri grammi 40 di burro, per condire con esso e con parmigiano tre uova di pappardelle o grammi 500 di strisce, che, pel loro gusto particolare, saranno lodate. Le folaghe, con alquanto del loro intinto, servitele dopo come piatto di companatico che non saranno da disprezzarsi.
Tutta questa roba credo potrà bastare per cinque o sei persone.
Ho inteso dire che si ottiene anche un discreto brodo cuocendole a lesso con due salsicce in corpo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
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