Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
MOTTI DANNUNZIANI
Mi viene da pensare che nessun artista , nessun uomo al mondo, abbia mai adottato e creato per se e per gli altri un numero più sterminato di motti e di divise latine, francesi e greche. Il motto consacra, racchiude e perfeziona ogni gesto o fatto della vita di d’Annunzio, adorna e nobilita ogni cosa da lui posseduta, segna e caratterizza i periodi della sua vita. Perciò mentre gli artisti e in genere tutti i grandi uomini hanno per così dire concretato il loro carattere e i loro ideali in un motto, talvolta in due o tre al massimo, e ciò durante tutto il corso della loro vita, i motti di d’Annunzio si contano a cinquantine. La facoltà di crearne è in lui inesauribile come lo è l’abilità nel rintracciarli nei testi più ignorati e nell’adattarli immediatamente a caso suo. Dividiamo così i motti:
A) MOTTI DI GUERRA
B) MOTTI DI FIUME
C) MOTTI DEL VATE
A – I MOTTI DI GUERRA
1) SEMPER ADAMAS (Sempre adamantino, forte come il diamante). Motto coniato per la “Prima squadriglia navale”. Adolfo De Carolis ebbe l’incarico di eseguire la xilografia raffigurante un braccio potente con l’indice teso, che si leva fra le fiamme. Quando si arruolò d’Annunzio aveva 52 anni: fu nominato Ten. Di complemento dei Lancieri, ma il suo sogno era di volare. Dopo la guerra questo motto rimase uno dei più cari a D’Annunzio, che lo fece incidere in oro, insieme al suo nome sul portafogli di marocchino blu e su piccoli talismani da donare agli amici.
2) SUFFICIT ANIMUS (Basta il coraggio). Secondo motto della Prima Squadriglia navale (S.A.) per il quale De Carolis disegnò uno sperone di nave sostenuto dalle ali di un'aquila. d'Annunzio non rinunciò a volare nemmeno dopo l'incidente che gli costò la perdita di un occhio.
3) BIS PEREO (Muoio due volte) Motto funebre di Giuliano l’Apostata, scritto da d’Annunzio sul messaggio lanciato dall’aereo su Pola il 21 Agosto 1918. Il Vate si era salvato miracolosamente da un bombardamento nemico, ma lo scoppio aveva ridotto in frantumi un prezioso vaso di Murano che egli teneva sul comodino. Secondo il suo racconto raccolse i cocci, li avvolse in un drappo tricolore e li lanciò sull’Arsenale di Pola insieme al motto ed a una buona dozzina di bombe.
4) PIU' ALTO E PIU' OLTRE Inciso in un tondo che porta al centro il motivo di una grande ala, è il motto destinato da d'Annunzio al Primo gruppo di squadriglia aerea. E' contenuto nella "esortazione" agli aviatori che il Poeta scrisse il 24 maggio 1917 per incitarli a compiere sempre più vaste e ardue imprese.
5) PER L'ARIA BUONA GUARDIA Motto delle vedette veneziane per le quali D'Annunzio fece coniare una medaglia d'oro.
6) EJA, EJA, EJA, ALALA’ W L'AMORE
Grido di guerra suggerito da d’Annunzio al posto del barbarico “Hip, Hip Hurra!” Durante una cena alla mensa del Campo della Comina, nella notte del 7 Agosto 1918 il giorno dopo gli aviatori ebbero ciascuno una bandierina di seta tricolore su cui d’annunzio aveva scritto di suo pugno il nuovo grido di battaglia, con la data e la firma. Divenne presto di uso comune fra i combattenti: dopo la guerra fu ripreso dai fascisti. Il grido ha origine classiche; Heja o Eja è una parola greca usata da Eschilo o anche da Platone, era diffuso nel medioevo e cantato anche dai Crociati. L’Alalà dal greco alalazo, grido di guerra e di caccia usato da Pindaro e da Euripide, ma non solo si trova anche nel Carducci e nel Pascoli (emise allora un alalà di guerra).
7) COMINUS ET NEMINUS FERIT (Ferisce da vicino e da lontano) Motto della squadra della Comina, squadriglia di aviatori destinata ad imprese particolari. E’ scritto in un cartiglio posto ai piedi dell’aquila folgorante che lancia 6 saette, disegnata da Adolfo de Carolis. d’Annunzio fece dipingere sulla carlinga dei suoi apparecchi.
8) MEMENTO AUDERE SEMPER (Ricordati di osare sempre) E’ il più celebre motto di guerra dannunziano, legato alla memorabile “Beffa di Buccari” l’impresa compiuta nella notte tra il 10/11 Febbraio 1918. Il timoniere dei MAS, il motoscafo antisommergibile destinato all’impresa, ora conservato al Vittoriale, aveva composto un acrostico in latino con lettere del Mas “Motus Animas Spes”, ma il motto sembrò poco energico al D’Annunzio che lo cambiò all’ultimo momento e lo fece incidere sulla tavoletta della ruota dietro il timone. Il poeta volle per il motto un disegno del De Carolis raffigurante un braccio che emerge dai flutti stringendo una corona di rami di quercia. Lo fece stampare sulla carta da lettere, e sugli oggetti più disparati, scatole d’argento, foulard di seta rossa e blu che usava regalare agli amici.
9) TI CON NU, NU CON TI Motto della squadriglia d'aviazione comandata da D'Annunzio, chiamata la Serenissima, o squadra San Marco. E' accompagnato dalla figura di San Marco che si libera nel cielo con il mantello che gli fa da ala. La frase in dialetto veneto, è tratta dal commovente discorso che il Capo della comunità di Perasto, un piccolo porto della Dalmazia, presso le Bocche di Cattaro, tenne nel 1797, prima di aprire le porte della città agli austriaci. Perasto, egli ricordava, era stata sempre fedele a Venezia, felice di essere "ti con nu, nu con ti". Alla frase D'Annunzio diversi significati: durante la guerra era il grido che tutti i combattenti d'Italia dovevano lanciare alla Francia, la "nazione sorella". Nel 1919, il motto "dalmatico" fu ripreso enfaticamente dal Poeta in un memorabile discorso tenuto a Venezia, in cui incitava gli animi a riprendere le armi per la causa di Fiume e della Dalmazia.
10) OSARE L’INOSABILE Motto dei Marinai d’Italia contenuto nel messaggio che D’Annunzio scrisse con inchiostro indelebile e chiuse nelle tre bottiglie “Beffarde” lasciate nella Baia di Buccari dopo aver silurato 4 navi mercantili nemiche. Nel messaggio il poeta si prende beffe degli austriaci che hanno messo sulla sua testa una taglia di 20000 corone.
11) INTERUM RUDIT LEO (Di nuovo ruggisce il leone) E’ naturalmente il leone rampante di San Marco, dipinto in uno stendardo purpureo, sui fianchi della fusoliera degli aerei che il 5 Ottobre 1917, piombarono sulla base navale del Cattaro. E’ questa una delle imprese in cui D’Annunzio, medaglia d’oro fu più fiero. Egli rimase miracolosamente illeso nonostante il suo apparecchio riportasse 127 fori. Il motto dell’impresa di Cattaro fu ripreso a Fiume per le “Fiamme Blu” ossia per la squadra aerea del Cattaro, ed in occasione dello Scoglio San Marco da parte dei Legionari il 4 Novembre 1920.
12) SENZA COZZAR DI ROCCO Motto dedicato a Gianni Caproni per i suoi aerei da bombardamento, usati nelle più spericolati imprese aeree della guerra del 1915-1918. I Caproni portavano sotto la cassa il silurato alato così D’Annunzio chiamava poeticamente l’arma che per lui rappresentava “l’immagine eroica dell’erezione violenta”.
13) TRAMITE RECTO (Per la diritta via) Motto coniato per il Secondo stormo della Squadriglia navale comandata dal Poeta e dipinto sulla fusoliera degli aerei da bombardamento assieme all’immagine di un grifalco considerato il più nobile dei falchi da preda; raffigurato nell’atto di piombare con le ali aperte sulla preda. L’apparecchio su cui volava il Comandante era chiamato “L’Asso di Picche”.
14) NON PIEGARE DI UN’UGNA E’ l’appello lanciato a tutti gli ufficiali italiani in un discorso che D’annunzio tenne nel Novembre 1917, dopo la terribile disfatta di Caporetto. In realtà le nostre truppe erao ormai logore, esauste, bisognava ridare un’anima all’esercito disse Armando Diaz.
15) NON V’E’ SOSTA, NON V’E’ TREGUA, NON V’E’ SONNO Esortazione dell’ultimo anno di guerra, che D’Annunzio predicò ai combattenti dopo le vittorie del Piave e di Vittorio Veneto e mise puntualmente in pratica. Dopo il volo su Vienna, non si concesse nemmeno un giorno di riposo, continuando i bombardamenti su Pola.
16) TI LISCIO IL PELO E’ ol motto “Dell’ottava squadriglia della Comina”, accompagnato dalla figura stilizzata di un omino che si inchina reggendo un siluro.
17) DONEC AD METAM (Fino alla meta) E’ il motto del volo su Vienna 9 Agosto 1918, ma era stato e concepito, diretto a tutti gli aviatori già nel 1915. L’ordine era di non arrestarsi mai, di non tornare indietro senza prima aver raggiunto la capitale austriaca. De Carolis disegnò per il motto una grande ala spiegata, racchiusa in un tondo. Raggiungere Vienna fu il progetto più spericolato e più a lungo sognato dal poeta che, come è noto, non buttò bombe, ma manifestini patriottici. Per poter partecipare alla spedizione, solo composta da aerei SVA monoposto, il Comandante che non guidava, si fece costruire un secondo posto nel serbatoio della benzina, la “sedia ustoria” come la chiamò ironicamente. Nel messaggio lanciava un saluto a tre colori; i colori della libertà.
18) FISO ALLA META Motto destinato alla “Terza Armata comandata dal Duca D’Aosta” Emanuele Filiberto definito da D’Annunzio il Duca magnanimo ed intrepido per aver partecipato alle battaglie sul Carso e sul Piave. Il motto si trova su un gagliardetto rosso con l’immagine della stella che sovrasta una fortezza.
19) FIDEM SERVABO GENUSQUE (Conserverò la fede e la stirpe) Motto dedicato da D’Annunzio alla città di Monfalcone distrutta dalla guerra e patria di Giovanni Randaccio, il magg. Che comandava i Lupi di Toscana, morto eroicamente nel 1917, per la quale il poeta scrisse due orazioni. La frase è scritta nello stendardo della città che ha come simbolo il falco.
20) ET VENTIS ADVERSIS (Anche con i venti contrari) Motti coniati per la Marina italiana. D’Annunzio si imbarcò all’inizio della guerra sul cacciatorpediniere di nome Impavido come marinaio volontario ed il 18 Agosto 1915 prese parte ad una missione di guerra nelle acque di Grado. Il poeta descrisse le impressioni di quella avventura nel “Notturno”.
21) ARDISCO NON ORDISCO Motto di battaglia, lanciato in un suo discorso al Teatro Augusteo di Roma il 4 Maggio 1919,contro le condizioni di pace e diretto soprattutto contro il presidente americano Wilson che voleva negare Fiume all’Italia. Il governo Orlando gli vietò di tenere un secondo discorso al Campidoglio, il quale avrebbe dovuto avere questo titolo: “Ardisco non ordisco”. Il motto fu poi rilanciato dal poeta, per negare la sua partecipazione ad una presunta congiura ordita da Mussolini con la protezione del Duca D’Aosta. Nella xilografia di Adolfo De Carolis, ordinata da D’Annunzio per la sua carta da lettere, il motto è legato alla figura di una tela di ragno squarciata da un pugnale.
22) VITTORIA NOSTRA, NON SARAI MUTILATA In origine era il titolo apparso sul Corriere della Sera del 24 Ottobre 1918 scritto da D’Annunzio contro Wilson. Al motto si unisce l’immagine di un nodo scorsoio spezzato da una spada: è il nodo scorsoio che, secondo il poeta, ipresidente Wilson voleva gettare alla gola dell’Italia ingenua, negandole Fiume. In realtà il Patto di Londra, firmato nel 1915, escludeva la città dalmata dai compensi territoriali promessi all’Italia per la sua gloriosa partecipazione al conflitto mondiale.
NON VOGLIAMO ENCOMI Per D’Annunzio questo è il più fiero dei motti del fante italano. S ispira alla frase che un veterano della guerra del 1915-1918 scrisse con il gesso dopo avere ascoltato il retorico discorso di un generale sedentario che non aveva partecipato alle azioni di guerra. D’Annunzio lo tradusse a suo modo in latino “Per se Fulget”.
O SPEZZAR O GIUGNERE E’ riferito all’arco che si deve tendere per colpire il bersaglio oppur si spezza. Secondo alcuni il motto risale ai tempi della Capponcina durante la guerra D’Annunzio lo dedicò al Duca D’Aosta e fece disegnare dal De Carolis un arciere che tende l’arco con la forza, fin quasi a spezzarlo.
CHI NON E’ CON NOI, E’ CONTRO DI NOI (Qui contra nos) Questo motto è iscritto nella bandiera della Reggenza del Carnaro, è uno dei suoi preferiti e si trova spesso sulla carta da lettere. Questo motto, poi fu ripreso anche dagli stalinisti nella guerra civile spagnola.
DARE IN BROCCA Ossia imbroccare Il motto è posto al centro di 7 frecce dorate che colpiscono nel segno. E’ dipinto su una delle due macchine della Marcia di Ronchi, una piccola O.M, mentre l’altra era una Fiat 501
DISOBBEDISCO Con questa parola di ribellione inizia uno degli 11 proclami. Scritto dal Comandante nel drammatico Natale di Sangue.
INSORGERE E’ RISORGERE Motto di incitamento rivolto ai legionari dopo il blocco posto dal governo italiano a Fiume. Il Comandante spera ancora di farcela, confidando che nessun combattente italiano avrebbe avuto il coraggio di colpire lui. Questa è l’ultima parola d’ordine che manda all’Italia della vittoria strangolata.
NUNQUAM DEORSUM (Mai in basso) Uno dei tanti mott latini prediletti dal D’Annunzio, che legò all’immagine del fuoco, le cui fiamme tendono sempre verso l’alto. Era dipinto su un parafuoco in lamiera , dei numerosi caminetti della Capponcina, con al centro una fiamma ardente.