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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
D'ANNUNZIO
di Andrea Balestri
MOTTI DANNUNZIANI (part 3)

4/1/2011 - 11:38

C-MOTTI DEL VATE
1) IO HO QUELLO CHE HO DONATO Inciso sul frontone all'ingresso del Vittoriale, e'questo il più celebre dei motti dannunziani. Alla affermazione apparentemente paradossale,usata dal poeta fino agli ultimi anni della sua vita,e legata l'idea della generosità e della munificenza a cui il Poeta si ispirò sopratutto negli ultimi anni trascorsi al Vittoriale. Racchiuso in un tondo recante la figura di una cornucopia,simbolo dell'abbondanza,o impresso al centro di due cornucopie,il motto si trova impresso sui sigilli,sulla carta da lettere e su tutte le opere di Gabriele d'Annunzio pubblicate dall'Istituto Nazionale e dall'Oleandro. Il Poeta affermò di aver trovato la frase incisa su una pietra di focolare appartenente a un camino del Quattrocento. In realtà è la traduzione di un emistichio del poeta latino Rabirio,contemporaneo di Augusto,citato da Seneca nel VI libro del De beneficiis:"Hoc habeo quadcumque dedi".La frase e' riportata in un trattato seicentesco dell'Abate Giovanni Ferro come motto di un cavaliere spagnolo del Cinquecento.
2) PER NON DORMIRE Fu tra i preferiti dal poeta già al tempo della Capponcina di Settignano (FI) con la Duse. Infatti nell’abitazione fiorentina nel centro di ogni vetrata era un tondo più grande, in fondo chiaro, con in rosso la scritta “per non dormire” circondato da un ramo di lauro e bacche colorate. Questo motto ricorreva ovunque sugli architravi, sui fregi, sugli oggetti, sulla pietra delle soglie. Il “per non dormire” avrebbe dovuto essere, veramente secondo una prima tentazione, l’insegna del poeta. Lo vide scolpito  sul palazzo Bartolini-Salimbeni in Piazza Santa Trinità in Roma tra Via Porta Rossa e Via delle Terme. La leggenda vuole che un antenato dei Bartolini-Salimbeni, nel 300, per essersi alzato presto ogni mattina ed aver potuto andare in tal modo al mercato prima degli altri, si sia arricchito ed abbia quindi consacrato nel motto il fortunato avvenimento. Oppure il motto può essere inteso anche come una regola di vita. Se il verbo dormire viene inteso nel senso trecentesco “essere dimenticato”, quindi si deduce che: lavora se non vuoi che la tua rinomanza dorma
3) OGNORA DESTO Motto che serviva a Poeta da sprone al suo lavoro letterario. Lo usò per i suoi ex libris accompagnato dall'immagine di un gallo che canta ritto su una pila di libri.
4) CHI ‘L TENERA’ LEGATO? Antico grido di libertà  e di volontà di dominio, usato come motto gentilizio nel Rinascimento. D’Annunzio lo fece incidere sulla porta d’ingresso della Capponcina e su un giogo rustico provveniente dall’Abruzzo che fece appendere nel vano di un camino di pietra serena. Accanto al giogo si trovano una falce ed una vanga consumate dal lavoro e rami secchi, col frutto di melograno. Al Vittoriale lo fece incidere al centro del caminetto della Stanza della Musica(3) , fra colonnine di marmo dai diversi colori.
5) EX CELERITATE LUCEM (Dalla velocità della luce)  Motto creato dal Poeta nel Settembre 1921, per i lubrificanti di Genova. Il poeta che dopo la conclusione dell’Impresa fiumana si era ritirato a Gardone, continuò sempre ad avere omaggi ed offerte da parte di Ditte di ogni genere in cerca di prestigio. La FIAT tipo 4 ha inciso sullo sportello la “Madonna di Loreto”. Grato dell’offerta dell’olio scrisse: “leggero e fluidissimo dando un canto al motore più netto e vigoroso.”
6) NE’ PIU’ FERMO, NE’ PIU’ FEDELE D’Annunzio fece incidere l motto nello stemma del Levriero, posto al centro della facciata della Prioria al Vittoriale. Il motto, diretto a Mussolini, ha una chiara intenzione polemica: Il Vate si sentiva ormai un sorvegliato di ferro, costretto all’inazione, fermo e fedele, nella prigionia dorata del Vittoriale. C’è chi ha voluto leggere nello stemma un rebus “le ossa ai piedi del cane rampante formano CAN-OSSA” allude alla visita del Duce al Vittoriale nel 1926, Mussolini va a Canossa…
7) PIEGANDOMI LEGO Motto impresso sulla carta da lettere e sugli ex libris con l'immagine di un salice pingente che si piega legandosi ad un altro albero.Non è escluso che si "piega" alla volontà di Mussolini che lo vuole lontano dalla vita politica della nazione.
8) IMMOTUS NEC INERS ( Fermo ma non inerte) Frase oraziana scelta da D’Annunzio per il suo stemma nobiliare di “Principe di Montenevoso” disegnato dal pittore Guido Marussing, raffigurante la cima del monte coperta di neve e sovrastata dalle 7 stelle dell’Orsa. La scelta di questo motto ha un chiaro significato polemico; D’Annunzio non tralasciò mai l’occasione di ricordare a Mussolini le suepassate gesta e di esprimere il suo desiderio di tornare all’azione.
9) OTTIMA E’ L’ACQUA Ripresa da un Ode di Pindaro, il motto piacque al Vate fin dai tempi della Capponcina, lo fece imprimere in lettere a rilievo smaltato in oro sul lavabo del bagno. Al Vittoriale si ripete nei riquadri del soffitto del Bagno blu (8)
10) CINQUE LE DITA E CINQUE LE PECCATA La frase è incisa sul cornicione della Stanza delle Reliquie (12) al Vittoriale. Per d’Annunzio i vizi capitali sono 5 e non 7 perché per lui la lussuria e l’avarizia non contano.
11) COLLECTUM DURABIT ROBUR (Le forze raccolte dureranno) Motto usato dal Poeta in occasione della Compagnia del Retaggio, prima raccolta e mostra di arte popolare italiana inaugurata il 25 Settembre 1921
12) SUIS VIIBUS POLLENS (Possente di sua propria forza) Una delle frasi predilette dal d'Annunzio che la fece incidere sui sigilli dorati con cui chiudeva le buste e sugli oggetti che usava donare agli amici:gemelli e portasigarette d'argento.E' inscritta in un tondo recantee l'immagine di un elefantee con la proboscite in alto.
13) NON DOLENT, ARRIA DIXIR  (Non fa male disse ARRIA) Il 7 Dicembre 1935 nell’ora delle “iniquie sanzioni” D’Annunzio inviò a Mussolini, oro, ferro e bronzo, accompagnando l’offerta con la frase latina che ricorda la storia di ARRIA, (una eroina dell’antica Roma che prima di uccidere il coniuge, CECINA, che era un traditore, gli mostrò la lama del coltello dicendo,NON DOLENT)
14) ROSA CAPE, SPINAM CAVE (Cogli la rosa evita le spine)  Il motto è inciso su un’architrave, retto da due antiche colonne e sormontato dalla statua di una Venere acefala, posto nel giardino della Prioria al Vittoriale. E’ questo uno dei giardini NON accessibili al pubblico, era ricco di rose che D’Annunzio non faceva mai cogliere e sfogliandosi formavano uno spesso tappeto di petali.
15) DANT VULNERA FORMAM  (Le ferite foggiano la forma) Motto latino dedicato da D'Annunzio a Adolfo De Carolis e alla sua arte di incisore.

 

 

 

 

 


Parafrasi di un verso di Gaspara Stampa:" Vivere ardendo e non sentire il male". Il motto fu adottato da d'Annunzio anche in guerra durante l'impresa di Fiume.
RESTO DENTRO DI ME La frase latina è legata alla immagine della tartaruga che resta nel suo guscio. D'Annnunzio la fece incidere su una placca che inviò a Mussolini nel 1935. Il Poeta era solito regalare agli amici piccole tartarughe d'argento che usava come "talismani".
A FERRO FREDDO Grido di battaglia ,lanciato da d'Annunzio contro Francesco Misiano,deputato al Parlamento,che avversava la causa di Fiume e che tentò di entrare nella "Città di Vita" per sobillare la popolazione contro il Comandante.D'Annunzio incitò i suoi legionari a dare la caccia al "traditore" e a infliggergli il castigo immediato, "a ferro freddo".

 

 

 

 

 

 

RESTO DENTRO DI ME

La frase latina è legata all’immagine della tartaruga che resta nel suo guscio d’Annunzio la fece incidere su una placca che inviò a Mussolini nel 1935
 
 
 

 

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