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Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente  alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava. 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Come ogni sabato dall'inizio della bella stagione
il circondario si svuota: regna il silenzio.
Tapparelle abbassate, luci spente, stanze vuote
Provo .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
CURIOCHITA'
di u.m. e Vari
Forza Buo, passa le cee!

13/1/2011 - 9:38


Quando "entrai" in ferrovia fui destinato a Milano dove fui ben accolto da tutta la stazione di Porta Garibaldi e, come quasi si trattasse di una parola d'ordine, mi fu chiesto di parlare un po' del, e col, nostro vernacolo.

Cosa ni voi di' a chi 'un sa gniente di mare e di pescio?:

"forza buo, passa le cee" era il minimo, anche se poi mi ci volle mezza giornata a far capire "buo" e "cee"!

Non stiamo a spiegare tutto il nostro passato di pescatori di cee, ritorneremo sull'argomento, ma diamo atto che ci sono altri rivieraschi che hanno una storia simile alla nostra legata alla meravigliosa ceina!

Questo che segue è un articolo scritto per il “Mezzogiorno” di Firenze il 25 agosto 1957 da Amerigo Santini, viareggino si capisce, colui che “costruì” la “Costa dei Barbari” iniziando la crescita e lo sviluppo della Marina di Levante. Artista poliedrico, pittore scultore ed anche scrittore, che scrive quasi spennellando su una tela che aveva sempre davanti al suo amato ristorante dove aveva riunito una schiera di personaggi noti nel mondo dell’arte, della politica e della cultura degli anni cinquanta.

Pescatori di anguille cieche

Un ventarello di tramontana spazzolava il Moletto avanti e indietro. La luna fissa, appiccicata al soffitto stellato di una limpida sera di gennaio, illuminava l’ansa dell’avamporto strisciando di argento la risacca del mare, che mollemente sbatteva negli scogli.

Tutti i trampolini erano segnati dal tremulo lucignolo luminoso delle tradotte, le cerchiaie, lunghe, distese di traverso, erano al loro posto di pesca.

Paolino andava avanti e indietro sulla battima del Moletto, gesticolando  ed imprecando contro la luna che non  si decideva a tuffarsi in mare, gli altri stavano a ridosso del Moletto per proteggersi dalla brezza della tramontana. Il crocchio dei pescatori, quello più numeroso, era intorno a Beppone, che teneva banco.

Nell’ambiente dei pescatori di anguille, quella sera, c’era sentore di buona pesca, ma fin tanto che la luna stava lassù, attaccata allo stellone, le cose andavano di traverso per  i pescatori. Beppone spiegava che non bisognava farsi delle illusioni,  che le anguille avevano preso un’altra direzione e che, anche con un po’ di fortuna, la stagione sarebbe stata magra.

Qualcuno, timidamente, azzardò e disse che la colpa era delle correnti che erano cambiate a causa delle esplosioni atomiche. A questo punto la discussione si animò, le tradotte nelle  mani dei pescatori cominciarono ad oscillare a destra e a manca e chissà dove sarebbe andata a finire la discussione se Paolino, che stava a scrutare il mare ed attendeva la risacca, non avesse smesso di navigare sulla sponda del Moletto e, avvicinandosi al gruppo di Beppone, non avesse dato, in tono di comandante di rotta, il segnale che la risacca aveva cominciato il suo moto. Allora il crocchio dei pescatori si sciolse e, bestemmiando, ognuno prese il suo posto di pesca.

La tramontana filava ancora  sul pelo del mare  e non prometteva certo una lieta permanenza sul trampolino, immerso nell’acqua, aperto sul mare. La risacca aveva aumentato il suo moto ed il riempimento cominciava a muovere il pelo del mare, che superava già i primi scogli più bassi. La luna aveva iniziato la discesa verso l’orizzonte e tra  poco sarebbe sparita. Anche Paolino aveva preso il suo posto.

I lunghi manici delle cerchiaie cominciavano a muoversi lentamente, le tradotte, con la loro tremula luce bruciata, seguivano la danza delle reti che s’immergevano nel mare rastrellando il piccolo spazio per riemergere più avanti, gocciolanti di acqua setacciata, ed andavano a battere il bordo della casseta. Ma  neppure un’anguilla si faceva viva.

I pescatori vogavano in silenzio, la cerchiaia tornava ad immergersi ancora e riportava nella cassetta acqua, solo acqua. e un po’di lavarone. Beppone, che era rimasto di riserva a Paolino standosene sul bordo del Moletto con un occhio al mare ed uno alla luna, ruppe il silenzio:

«E’ inutile ragazzi, è magra. E poi con questa luna non c’è niente da fare!».

 

Intanto, tutta la costa del Moletto era animata dallo sciacquio delle cerchiaie e la tramontana pelava il naso dei pescatori che continuavano a pescare. AlI’imboccatura, in cima al Moletto, qualcuno aveva aumentato la voga e Paolino se n’era accorto:

«Vuoi vede’ che lassù si vede qualcosa?».

Infatti, una voce esclamò:

«Ragazzi, cominciano ad entrare!».

«Quante ne vedi?» urlò Beppone.

«Quattro o cinque!».

E la voga con i manici delle cerchiaie cominciò a farsi più lesta. Quelli dell’ansa cominciarono a vedere, e la cerchiala a battere nella cassetta qualche decina di anguille.

«Forza, ragazzi!» urlò Paolino «Stasera si rimedia la cena!».

 

L’urlo d’incitamento fece l’effetto di un «Serrate!» in una gara di voga.

Le cerchiaie strisciavano il mare in profondità e battevano sul bordo della cassetta a falciate continue. La tramontana pelava ancora  ma ormai i pescatori  non la sentivano più. Le cassette cominciavano brulicare di anguille trasparenti che si ammucchiavano negli angoli, buttando schiuma. Ogni rastrellata cominciava ad essere interessante, quasi mezz’etto a colpo.

Intanto la luna era discesa in mare e a luce delle tradotte si faceva più importante.

Tutto l’avamporto era cinto di luci tremule che accompagnavano la voga dei pescatori, ormai certi che le anguille entravano.

Quanto fascino in questa pesca da temerari che costringe gli uomini del mare a rimanere per ore ed ore in piedi su un trampolino, sferzati dal vento gelido di tramontana. affacciati sul mare aperto, per pescare qualche chilo di anguille cieche del valore commerciale di poche lire!

 

Niente di più conveniente vi è, quando passione e bisogno vanno d’accordo!  

Fonte: Parole indelebili: Amerigo Santini (LG edit.)
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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

2/9/2011 - 12:40

AUTORE:
............

http://www.youtube.com/watch?v=e51IpIb-qbg

2/9/2011 - 10:44

AUTORE:
Federico

Chi e' che sa in quale occasione si usa il detto "forza buo passa le cee!!!"
Grazie a chi rispondera'!!

Federico