Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Questa è una parte di Vecchiano "nascosta", ma nascosta perdavvero!
L’EREMITORIO DI SAN PIETRO DI SCONDA
La valletta di Sconda (o Asconda), nel versante occidentale dei Monti d’Oltreserchio, tra il Paduletto dì Vecchiano e l’Autostrada Firenze-Mare, aveva per confini la sommità del monte (dove era detto il Morro maggiore), la palude e il Monte Legnaio.
Fu donata dall’Arcivescovo Ubaldo il 30 marzo 1205 a Lutterio, eremita della Cella che fu di prete Rustico, perché vi costruisse una chiesa e celle per sé, per i suoi frati e per quelli che avrebbero abitato in quel luogo per condurre una vita eremitica.
Lutterio forse non è altro che quel Lotario che nel 1202 aveva acquistato dalle Mantellate di Pontetetto di Lucca il terreno su cui poco prima del 1200 prete Rustico aveva fondato una Cella o Eremitorio che fece parte della congregazione lucchese delle Tredici, la quale dopo il 1248 si aggregò alla congregazione toscana degli eremiti.
L’eremitorio di Sconda non partecipò a questo processo di aggregazione dei primitivi nuclei eremitici; ebbe una vita effimera condizionata anche dalle sue tenui entrate. E così avvenne che l’Arcivescovo Visconti, neppure un anno dopo aver nominato, il 28 ottobre 1263, rettore dell’eremitorio un certo fra Ildebrandino, che era stato frate nel monastero di Santa Viviana di Filettole , decise di unire l’eremitorio di San Pietro alla chiesa di San Giorgio della curia arcivescovile perché le entrate non potevano mantenere un rettore eremita con il suo inserviente.
Negli ultimi anni del secolo XIV la chiesa di San Giorgio fu incorporata nella cancelleria della curia arcivescovile e la chiesa di San Pietro di Sconda tornò ad essere indipendente con un proprio rettore.
Il 5 ottobre 1394 venne nominato a questa carica Bando di ser Michele da Nodica, forse un laico perché nel documento non compare l’attributo di clerico o prete. Il 22 giugno 1444 il nostro eremitorio fu concesso a due frati, fra Bartolomeo di Pietro da Bibbiena e fra Pietro di Guido da Macerata del terzo ordine degli eremiti. A questi, il 12 settembre l467, successe benedetto di Antonio Frantoni fiorentino: il documento lo dice “dominus”, titolo che veniva dato sia a persone di ceto elevato, sia ai canonici di una cattedrale o ai pievani.
A lui successe l’11 marzo 1490 prete Michele di Mariano da Nodica: la chiesa in questo tempo doveva essere ancora in buono stato dato che l‘atto della presa di possesso venne firmato entro la chiesa stessa. Il 14 luglio 1495, immediatamente dopo la morte di prete Michele, l‘Arcivescovo conferì l‘eremitorio al pievano di Arena.
Nelle carte arcivescovili dopo questa concessione non è più ricordata la chiesa o eremitorio di San Pietro di Sconda. Forse avrebbe potuto essercene menzione nella visita fatta alle chiese della diocesi nel 1596 e nel 1597 dal Bocca, vicario dell’arcivescovo dal Pozzo, che è una delle più complete, ma il registro ha una lacuna proprio per alcune chiese del piviere di Pugnano, a cui anche San Pietro di Sconda era soggetto.
Oggi sono ancora visibili i muri perimetrali della chiesa. All’interno rimangono alcuni resti di intonaco con tracce evidenti di affresco.
La pianta della chiesa misura esternamente (senza abside) m. 5,35 x 5,83
Facciata, sez A-B: l’esterno dell’abside, e quindi anche la luce esterna della monofora centrale, non sono visibili a causa della terra che si è accumulata a ridosso della chiesa.
Le foto sono di Gabriella Berti, i rilievi di Vincenzo Bertini, Maurizio Caroleo, Eliseo Frediani, Cecilia Oliva e il testo di Enzo Virgili.
Questo è uno studio del 1970 (circa).
Da allora le cose sono enormemente cambiate e nulla è stato fatto per riportare alla luce una testimonianza importante per il comune e “la pisanità” intera.
Parecchi anni orsono chiesi, a nome dell’Associazione La Ginestra, (quella che ha creato e gestito per parecchio tempo la biblioteca comunale) di poter fare almeno una pulizia intorno ai resti della chiesetta, ma si oppose la proprietà che non gradiva intromissioni.
Ora i tempi “sarebbero” cambiati e ad altri passo l’interessamento.