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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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COME IL TITANIC
di Trilussa

30/1/2011 - 8:46


 “Labirinto Ikea: ecco perché non puoi uscirne a mani vuote” è il titolo di un articolo di Sara Ficocelli che commenta la ricerca effettuata dalla University College di Londra sulla planimetria dei centri commerciali concludendo che nel mobilificio svedese tutto è studiato per indurre i clienti all'acquisto.

 

Entrando dentro il magazzino si entra in un labirinto da cui non si può uscire che dopo aver fatto tutto il percorso indicato, praticamente non si può più tornare indietro. Anche per acquistare un singolo oggetto di deve passare in rassegna tutta la merce esposta ed inoltre vengono predisposti spazi per opportuni relax che inducono anche questi all’acquisto di merce, di prodotti, di cose imprigionando il cliente “nelle manette soft della perdizione mentale”.


"Alla base di certe modalità di presentazione dei prodotti - spiega Stefano Canali, storico e filosofo della scienza e ricercatore per la Sissa (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) nel campo delle basi biologiche dei comportamenti compulsivi - c'è lo sfruttamento di due meccanismi cerebrali: il primo è quello di ricompensa e gratificazione, che si attiva grazie alla dopamina, un neurotrasmettitore che entra in funzione in presenza di novità. A contatto con novità continue, come la presentazione di prodotti che teoricamente possono esserci utili per vivere meglio, il cervello attiva sequenze comportamentali finalizzate al consumo. Il secondo meccanismo è quello della cosiddetta "ego-depletion" (in italiano "ego-sottrazione" o "ego-privazione") che è la progressiva perdita delle capacità cerebrali di resistenza al consumo, controllate dalla corteccia prefrontale". Di fronte a una tentazione continua, conclude l'esperto, è insomma fisiologico che la volontà prima o poi ceda, spingendoci a comprare cose che non ci servono e riducendoci, come cantavano i Clash, "Lost in the supermarket".


Noi invece ci crediamo furbi, astuti, siamo convinti di essere anche avveduti e saggi quando ci affolliamo negli Outlet o in questi grandi Centri Commerciali per acquistare merce scontata, per approfittare di tutte le occasioni che i vari magazzini propongono per attirare clienti, per aver saputo saggiamente aspettare i saldi di fine stagione, per avere acquistato merce in offerta o a basso prezzo per arredare la nostra casa.

 

Ci sentiamo furbi e appagati ma soprattutto liberi di scegliere mentre invece dovremmo riflettere su come siamo condizionati  e manipolati da queste  multinazionali del profitto. Siamo oramai dei semplici automi che rispondono sempre si, sempre pronti a recepire le sollecitazioni consumistiche che derivano dai loro studiosi del marketing, dai loro analisti del comportamento, dalle ricerche commissionate a eminenti studiosi di psicologia e di psicodinamica che non solo danno indicazioni su come indurre all’acquisto ma sanno anche creare artificialmente i nostri bisogni: bisogni di tecnologia sempre più avanzata, bisogni di salute e benessere fisico, bisogni di bellezza e di perenne giovinezza.

 

Mai bisogni di cultura, quella non rende economicamente, fa consumare poco e ha bisogno di tempi lunghi. Magari fa anche correre il rischio di creare consapevolezza, suscitare dubbi, far capire ai cittadini la trappola che giornalmente queste ci tendono con le loro televisioni, i loro patinati spots pubblicitari, i loro nuovi modelli di comportamento improntati alla leggerezza, al disimpegno, alla bellezza e al possesso.


Compriamo continuamente e di tutto non solo per avere una gratificazione personale che ci manca dato il momento di crisi generale che stiamo vivendo, ma anche perché oggi veniamo giudicati non più per la nostra cultura o il nostro sapere, per la nostra onestà o serietà  professionale ma semplicemente per come ci presentiamo e per quello che possediamo. Per il nostro aspetto fisico, il nostro vestito, la nostra faccia e il nostro conto in banca.


E allora, nel mondo patinato del gossip, non resta che presentarsi sempre con abiti firmati e con la faccia perennemente giovane e uguale di bambola Furga, frequentando solo i locali più esclusivi, vantando vacanze esotiche sempre alla ricerca di una felicità che spesso però tarda a venire. Perché c’è sempre un’ amica (rivale!) che ha l’auto più costosa, i capelli più belli, il marito più importante, l’invito esclusivo che a noi manca. Perché vogliamo sempre di più, viviamo con la costante paura di perdere quello che abbiamo, non ci contentiamo più delle piccole cose di cui abbiamo smarrito il valore.

E a niente valgono i sorrisi sfoggiati ad ogni occasione a dimostrazione della nostra felicità. Perché ci vogliono intelligenza e saggezza anche per godere della ricchezza e la bellezza e la gioventù da sole non possono bastare. Lo dicono le statistiche, crudeli, sulle crisi esistenziali, le droghe, i suicidi per solitudine o per abbandono.


Pensare che all’operaio basterebbe, per essere felice, lui e la sua famiglia, un posto di lavoro sicuro, il laureato si accontenterebbe della possibilità di poter mettere in pratica le sue conoscenze, il precario la desiderata assunzione, la donna che lavora il giusto riconoscimento della sua funzione.


E in questo mondo decadente dominato e condizionato dal possesso e dall’apparenza anche la moralità oramai è condizionata dal denaro, e se la linea della corruzione si sposta in alto c’è sempre la possibilità che il denaro superi questo limite e trasformi un onesto in un disonesto, un buon padre di famiglia in un ladro, spesso senza che vi sia nemmeno la consapevolezza di essere diventati così. Perchè lo fanno tutti, perché è un’occasione da non perdere, perché se non lo faccio io poi lo fa qualcun’altro e si prende i soldi.


Ed anche il giudizio si è spostato, come dice il filosofo Andreoli, dal valore della merce al valore della persona. Non è più il valore della macchina che giudichiamo ma quello della persona che la possiede.  Si è importanti per quando denaro possediamo, per quanto possiamo spendere, per la nostra capacità di acquisto.


Abbiamo perso gli antichi valori, quelli non solo della civile convivenza, ma quelli antichi della patria, dell’onore, dell’onestà e ci siamo trasformati in sudditi che ubbidiscono ad ogni comando, che accettano ogni umiliazione, che arrivano a considerare normali atti e situazioni incresciose e vergognose che solo pochi anni or sono avrebbero fatto rabbrividire.


E’ una triste fine per un popolo che aveva ben altre tradizioni, ben altri personaggi pubblici che lo sapevano guidare, che sapevano dare esempi, che mantenevano viva quella tensione morale, quella serietà di comportamento perduta oramai fra puttane minorenni, case a Montecarlo, ville sparse per il mondo ma soprattutto per una politica miope di continua contrapposizione e veleni,  mentre il paese reale, quello della gente che lavora o che il lavoro lo ha perso, sta economicamente e moralmente affondando.


Stanno ballando sul ponte mentre il Titanic cola a picco.

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4/2/2011 - 20:28

AUTORE:
Aristide

Il signor Trilussa Ha scomodato studi economici e interventi di filosofi per scoprire l'acqua calda.
Forse certi comportamenti del consumatore gli erano sconosciuti e sarà rimasto piacevolmente sorpreso quando ha letto che gli economisti sono d'accordo con lui "contro i centri commerciali".
Io l'economia un pò la conosco per mestiere e chi come me lavora o conosce un minimo il settore sa che da sempre i prodotti sono imposti dal mercato e non sono scelti dal consumatore.
Gli stessi supermercati che credo frequenti anche lei non dispone le sue merci a caso, non le stò a spiegare tutto quello che avviene dietro le quinte se gli interessa lo trova in qualsiasi libro di economia o di marketing.
La pubblicità secondo lei a che cosas serve se non a imporci dei prodotti.
E comunque se é interessato alla disciplina ci sono stati degli studi su come vendere le prugne secche lei sorriderà ma nessuno le comprava perchè associate all'anziano con difficoltà intestinali, improvvisamente proposte in un certo modo hanno avuto un boom di vendita, la stessa SMART inizialmente nessuno la compraca guardi ora...
gli stessi piccoli negozi seguono le stesse logiche.
Mi fermo perchè non voglio fare nessuna lezione di economia ma voglio arrivare al dunque IKEA per quale motivo dovrebbe seguire sistemi diversi da questi meccanismi di mercato?
L'economia é una scienza sociale, si adegua a quelli che sono i cambiamenti all'interno della società, e se il mercato si é evoluto in questo senso, il consumatore o a torto o a ragione si deve adeguare.
Le consiglio anche di studiare l'economia del passato si accorgerà che da sempre il capitale ha avuto una funzione di comando, del resto le economie collettiviste sono superate da tempo, gli stessi Marxisti ne riconoscono il fallimento: le sue teorie sono completamente sbagliate funzionano a livello filosofico ma non a livello economico.
Si legga anche le teorie Keynnesiane, e non si fermi a una semplice lettura di una paginetta o due, bisognerebbe leggere l'intero contesto, ci sono persone inoltre che dedicano anni della loro vita se non l'intera vita a studiare una disciplina e non meritano interventi fuori luogo, senza competenza solo qualche luogo comune da bar.