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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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di Valdo Mori
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Pisa, 18 aprile
San Giuliano Terme, 24 aprile
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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TORRI e FORTI

3/2/2011 - 0:05


 
Le fortificazioni costiere del pisano


Facciamo ora un volo sul mare con la  fantasia e con gli occhi aperti dalla conoscenza di alcune antiche carte del nostro territorio.
È il mille 6-700, veniamo da nord, abbiamo appena lasciato l’ultima torre di guardia del territorio lucchese posta in Viareggio alla foce del Burlamacca.
Dopo 3 miglia si incontra la prima torre in territorio pisano e quindi del Granducato di Toscana,  detta Torre di Migliarino, quasi sulla costa, appena appena verso la boscaglia; ancora due miglia e appare, alto e massiccio, il Forte di Bocca di Serchio, sulla sua riva sinistra a 50 metri dal fiume ed altrettanti dal mare.
Siamo in alto sul bosco e la vista può spaziare lontano, all’interno della tenuta del granduca dove si scorge, tra il fiume Morto  e il Serchio, una alta e bellissima torre, la Torre Riccardi, non costruita per difesa del litorale, ma per abitazione della nobile famiglia fiorentina che ha avuta in affitto una grande estensione di terreno, acque e boschi.
Si fanno altre tre miglia ed ora ecco la piccola Torre del Gombo e, dopo quattro, il magnifico  Forte di Bocca d’Arno, anch’esso a difesa della foce, anch’esso sul lato sinistro del fiume ed ultima difesadel territorio pisano.

(a dire il vero esisteva un'altra postazione prima di arrivare a Livorno, quella detta Torre di Mezza macchia, dove ora è Tirrenia).

 

Atterriamo, ci riposiamo un centinaio di anni o poco più (tanto il tempo nella fantasia è relativo) e ripartiamo per ritornare a Migliarino ex confine del Granducato.
Ora voliamo un po’ più bassi, non ci sparerà addosso nessuno, i Lorena hanno passata la mano ai Savoia, ora è tutta Italia.
Se è cambiata la situazione politica (come nelle carte geografiche sulle pareti delle aule scolastiche) lo è anche quella fisica.
Ci sono evidenti cambi di posizione, così sembra a prima vista, nelle postazioni militari.
Quale mano può averle spostate indietro dalla battigia?
Così sembra o sembrerebbe ora il paesaggio.
La Torre del Gombo non esiste quasi più, mangiata dalla boscaglia, la Torre Riccardi è stranamente intatta e nella stessa posizione, il Fortino di Bocca di Serchio brulica di alti e bei soldati, non vi sono più i cenciosi e male armati cinque o sei giovanotti di Barbaricina,  ora sono impettiti finanzieri reali che hanno la caserma nella torre, anzi sulla torre, che mantiene solamente la sua base anche se vi sono due torrette merlate a ricordare l’antica possanza. È rimasta inalterata la distanza dal fiume ma quintuplicata quella dal mare.
Alla distanza invece della stessa cinquantina di metri dai due elementi, vi si scorge (all’andata non si era notato o non c’era?) un cosino tondo e roseo, di pietre e mattoni, con una casina tipo un piccolo forte: è il Fortino nuovo o Batteria del Serchio, poco adatta alla guardia di invasori ottomani e barbareschi vascelli.
Traversato il Serchio non si trovano più tracce della Torre di Migliarino, solo un mucchietto di pietre e mattoni sul bordo di una strada parallela alla costa e che si chiama, quasi a sfottò, Via del Balipedio.


Quanta differenza in poco(?) tempo!


Parliamo e torniamo ora al presente e rifacciamo a piedi il percorso iniziale (in volo non si può per mancanza di fantasia e perché l’area da visitare ricade sotto il controllo radar di San Giusto!)


La Torre di Migliarino, che aveva una postazione di una colubrina e 17 fucilieri, non esiste più ed anche i suoi sassi sono spariti nei lavori di sistemazione della strada di Marina di Vecchiano.
Traversiamo in barca il Serchio e inoltriamoci nella tenuta ora passata nuovamente di mano: dai Savoia alla Repubblica e da questa alla Regione.
Ora le guardie granducali o reali non sparano più agli intrusi, ma quelle del Parco ti allontanano, garbatamente le più volte, quindi o permesso scritto dalla direzione o attenti agli incontri ravvicinati!
Il piccolo tondo Fortino-Batteria, quello in cui noi ragazzi di Migliarino abbiamo giocato ai giovani esploratori o piccole vedette pisane, ora è quasi completamente insabbiato ed ha perso la sua aria militareggiante se non fosse per le feritoie che ornano ancora la torrettina di avvistamento. La Batteria fu abbandonata con un regio decreto per il continuo progredire della linea di costa e quindi il suo corrispondente allontanamento che vanificavano lo scopo di essere.
Il vento, la vegetazione, il tempo fanno in modo che essa sia la base di una nuova nostalgica duna.
Quello che non vuol cedere, né al tempo né alla guerra è la Torre di Bocca di Serchio, detto Fortino vecchio.
Esso ha mantenuta la sua struttura di base, una semicircolare scarpa rivolta verso il mare, dove poggia la nuova caserma di finanza, costruita una cinquantina di anni fa ed ora ancora una volta abbandonata al degrado.
La Torre Riccardi, che i Lorena riuscirono ad avere insieme ai terreni riscattando l’enfiteusi della famiglia Riccardi, fu fatta saltare dai tedeschi in ritirata, insieme alla villa reale delle Cascine vecchie e di quella estiva al Gombo e non ne esiste traccia alcuna.
La Torre del Gombo è sparita da tempi lontani e quella di Bocca d’Arno, i cui resti del basamento esagonale si vedevano fino all’anno scorso fra i casotti dei venditori di pesce alla foce, ora è scomparsa anch’essa (ne rimane solo una lieve traccia) nella nuova rotatoria di Marina di Pisa alla fine del Viale D’Annunzio.
Restano i ricordi, qualche mappa ingiallita, scarse e rade notizie, pochissime foto e così è finita l’epoca delle Fortificazioni a difesa del Litorale pisano (toscano e italiano).


È finita la protezione dagli stranieri provenienti dal mare!
Prima quelli si bombardavano con palle di sasso o ferro, con verrettoni o archibugi e moccoli, ora questi si bombardano invece con preghiere, slogan e offerte accattivanti (contrario di cattivi)  e con culi e puppe (metaforici)  affinché questi non ci voltino il culo, quel culo (reale) che abbiamo per secoli desiderato di vedere nella loro fuga al pari delle loro  naverecce poppe!

 

foto 1-- mappa delle fortificazioni e delle dogane nel pisano

foto 2-- mappa della parte terminale della tenuta di San Rossore.  Il rigo  celeste è stato da me messo per spiegare il perchè del nome "Isolotto" che è sulla punta. Il motivo è che vi era un braccio   del   Serchio (foce a delta) che tagliava una zona detta appunto isolotto, nome poi rimasto anche con il cambio ad estuario

foto 3--il Forte di Bocca di Serchio nel 1920 (Fortino vecchio segnato nella mappa precedente insieme a quello piccolo detto nuovo)

foto 4-- lo stesso nel 1930 con guardie reali di Finanza

foto 5-- oggi abbandonato

foto 6-- il Fortino nuovo nel 1960

foto 7-- lo stesso anno

foto 8-- oggi

foto 9-- oggi

foto 10- la Torre Riccardi nel 1906

foto 11- nel 1930

foto 12 -disegno della base del Forte di Bocca d'Arno

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