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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Il Fiore della Speranza...

13/2/2011 - 9:51


Il BUCANEVE

A febbraio il bucaneve, o campanella del lupo, sboccia come per incanto fra l’erba ancora irrigidita dal gelo ad annunciare la prossima primavera.

Il suo stelo è breve, la corolla semplice e fragile: una campanella bianca con verdi goccioline all’apice di ogni petalo. Ha bucato il terreno ancora indurito con la punta aguzza e consistente delle due foglioline congiunte alla sua sommità, che si sono poi aperte per lasciare sbocciare il fiore. Chi ha provato a coglierne un mazzetto difficilmente può scordare il senso di freschezza che il suo contatto lascia sulla pelle e quel profumo d’erba bagnata che s’intiepidisce al Sole.

Per questo motivo è diventato nel linguaggio dei fiori simbolo di Speranza, un felice presagio nella campagna ancora spoglia.

Dice infatti un proverbio: “Una primavera senza bucaneve vuol dire un’estate senza frutti”.

E un altro invita a coglierne almeno uno perché: “Basta raccogliere un fiore di bucaneve nella prima notte di luna dopo la fine di gennaio per essere felici per tutto un anno”.

Se poi si vuole legare a sé per sempre la persona amata, ci si deve recare di prima mattina lungo la riva di un fosso a cogliere dei bucaneve appena spuntati e ancora freddi di brina. Poi se ne getta il mazzolino nell’acqua pronunciando il nome dell’amato o amata e tenendo gli occhi chiusi; se la corrente trascinerà lontano i fiori, la persona che amate riceverà miracolosamente il messaggio restandovi per sempre fedele, se invece torneranno a riva, rassegnatevi: così perlomeno sostengono gli autori degli erbari d’amore.

Lo si chiama botanicamente Galathus nivalis ovvero fiore color latte della neve, anche se alcune specie di bucaneve sono originarie di zone dove la neve non è mai apparsa.

I Greci a loro volta raccontavano una leggenda ambientandola a lkaria o Nikaria, un’isoletta dell’Egeo, dove Dedalo seppellì lo sfortunato Icaro dopo il volo fatale. Da quel giorno il vento, al primo tepore del sole, piange la morte di Icaro con lacrime che a contatto del suolo si trasformano nelle delicate corolle del fiori.

Una leggenda cristiana narra invece che, dopo la cacciata dall’Eden, Adamo ed Eva si erano incamminati verso il loro esilio terrestre nel cuore di un rigido inverno. Ma dopo qualche ora di strada Eva era esausta e soprattutto scoraggiata al pensiero di trascorrere tutta la vita in quel gelo. Quando ormai Adamo non sapeva più che fare, apparve un angelo tentando di convincerla che sarebbero sopraggiunte altre stagioni migliori. Come la primavera e l’estate. Ma la donna non sentiva ragioni. Fu allora che il messaggero del Signore giocò ultima portentosa carta: dopo aver catturato alcuni fiocchi di neve, vi soffiò il suo alito ordinando loro di mutarsi in boccioli, e questi, appena giunti a terra, si trasformarono nei bucaneve. Eva, finalmente consolata, si rimise in viaggio.

Il suo candore e la precoce fioritura lo hanno associato alla festa della Purificazione dì Maria, il 2 febbraio: una volta in questa data le fanciulle di molti paesi europei lo raccoglievano per portarlo su di sé come simbolo di Purezza.


Quanto ti vorrei,quanto ti vorrei tu non lo sai quanto sognare che ancora mi fai.

Fammi illudere,

fammi credere ancora un po’

a un ideale d’amore che ho…

Tu non puoi sapere, non sai, tu non puoi sapere..

Fammi illudere,

fammi credere ancora un po’ a un ideale d’amore che ho.

Tu non puoi sapere, non sai,

tu non puoi sapere quanta vita in più mi dai… che mi dai..

 

questa è la parte finale della canzone "Bucaneve" cantata da Eros Ramazzotti e che dedico alle donne in anticipo sulla "festa" di domani, festa che, come ho avuto già modo di esprimere, Vi spetta di diritto ogni giorno dell'anno e non solo per un uso consumistico.

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