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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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TERRITORIO DA SALVARE
di Trilussa

6/3/2011 - 10:14


I numeri, come si dice, parlano da soli.
A Milano 80.000 case sfitte, a Roma oltre 200.000. Circa 4 milioni in tutta Italia le case vuote.
Eppure si continua a costruire.
 
Nel Sud la cosa è molto più evidente (in Campania ogni giorno  nascono dal nulla 15 abitazioni abusive), e i costruttori, che operano in queste zone senza curarsi del consenso delle amministrazioni, costruiscono dove e come gli pare. In Campania sono anche cominciate, dopo molti rinvii, le demolizioni degli abusi più eclatanti ed invasivi ma forse una nuova legge riuscirà a fermarle.
 
Nel Nord, nella parte che si ritiene più civile del paese, gli abusi sono meno evidenti o addirittura assenti perché si costruisce di solito col benestare delle amministrazioni locali ma il risultato finale rimane esattamente lo stesso.
Intere periferie delle città dove sono completamente assenti terreni liberi, campi coltivati, zone di verde e le strade scorrono tra una fila ininterrotta di abitazioni e anonimi capannoni per chilometri, fra costruzioni senza grazia e senza nessuna parvenza di pianificazione che si susseguono una dopo l’altra, come in un girone infernale.
 
Enormi porzioni di territorio vengono continuamente sacrificati all’edilizia; periferie cittadine si allargano sempre più fino a raggiungere ed inglobare paesi limitrofi e perfino altre città, con un consumo disordinato e irreversibile di territorio fertile e produttivo.
 
Consumiamo suolo e distruggiamo paesaggio ad un ritmo insostenibile, figlio forse dell’ubriacatura edilizia degli anni 70 quando lo sviluppo sembrava legato indissolubilmente alla costruzione di nuovi edifici. Un comportamento giustificabile in quegli anni di forte espansione economica e di importanti cambiamenti sociali ma che persistendo negli anni si è piano piano trasformato in follia.
 
Le stesse Amministrazioni Pubbliche sono state coinvolte culturalmente in questa corsa alla costruzione ed in tutti i piani regolatori troviamo molte più abitazioni di quelle realmente necessarie alle esigenze della popolazione residente. Oltre a questo indirizzo culturale legato al passato bisogna considerare anche le pressioni dei piccoli imprenditori e dei proprietari terrieri che traggono vantaggio a costruire, quando addirittura non ci si mette di mezzo la mafia, con richieste più o meno lecite, con imposizioni che in alcune realtà appare assai difficile ignorare.
 
Poi ci sono le grandi imprese costruttrici che con la loro forza economica (che travalica molto spesso nella politica) impongono le loro richieste a comuni economicamente e culturalmente deboli, con territori di scarso valore intrinseco che vedono in queste grandi realizzazioni la soluzione dei loro cronici problemi di bilancio. Sono perciò spinti  fare scelte imprudenti e talvolta scellerate che di fatto monetizzano la qualità della vita dei cittadini che si vengono a trovare accerchiati e soffocati da enormi centri commerciali sorti senza alcun rispetto dell’ambiente e della pianificazione del territorio.
 
Tutto questo determina un fermento costruttivo perverso che prima o poi dovrà essere fermato se non vogliamo distruggere quello che è il patrimonio più importante del nostro paese, quella ricchezza che noi abbiamo non nel sottosuolo come in altri paesi ma bene in vista sopra, il nostro paesaggio, il nostro clima, le nostre produzioni agricole.
 
E’ questa la nostra ricchezza, la maggiore e più importante industria nazionale che per funzionare e produrre benessere ha però necessità di supporti legislativi, ha bisogno di investimenti, di progetti ma sopra e prima di tutto ha la necessità di un riconoscimento, il riconoscimento da parte di un governo sbadato e a volte assente del suo valore e della sua enorme importanza per un paese come il nostro, fornito dalla sorte di grandi bellezze naturali e artistiche ma di poche materie prime .
 
Stiamo infatti scendendo nella classifica delle nazioni più visitate da turisti stranieri. Siamo oramai al quarto posto e questo dovrebbe spingere i governi ad investire maggiori risorse in questo settore che oltre tutto non ha necessità né di materie prime né di energia per produrre ricchezza ma solo di una maggiore attenzione, maggiore considerazione e maggiori investimenti.
 
Fino a qualche anno si diceva che i nostri contadini avevano un tesoro sotto la terra ma preferivano coltivarvi sopra le patate, ebbene ora alle patate si sono sostituite le abitazioni.
Ma le abitazioni non solo privatizzano sempre maggiori porzioni di suolo e cambiano in maniera irreversibile il paesaggio ma sono anche in grado di modificare la società.
 
I paesi stanno diventando periferie di città sempre più grandi, i rapporti personali perdono le caratteristiche qualificanti delle comunità rurali, le famiglie si chiudono in se stesse davanti alle televisioni, i ragazzi non giocano più per strada ma passano intere giornate davanti al PC, alla TV, ai videogiochi per mancanza di spazi pubblici, per le ossessive paure della società moderna, per il traffico che strangola sempre di più anche i piccoli paesi.
 
E con la terra si riducono le produzioni agricole che sempre di più vengono importate dall’estero, (produzioni di scarsa qualità e talvolta anche con qualche problema sanitario), si riducono i contadini le persone che si dedicano alla coltivazione della terra mentre i giovani guardano a questa come una professione non più corrispondente al loro progetto di un futuro lavorativo soddisfacente (eppure vi sono bellissimi esempi di cooperative, anche nel sud nei territori sequestrati alla mafia).
 
Perdiamo la specificità dei nostri prodotti, delle nostre produzioni e con loro perdiamo anche le nostre tradizioni mentre i tanti piccoli artigiani e piccoli produttori vengono abbandonati da un governo sempre più chiuso in se stesso e nei suoi problemi.
 
In questo modo si cambia la società e si modifica anche il nostro ruolo.
Cessiamo cioè di essere cittadini consapevoli e ci trasformiamo in semplici consumatori, sempre di più e sempre di fretta, con il desiderio ossessivo-compulsivo dell’acquisto.
 
Ma ecco pronto subito il rimedio, il nostro bello e luminoso Iper-Super-Mega-Special Centro Commerciale a portata di mano, dove possiamo acquistare con lo sconto, vagare fra le montagne di merce esposta negli scaffali, vedere l’ultimo modello di Ipad5, provare gli occhialini della Tv 3D,  ascoltare il suono Home Theater seduti in poltrona e sopire così, tranquillamente e a temperatura giusta, le nostre frustrazioni di anonimi e remissivi cittadini di serie B.

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8/3/2011 - 14:12

AUTORE:
Graziano Pardini

Caro Trilussa,leggo sempre molto volentieri i tuoi interventi settimanali,condividendo in generale il tipo di impostazione che dai all'oggetto della discussione.
Questa volta pero' credo che la tua analisi sia forzatamente vedova di un aspetto:IL LAVORO E L'OCCUPAZIONE .Lo dico senza strumentalizzazioni e tantomeno per secondi scopi che ormai sono divenuti il segreto di Pulcinella.Ma partiamo dall'analisi iniziale che condivido pienamente,la sconfitta e' prima di tutto culturale.Voglio prendere la Toscana perche' e' qui che viviamo ed e' qui che Governa ed ha Governato il centrosinistra con la predominanza per numeri ed uomini del PD.Quanto ha investito in cultura ed in modelli diversi di sviluppo il PD in Toscana?Quale e' il modello di Sviluppo,Barberino con Outolet,I Gigli,Centro dei Borghi ecc..oppure l'Uccellina,l'Amiata,San Rossore ecc..? Credo ci possa essere un percorso che permette di non cedere al consumismo sfrenato e becero di molteplici centri commerciali,ma permetta di conciliare territorio da salvaguardare ed investimenti per occupare e porre di nuovo al centro del dibattito IL LAVORO.Visto che citi i numeri caro Trilussa ti ricordo che 1 giovane su 3 e' disoccupato e la panacea non sara' il centro commerciale,pero' una qualche risposta primaria puo riuscire a darla o no?La verita' e' che stiamo perdendo il collante di quella che e' sempre stata la forza e l'anima della nostra Toscana,LA COESIONE SOCIALE!
Affermi il falso quando dici che la terra non la vuole lavorare piu' nessuno,la nostra Regione vede un +6,2% di occupati nell'agroalimentare il problema e' che diminuiscono i redditi agricoli ed e' sempre piu' difficile produrre quando i costi lievitano vedi caro gasolio!Diceva il CHE:SI PUO' ESSERE DURI MANTENENDO LA TENEREZZA,si puo' salvaguardare il territorio anche aprendo un centro commerciale e senza avere mandato il cervello all'ammasso.

7/3/2011 - 16:10

AUTORE:
Osservatore 2

Pensavo che questo articolo di Trilussa sfacciatamente contro i centri commerciali (e Ikea) avrebbe scatenato qualche reazione scomposta. Invece niente! Bene vuol dire che siamo tutti d'accordo, compreso il Ghelardi, che la cosa "non s'ha da fare!"