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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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oh Beppe auguri, ci si rivede ar dugento

17/3/2011 - 0:32


Dalla "Nazione" di Firenze, 17 marzo 1861



Il Regno d’Italia è proclamato!

Noi salutiamo con gioia questo avvenimento che compie una storia secolare di dolori e di glorie, che corona l‘opera continua e penosa di tante generazioni, che simboleggia il trionfo della ragione sulla forza, del diritto nazionale sull’arbitrio delle convenzioni diplomatiche.

Se noi volgiamo gli occhi ai passato, se consideriamo gli ostacoli che abbiamo vinti, lo spazio che abbiamo percorso, il punto cui siamo pervenuti, abbiamo bene di che rallegrarci per questo memorabile avvenimento. La storia del nostro risorgimento sarà agli occhi dei posteri la pagina più maravigliosa negli annali dell’umanità.
Vittorio Emanuele può bene andar superbo d’esser egli il primo vero Re d’Italia, perché il suo titolo ha riscontro in un reame splendido, perché la sua potestà ha sorgente nel suffragio nazionale, perché il consenso unanime dei popoli gli dà più  forza e legittimità, che non la dia a Francesco Giuseppe di mettersi mille volte sul capo la Corona di Ferro da’ suoi maggiori usurpata, da lui rubata.

In mezzo alla gioia del fausto avvenimento non ci dimentichiamo però che se il Regno d’Italia  è fatto, la Nazione italiana non  è interamente ricostituita e rivendicata.


A Firenze, nelle ore della mattina, S.E. il Governatore passò in rivista sul Prato delle Cascine la Guardia Nazionale, la quale era accorsa in gran numero onde render più imponente la manifestazione. Il marchese Sauli diresse agli Ufficiali della Milizia cittadina brevi  e acconce parole, lodandola  dei sacrifizi che essa aveva incontrati per il bene della patria e augurandosi che molti ne incontrerebbe ancora, ove il bisogno lo richiedesse. La legione defilò in bellissimo ordine dinanzi al Governatore in meno alle grida di — VIVA IL RE D’ITALIA —

Il Corso delle carrozze riuscì assai brillante, e ricchissima fu la illuminazione ieri sera. Le più  umili casupole erano illuminate sfarzosamente; il popolo festante percorse fino a notte inoltrata le vie, nulla turbò la quiete e l’ordine pubblico.

 

Pistoia festeggiò il 17 solennemente la proclamazione del Re d’Italia.

Fu di tutto gioia, e gioia verace. Vi fu corsa di cavalli, razzi e globi volanti, chiarori boreali variopinti, cori nazionali, bande di musicanti  e generale e splendida illuminazione dai palazzi alle casupole, dalla città ai colli ripidosi e alla vasta pianura.  

E considerevol numero degli accorsi e la universale gaiezza si accordarono mirabilmente collo sfarzo delle bandiere, delle pitture emblematiche, de’ lumi disposti a graziosi disegni, dell’iscrizioni traboccanti d’amore patrio.  

Nè in tanto tripudio furono dimenticate Venezia e Roma. Per esse, tra saluti all’Italia, al Re, a Garibaldi, a Cavour, s’inalzarono a Dio da tutti i cuori e si espressero con mille e mille voci i  più fervidi voti.  A render poi più bella e compiuta la testa il Municipio della città aveva fatto improvvisare ed erigere sulla piazza del Duomo una statua colossale rappresentante il Re.


AUGURI  ITALIA, ti ho festeggiata a 100 a Torino, a 150 ora a Migliarino, a dugento 'un ce la faccio, scusa, ma passo la palla ar nepote, mi par un Beppinino, e come ni dà!

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