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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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LA BELLEZZA CI SALVERA'
di Trilussa

21/3/2011 - 16:58

 Può sembrare un semplice slogan privo di un vero significato ma racchiude una grande speranza, quella che finalmente gli uomini capiscano la differenza fra ciò che è bello e ciò che non lo è.
Già fra il buono ed il cattivo, il giusto e l’ingiusto i confini sono diventati assai labili, incerti, poiché le variabili sono infinite ed i punti di vista (e le convenienze) molteplici.
Questo è piuttosto evidente in campo politico dove una divisione manichea (tutti i giusti da una parte e tutti gli ingiusti dall’altra) manca completamente di senso logico mentre esistono più semplicemente punti di vista diversi anche se talvolta inconciliabili e inspiegabili come attualmente quello sul nostro Presidente del Consiglio, un giudizio che va dall’odio più profondo di alcuni alla smisurata e incrollabile venerazione di altri.
Perché purtroppo la nostra società si sta gradualmente ripiegando su se stessa e solo la consapevolezza e la riscoperta della bellezza sarà in grado di spezzare questa spirale che ci porta a pianificare la nostra vita, e soprattutto quella dei nostri giovani, nella ricerca di una felicità che può essere trovata solo dentro di noi e non legata sempre e solo allo sballo e al divertimento.
Perché bello è un tramonto, bello un cielo stellato in una notte d’estate, bella è la lettura di un libro che ci appassiona, bella una melodia, un campo di grano maturo, belle le piccole cose che ci circondano e che troppo spesso non riusciamo a vedere a causa della velocità con cui stiamo consumando la nostra vita.
Bello è un amore dove il sesso è solo il completamento e la sublimazione di un rapporto personale e non l’obbiettivo primario e scadente della conoscenza, bella è l’amicizia disinteressata non contaminata da fumo, droga, alcool e velocità.
Bello è il buon rapporto con la famiglia, il luogo dove si è sempre amati, anche quando non appare, anche quando la lontananza di età si traduce in lontananza di idee.
Bello è il dono del proprio tempo agli altri, sotto ogni forma, da quella eroica del missionario che porta il proprio aiuto in terre ostili (aiuto concreto, meno per quello religioso), a quello più terreno del servizio su un mezzo di soccorso, della disponibilità verso gli altri, della partecipazione ad iniziative socialmente utili.
Bella è la poesia, le immagini e i sentimenti che questa riesce ad evocare.
Chi riesce a vedere la bellezza in tutte queste cose è in grado di essere felice perché dimostra di riconoscerne la presenza in cose anche banali, spesso trascurate, ignorate dai più e ben lontane dai comuni desideri materiali dell’uomo occidentale, ammaliato e malato di tecnologia, con l’interesse completamente proiettato verso cose terrene, materiali, cose di solito futili ma che si possono toccare, possedere, ostentare.
Ben lontana da questo concetto è anche la finta bellezza che si vede in televisione. Un bellezza molto spesso artificiale e quindi vuota, sterile, che non contiene che pura forma, senza anima e spesso addirittura ripugnante. Come quella di tante dive ormai appassite che solo perché hanno soldi da spendere e gioielli da vendere pensano con quelli di comprare anche la giovinezza e la bellezza ormai perdute.
E fanno mostra di sé con i volti, maschere tirate in cui il senso del ridicolo si mescola con le smorfie appena accennate, con i volti tutti eguali dagli zigomi rigonfi, dall’espressione ebete delle bambole gonfiabili. Partecipano spesso a trasmissioni urlate dove la parolaccia e la ostentata volgarità del sesso la fanno da padrone rappresentando spesso l’unico motivo di attrazione per una popolazione televisiva vuota e ormai rassegnata.
Nei programmi televisivi si vedono anche molte belle ragazze, giovani e carine a cui viene attribuita la responsabilità di rappresentare la bellezza. Ma sono spesso mute e sempre e semplicemente sorridenti, sono la bellezza di un momento, una bellezza a tempo, a scadenza, una specie di oggetto da esibire, un prodotto usa e getta. Riempiono gli occhi, è fuori di dubbio con la bellezza della loro gioventù, ma la vera bellezza è quella che va oltre, senza scadenze, è quella immortale di una poesia, di un’opera letteraria, di un territorio ben tutelato, di una musica o semplicemente quella di una vita in una famiglia felice, di una sana vecchiaia, di una permanente serenità.
E la mancanza di bellezza sta gradualmente prendendo piede anche nelle nostre città, nei nostri stessi piccoli paesi che si stanno trasformando sotto i nostri occhi disattenti in alveari di umanità anonima, in anonime comunità dove il territorio e le tradizioni vengono sacrificate in nome di un falso progresso, di un finto benessere. Le nostre coste sono divorate dal cemento, dalle costruzioni abusive, le nostre piazze sono trasformate in parcheggi, le nostre campagne in centri commerciali, le nostre marine in stabilimenti balneari, i nostri Parchi e le arre protette in oggetti inutili e ingombranti che sembrano solo di ostacolo a nuove costruzioni, a nuovi insediamenti, a quel falso progresso che trasforma le menti di uomini intelligenti in succursali del nuovo potere, quello dei soldi o delle carriere.
Ed infine la mancanza di bellezza nei rapporti personali. La competizione permanente, il l’io al centro sempre e comunque del proprio interesse e delle proprie azioni, la grave perdita dei sentimenti su cui si basava la vecchia civiltà contadina, quelli della solidarietà, dell’altruismo, della generosità, sostituiti dalla ricerca ossessiva e permanete del piacere, dalla soddisfazione personale da ottenere ad ogni costo, contro tutti e in ogni modo. Non importa se con la truffa, la prepotenza, la sopraffazione, non importa se con l’uso di alcool o droghe, non importa a scapito di chi o di cosa.
Per raggiungere una felicità che non può arrivare, perché la strada imboccata non porta ad essere felici, ma solo ad essere momentaneamente lontani dal dolore. Finito l’effetto ci si ritrova come prima e questo ci spinge a fare ancora di più, in una spirale continua ma perdente, in fondo alla quale non si trova niente se non la solitudine a cui questo tipo di società ci ha condannato.
 La bellezza ci salverà, ma solo se e solo quando saremo in grado di  riconoscerla. 
6/7/2009

   
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