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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
STORIE DI ORDINARIA CUCINA
di Madame Cucù
Dedicato al Pan di Spagna

27/3/2011 - 15:12

La vicina di casa si chiama Mariarosa,  ma lei il suo nome lo pronuncia Mariarossa.
E’ di origine spagnola e, nonostante sia da tantissimi anni in Italia, ha sempre mantenuto la cadenza della sua lingua latina.

 

Di professione “casalinga con piacere”.
Venuta in Italia in giovane età, ha sposato un uomo che io ho sempre definito regale per la sua figura ed il suo portamento.
Tra loro esiste un dislivello di circa mezzo metro, lui altissimo, lei molto piccola.
Donna minuta, un seno molto grande, una bella bocca, denti un po’ cavallini, oggi grigi capelli.
Insieme hanno dato la vita a due figli maschi che sono grandi, sposati, babbi, separati.
La sua casa è grande, un grande giardino.

 

Quando la famiglia era tutta unita, tutti i giorni per Mariarosa, pranzo e cena, quattro bocche da sfamare.
Ma a lei le idee non mancavano mai.
Dote principale, la pazienza. Non la vendeva, ma avrebbe potuto farlo, o meglio l’avrebbe regalata perché Mariarosa era generosa.
Io ero bambina insieme ai sui figli e la loro casa per me era diventato un luogo dove accedevo innumerevoli volte al giorno, sempre chiedendo permesso anche se passavo dalla porta di servizio.
A volte mi invitavano a pranzo.

C’era un obbligo per chi sedeva alla tavola di quella casa: finire tutto, tutti.
Era una richiesta di rispetto per quello che era il stato il lavoro di Mariarosa.

 

Mariarosa aveva portato un’innovazione dolciaria a tutto il vicinato.
Aveva divulgato la ricetta del Pan di Spagna, quello vero, quello spagnolo.
Lo cuoceva in un apposito stampo portato dalla sua terra, stampo che poi non mancò, nel corso degli anni, di regalare anche alle vicine di casa. In Italia, all’epoca non esisteva, oggi si.
Una teglia rotonda in acciaio inox con tutto il bordo ed il perimetro inferiore scanalati.
Una volta mescolati gli ingredienti base si procedeva ad imburrare con molto burro la teglia ed a versarvi dentro l’impasto, e poi via in forno.
Di semplice realizzazione, quando cotto lo rovesciava in modo che quello che in teglia era il sotto, da cotto divenisse il sopra e viceversa.

 

Il pan di Spagna di Mariarosa bagnato e ripieno era diventato il dolce di compleanno di tutti e qualche volta noi bambini assistevamo a questa, oggi dico, interessante, lezione di cucina.
Lo apriva in due con un grande coltello e solitamente usava per inumidirlo una bagna da bambini: succo di limone allungato con acqua ed addolcito con zucchero.
La bagna doveva essere usata sia per inumidire la parte superiore che quella inferiore.
Preparava la crema pasticcera che divideva in due ciotole. Una la faceva divenire cioccolato mettendo un po’ di cacao in polvere.
Pan di spagna, bagna, crema, pan di Spagna, bagna, cioccolato, candeline. Una stratificazione quasi giurassica….

 

C’era poi la variante per adulti.
La bagna al limone diventava marsala allungato con un poco di acqua, il cioccolato e la crema diventavano mascarpone lavorato con marsala e zucchero.

 

Sia la versione bambini che la versione adulti erano ancora più buone se preparate il giorno prima e mantenute, poi, in frigorifero. Ma questo si era potuto scoprire solo quando il dolce, qualche volta era avanzato.

 

Comunque il Pan di Spagna Mariarosa lo faceva così …..
 
3 uova
1,5 hg di zucchero
1,5 hg di farina
metà bustina di lievito per dolci
burro per imburrare ben bene la teglia in tutte le sue scanalature (rigorosamente no carta forno!)
In forno 20 minuti.

 

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29/3/2011 - 17:40

AUTORE:
Bruno della Baldinaca

...c'è da 'ngrassa a leggevvi.
Io sono 'nomo ma...c'ho 'rforno a legna e...ci 'ocio 'oniglioli 'olle patate, varche bistecca fiorentina su 'arboni, le 'astagne a su tempo, poi cecina, stiacciatine e pizze a sdeo: però...e dorci no! li facevo varche annetto fa ma..

..mè toccato smette perchè la mi mollie diceva: li fè troppo boni anche se li fè a occhio (senza pesà la roba) se ne mangia troppi e con la sega che t'avanza mpopò d'impasto ci fè 'antuccini, pè ci zuppi ner rvin santo e...
...e però!!! anche se le crostatine con la marmellata di Kiwi de mia con su le fettine di Kiwi fresco, mpezzettino di mela e...
...e ummelo fate rammentà vai, 'nsenò riprincipio e così la Sandra mi manda dall'Andreini affafogli per l'analisi onni ghieci giorni.

29/3/2011 - 17:15

AUTORE:
marilena nencini

Preziosa ricetta originale del Pan di Spagna spagnolo: occasione di esperimento e gradita degustazione.
La cioccolata è senza dubbio buona, ma non rispetta l'ortodossia pasticcera: non si scurisce la crema, ma si costruisce con latte , farina, zucchero e sua maestà il cioccolato fondente in polvere ( se poi si vuole esagerare anche un po' di fondente" in tacca" ad addensare il tutto, specialmente se deve essere usato per la copertura.
Aggiungo alla dolce polemica ( fosse sempre così) una precisazione sulla " nostra" amata zuppa: le verdure vanno nel soffritto e cuociono con il vapore e poca acqua...solo dopo arriva il brodo diluito di fagioli passati e plo plo plo, a sobbollire. Metodologie a parte, cerchiamo di salvaguardare una grande tradizione. Complimenti per la rubrica e saluti sinceri.
Marilena Nencini