Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Le Lape nella leggenda
Mentre il neonato Platone dormiva placidamente sotto una veranda di lauri fioriti, simboli della saggezza e della poesia, uno sciame di api scese dal monte Imetto, sacro a Zeus, ad Apollo e alle ninfe, per deporre sulle sue labbra un favo di miele.
Nel Medioevo, ispirandosi a quell’episodio leggendario, si favoleggiava che il neonato Ambrogio, futuro santo patrono di Milano, stesse dormendo in una culla nell’atrio del pretorio quando uno sciame calò all’improvviso su di lui coprendogli il volto e la bocca dove le api sembravano entrare e uscire come da un alveare. Poi si levarono in volo salendo così in alto che non si poteva più scorgerle. Colpito dall’accaduto il padre disse: “Se questo bambino vivrà sarà senz’altro un grande uomo”.
Il dono divino sulla bocca di un saggio o di un santo si ritrova anche nella leggenda di santa Rita da Cascia: quando era ancora neonata i genitori, contadini abbastanza agiati di Roccaporena, un paesino umbro a pochi chilometri da Cascia, decisero di portarla con loro nei campi sistemandola in una cesta sulle rive ombreggiate del fiume Corno. Mentre stavano lavorando, un mietitore che, ferito a un polso, era corso al fiume per lavarsi, li chiamò meravigliato. Passando accanto alla rustica culla aveva visto uno sciame di api bianche avvolgere la bimba e addirittura entrare uscire dalla sua bocca.
In queste leggende pagane e cristiane l’ape appare come messaggera, anzi dispensatrice della sapienza divina e della santità.
Da questi segni e osservando tali esempi,
si disse che le api partecipassero della mente divina
e avessero eterei respiri; ché Dio infatti scorre per tutto,
nelle terre, sugli spazi del mare e nel cielo profondo;
da lui il bestiame, gli armenti, gli uomini e ogni specie di fiere,
e ogni creatura che nasce trae una impalpabile vita:
tutto poi torna certamente a lui e disciolto
gli viene restituito, e non v’è luogo alla morte,
ma gli esseri volano alle stelle e si allogano nell’alto cielo.
Di chi sono questi superbi versi stranamente “cristiani” e moderni?
Nientemeno di Virgilio, nel quarto libro delle Georgiche, scritto all’incirca fra il 36 e il 29 ac.
Con lo spirito privo di leggende, credi e poesia, pensiamo al miele che questi incredibili insetti producono “per noi”: quel nettare dagli innumerevoli gusti tanti quanti sono i fiori e che abili e pazienti produttori ci offrono all’assaggio.
Un ultimo gusto è quello che il Parco riesce a far fare, sempre più ridotto però, alle api portate sulle nostre spiagge che, con i fiori del “camuciolo”, danno uno straordinario profumo e sapore al “Miele di spiaggia”, vanto dei prodotti del parco.
Un amico milanese, al quale lo feci assaggiare anni addietro, mi chiese che strano sapore fosse e io cercai in due parole di concentrare tutto il mondo che vi era dentro e gli risposi:
“Zitto, ciuccia e assapora Bocca di Serchio!”
Poi dovetti fargli capire e… lui capì!
Ora, periodicamente, devo rifornirlo!
Torniamo alle api, ai fiori, ai gusti e… ai quiz!
Lo assaggereste volentieri il miele monoflora prodotto da questo?
A cosa lo abbinereste?
Frutta, dolce o (un aiutino!)… arrosto?