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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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CLANDESTINI
di Trilussa

10/4/2011 - 9:20


Oggi ho visto intervistare in TV i cosiddetti clandestini.
Era un servizio realizzato in molte parti d’Italia dove sono stati alloggiati i cosiddetti migranti, individui che ultimamente nella loro definizione hanno perso la “e” ma non il significato profondo del loro essere e cioè persone che per vari motivi migrano in massa da un posto all’altro, da una nazione all’altra, da un continente all’altro.


Somigliano perfettamente ai nostri emigranti, quelli ancora con la “e”, che nei primi anni del 900 affollavano le grandi navi che viaggiavano per le Americhe, spinti dalle stesse necessità e dagli stessi sogni, quelli poi di ogni uomo normale: un lavoro, una vita normale, una famiglia, dei figli, la lontananza finalmente dai bisogni.


Anche questi non si spostano per lavoro, non hanno vinto una borsa di studio, non sono mandati a studiare all’estero da genitori ricchi preoccupati di preparare per loro un futuro luminoso, quello da prossimo dirigente della ditta di famiglia con alla base la indispensabile conoscenza della lingua inglese ed il Master a Nuova York.


Questi sono semplicemente giovani che nel luogo dove sono nati non riescono a trovare le condizioni minime di lavoro e di benessere che garantisca loro una vita dignitosa, e per questo, se possono e quando possono, fuggono. Molti scappano anche da guerre e regimi dittatoriali, alcuni sono profughi politici, altri semplicemente aspirano ad una vita da vivere in pace e non in guerra.


E fuggono nel Paese che loro hanno visto alla TV e su Internet come il paese della libertà, il paese del benessere, della buona cucina, della pace, il paese delle opportunità. Che poi è anche quello più a portata di mano, la porta dell’intera Europa: milioni di abitanti, molto denaro, grandi possibilità che qualcosa di buono tocchi anche a loro.


Sono molti anni che si vedono posti al confine di un mondo diverso dal loro, più luminoso, più libero almeno in apparenza, pieno di occasioni, di possibilità di un futuro migliore per se e per i propri figli e alla prima occasione cercano di raggiungerlo.


Questi sconvolgimenti del Nord-Africa hanno allentato le maglie dei controlli, l’occasione giusta per fuggire e gli arrivi di questi giorni testimoniano questo loro diffuso desiderio.


Eppure i nostri governanti, e non parlo solo dell’Italia ma di tutta l’Europa Unita, erano perfettamente a conoscenza di questo problema, della possibilità che prima o poi questo labile confine fra due mondi, uno in pace ed uno in guerra, uno in libertà ed uno in dittatura, uno in benessere ed uno in povertà sarebbe stato violato.


Ma come sempre manca un progetto comune (e lo si vede proprio in questi giorni con i rapporti tesi fra Italia e Francia e a cui si è aggiunta la Germania) e come sempre prevalgono gli interessi particolari delle singole nazioni che impediscono una strategia comune che sappia affrontare i problemi prima della loro insorgenza. Eppure il grande squilibrio fra questi due mondi così vicini era e rimane un grosso problema che l’Europa prima o poi dovrà mettere in agenda.


Ora noi ci siamo sempre immaginati, molto influenzati bisogna pur dire, dai proclami della Lega, questi immigrati come delle persone sporche, maleducate, ignoranti, delinquenti. Questo è anche il motivo del diniego delle regioni del nord di accoglierli ed anche delle proteste degli abitanti dei luoghi dove erano stati progettati i campi di raccolta. Si è pensato subito all’aumento dei furti, alla sporcizia, alla distruzione del bene che li avrebbe ospitati.


Purtroppo questa visione del clandestino/immigrato come ignorante maleducato sporco e delinquente non è appannaggio solo di un partito del Nord ma anche di molti cittadini e di qualche organizzazione che si è spinta, anche qui da noi, in un campo molto minato che odora molto di razzismo. Dimenticando anche quei valori cristiani utilizzati molto spesso a seconda delle convenienze ed in questo caso molto trascurati se pensiamo come la carità, l’accoglienza, l’uguaglianza e la “pietas” latina siano i principi fondanti del cristianesimo.


Come se questi immigrati, clandestini o meno, rappresentando questo un attributo semplicemente burocratico, non avessero anche loro una famiglia, un padre ed una madre, non avessero come noi delle sorelle e degli affetti, non fossero semplicemente degli uomini, al pari dei nostri antenati italiani che andavano in America per sopravvivere o dei nostri minatori in Belgio che dovevano subire lo stesso giudizio, le stesse discriminazioni e le stesse angherie.


Ma ecco che svestiti i panni della traversata molti di questi giovani sono risultati ben diversi da come ci erano stati presentati. Parecchi intervistati hanno risposto in inglese e anche in italiano per spiegare i problemi, spesso sfociati in tragedia, che hanno incontrato durante la traversata e sempre in inglese o nella nostra lingua hanno raccontato i loro progetti per il futuro: di andare da un parente in Italia o in Francia, di andare a Parigi, di cercare un lavoro per farsi una vita.


Molti di loro sono laureati, appaiono educati, puliti. La maggior parte vengono infatti da famiglie che sono state in grado di pagare la traversata per mare, quindi non le famiglie più povere ma che hanno anche potuto mandarli a scuola e farli studiare, talvolta fino alla laurea.


La  decisione toscana di fare piccoli gruppi è stata veramente saggia. Nel grande numero si possono più facilmente  nascondere individui con meno scrupoli e nel grande numero più difficile è il controllo e la gestione delle necessità.


Vedremo. Vedremo anche se le note di attenzione sollevate da alcuni partiti di destra avranno un riscontro o se sono solo vittima di questa concezione distorta dell’immigrato che lo vede esclusivamente come un pericolo, come un semplice delinquente da respingere e da rimandare il prima possibile a casa propria.


Io credo che il principio dell’accoglienza, al di fuori anche dell’ambito religioso, sia un principio universale che può essere naturalmente proporzionato, condizionato, organizzato, limitato anche rispetto alle risorse disponibili, ma che non dovrebbe mai venir meno, nemmeno in questa nostra società egocentrica e chiusa dove le notazioni razziste, fino a qualche anno fa sussurrate con un po’ di vergogna stanno diventando sempre più palesi e, in qualche caso, addirittura ostentate.

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