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Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente  alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava. 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Quest'aria frescolina allieta,
desta
gìà da quando si traffica in cucina
con la moka, primiero pensiero
dopo la sveglia mattutina
Con queste .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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In risposta a: Quindi Travaglio ha sempre avuto ragione.. del 26/8/2013 - 17:27
(ANSA).
AUTORE: Sandro Gozi
email: -

26/8/2013 - 17:56

==Carceri: Gozi (Pd), subito amnistia contro illegalita' Non e' una questione 'pro' o 'contro' Berlusconi (ANSA) - ROMA, 26 AGO - ''L'amnistia va fatta. Non a favore o contro Berlusconi, ma per salvare la democrazia italiana. L'Europa ci ha imposto di risolvere entro maggio l'illegalita' dei 30mila detenuti che superano la capienza delle carceri''. Cosi' il deputato Pd Sandro Gozi in un'intervista alla Stampa. Per Gozi quindi ''bisogna uscire da un ventennio autolesionista di scontro tra berlusconiani e antiberusconiani. A ottobre - spiega - il ministro Cancellieri e' stata invitata a riferire al Consiglio d'Europa le misure per far uscire l'Italia dal'illegalita' per la quale e' stata piu' volte condannata''. Insomma il deputato democrat evidenzia che ''il sovraffollamento delle carceri e' un'emergenza per cui abbiamo votato la fiducia al governo Letta. Il tema dell'amnistia va posto non pro o contro Berlusconi, ma oltre Berlusconi''. (ANSA).
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AUTORE: Davide
email: [protetta]

26/8/2013 - 17:27

...PD collaborazionista o finto oppositore, ennesima controprova:
A rilanciare lo scenario dell’amnistia – che al Cavaliere cancellerebbe reato, condanna, interdizione e decadenza – ci pensa invece il deputato Pd Sandro Gozi. ”L’amnistia va fatta. Non a favore o contro Berlusconi, ma per salvare la democrazia italiana. L’Europa ci ha imposto di risolvere entro maggio l’illegalità dei 30mila detenuti che superano la capienza delle carceri”. Per Gozi, intervistato su La Stampa, “bisogna uscire da un ventennio autolesionista di scontro tra berlusconiani e antiberusconiani”

...sarebbe bello votare il PD eh! pero con cadenza fissa dimostra di non cambiare mai!
E` la posizione di uno isolato? bene allora cacciatelo! ma non succede mai nemmeno quello.
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In risposta a: b.b, b.b del 26/8/2013 - 7:45
Scopi poo e male con il sorgo
AUTORE: b b
email: -

26/8/2013 - 9:37

...per scopare bene ci vuol la saggina oppure la stipa che ce n'è in abbondanza (con il sorgo ci pè fà i granatini).... della saggina ho perso anche il seme (mi si è intonchito) ma un amico ha posto rimedio e alla prossima primavera ri/sarò produttore di saggina (se non mi dimentico 'n'antra vorta di seminalla.

nb e piesse:
c'è tanta terra incolta e avenne di voglia di lavorare a fagioli (biogas naturale a josa).
bona
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In risposta a: del
b.b, b.b
AUTORE: per curioso
email: -

26/8/2013 - 7:45

caro b.b (iniziali note), b.b(bada bene)!
Il curioso chiedeva senza dubbio della vegetazione dopo la (prima) grande curva dell'inizio della via del mare e quella strana vegetazione è SORGO, cereale poco noto al contrario dello stranoto girasole, quel cereale già in uso in tempi passati nella varietà antica con le ramificazioni secche usate per far scope (granate). Ora con le nuove basse cultivar si butta tutto in biogas.
Il sorgo sulla via del mare c'è a sinistra e destra andando al mare e destra e sinistra tornando.
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In risposta a: del
Notizie e informazioni.
AUTORE: ABC*
email: -

25/8/2013 - 18:24

Al tg7 delle 13,30 di oggi si parlava delle difficoltà che trovano le aziende straniere, se decidono di investire in Italia, a causa della burocrazia, della lentezza dei giudizi, eccetera, come tutti ben sappiamo. Come esempio ha portato l'Ikea, che per insediarsi a Pisa, diceva, ha impiegato sei anni. Naturalmente questo significa che il giornale, o per errore di localizzazione del fatto o per superficiale informazione o per più facile percezione da parte dell'ascoltatore ha scambiato Pisa con Vecchiano. (Pisa la conoscono tutti, Vecchiano, pochi).
Ma il problema non è questo, il problema è sempre il solito: si crea un volume di traffico delle notizie senza nessuna informazione. Cosa che avviene per esempio su twitter o su facebook. Ma un giornale non è luogo di chiacchiere; un giornale “avrebbe” il dovere di dare informazione. E l'informazione giusta sarebbe dovuta essere il vero motivo per il quale Vecchiano, non imprevidente e abbindolato, ha respinto, dopo sei anni di guerra -che niente ha avuto a che vedere con la burocrazia o altri mali endemici italiani- questo insediamento fuori dai tempi e dalle reali necessità, che risulterà nocivo per la qualità della vita, come ci accorgeremo appena spalancherà i cancelli “ai semplici che non furono informati e dunque fecero”.
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In risposta a: Cosa vale la pena e cosa no del 24/8/2013 - 11:54
ARIA FRITTA... OPPURE SOGNI...A OCCHI BEN APERTI
AUTORE: spacciatore di illusioni innocue
email: [protetta]

25/8/2013 - 10:52

Non intendo abusare della pazienza e sella tolleranza di questa tribuna, ma essendo frainteso il mio pensiero, corre l'obbligo di precisare:-
SARò BREVE:
e nome nella migliore iconografia farsesca
seguiranno tre ore e mezzo di parole a vanvera e circonlocuzioni senza senso.........

STO EVIDENTEMENTE SCHERZANDO, CREDO NEL VALORE DELLA DIALETTICA.......brancolo nel buio ED OGNI CONTRIBUTO è luce sul cammino e un utile ausilio per decifrare IL PRESENTE e quindi il futuro SONDANDONE i lati oscuri e SCANDAGLIANDONE GLI anfratti per me in ombra.



Non ho la presunzione di essere depositario di verità assolute, ne l'arroganza intellettuale di ritenere le mie convinzioni e la prospettiva con cui interpreto il mondo, superiori a quelle degli altri, mi limito ad osservare e interpretare empiricamente e per mio beneficio, lo spettacolo a suo modo grandioso nel bene e nel male, della quotidiana rappresentazione dell'eterna commedia, a volte tragedia, incerte occasioni farsa, della rappresentazione dell'umanità sul palcoscenico del mondo.
Non ho certezze rassicuranti, convinzioni monolitiche ed incrollabile fiducia, non sono sostenuto dalla fede nelle magnifiche sorti e progressive nel destino dell'umanità, né corroborato da fede , speranza e carità, ma non sono affetto neanche da pregiudizio, superstizione, tentazioni di asservire la realtà a compatibilità partigiane e tesi precostituite, ritengo di guardare alle cose con onestà e buon senso e di sforzarmi di essere obbiettivo, almeno tentare di limitare l'uso di filtri deformanti ridimensionando passioni, simpatie, preferenze, inclinazioni, debolezze che ho in abbondanza.

NON HO certezze, ed anzi indulgo nell'esercizio del dubbio, di cui abuso smodatamente , ma che non ritengo sia un vizio , anzi una qualità, se commisurato alle stolide granitiche convinzioni integraliste, foriere di fanatismo intollerante e visioni totalitarie precipue di arroccamenti egoistici e anacronistici dogmatismi autoritari.

Mi riserbo il diritto del dubbio in ogni campo e lo coltivo, perché ritengo che l'unico metro di giudizio, e unico strumento a disposizione dell'umanità, per sondare i misteri della realtà tangibile, ed esplorare le profondità insondabili del pensiero, dei sentimenti, miserie egoismi, ma anche nobiltà d'animo, generosità e slanci ideali, nonché l'universo apparentemente indifferente se non ostile alle sue sorti, sia l'esercizio metodico dello spirito critico e l'osservazione imparziale dei fenomeni, con metodo empirico, sostenuto dalla capacità di interpretare e rielaborare i dati in maniera logica e organica.

NATURALMENTE ponendosi in condizione di esaminare i dati e le risultanze in serenità di spirito, obiettività e grande apertura mentale, senza inficiarne la validità piegandone la lettura alle esigenze di tesi precostituite e gradite.

questa secondo me l'unica chiave di lettura del mondo, faticosa, incompleta, spesso insufficiente, limitata a volte deludente, ma unica e sola ad illuminare con logica e raziocinio, le tenebre che ci avvolgono, rivelando i contorni e le insidie dei futuri percorsi, unitamente alla consapevolezza di sé, che viene dalla conoscenza del passato, della storia maestra di vita.

Sostieni che ho difficoltà percettive da cui scaturiscono difficoltà interpretative che si propagano dilagando a macchia d'olio, inquinando l'analisi e le conclusioni di quanto sostengo, ed io dico che è possibile, anzi probabile, che tu abbia ragione, ed è per questo che ho il gusto e la consuetudine dialettica del confronto delle idee, prodromo di creatività e fecondo di utili esperienze in un piacevole contraddittorio con te, e con quanti vorranno partecipare a queste speculazioni "filosofiche" (d'accatto, almeno per quel che mi concerne).

Nello specifico, censuri la mia indisponibilità a contemplare altre realtà sociali, organizzazione economiche e sistemi di convivenza alternativi, e congelare la realtà esistente considerandola immutabilmente uguale a se stessa incapace di evolversi, ma alla luce di quanto già detto in precedenza, mi pare chiaro che il mio atteggiamento pragmatico, sereno e disponibile si pone IN OSSERVAZIONE dei dati oggettivi, predisponendosi ad un interpretazione che però è soggetta alle mie limitazioni intellettive, alle mie capacità logiche e alle deficienze del mio raziocinare.

è PER QUESTO CHE accetto di buon grado la dialettica del confronto e lo scambio delle idee con chiunque si proponga interessato ed in grado di interloquire proficuamente nell'analisi, e nell'elaborazione di una interpretazione convincente e plausibile, non necessariamente a me grata di queste problematiche affascinanti.

per quanto riguarda il capitalismo, torno a ripetere che oggettivamente, fra le varie opzioni e alternative fin qui proposte,
ha dimostrato darwiinianamente una capacità di adattamento superiore, una forza e una dinamicità tali da consentire l'accumulo di risorse, e creazione di ricchezza, l'aumento della produzione, il maggio accesso al consumo l'abbattimento dei costi, in definitiva la creazione di potenzialità e di beni in una massa critica spartibile utilmente prima inesistente, comunque assai limitata.

L'economia di mercato è il prodotto evolutivo più sofisticato, affinato e adAtto alle esigenze degli scambi, della circolazione delle merci e delle idee, riuscendo a consentire una fluidificazione e incremento delle transazioni e un sistema di attribuzione del valore a servizi e lavoro, ma non è il sistema ideale o un sistema perfetto, ne il più giusto, o auspicabile e neppure quello più consono alla comunità, ma solo quello per ora più funzionale per le esigenze prevalentii, che attualmente vedono privilegiare un approccio utilitaristico, una difesa miope della massificazione dell'utile d'esercizio puramente nominale e finanziario, trascurando parametri e convenienze di altra natura.

questa ì una constatazione oggettiva, non è un giudizio di merito, ne un approvazione acritica, tantomeno un adesione o una scelta di campo,
è solo un giudizio fluido suscettibile di variazioni sensibili al mutare dei criteri di valutazione e delle priorità che si dà la collettività , ho segnalato i gravi limiti, incoerenze pericoli, privilegi, vizi e argomentazioni contrarie,
ma fino ad ulteriore maturazione di sensibilità per temi etici, ambientali, di sisrenibilitò o di giustizia sociale
è da qui che si parte per progettare il futuro, da questa base, potenzialmente aperta ad ogni evoluzione, si tratta di individuare opportunità convenienze, conciliarle con equità giustizia, declinarle ai principi di solidarietà, civiltà e umanità, per sperare e sognare una società migliore.

tutto ciò non si fa per decreto, ne in tempi brevi, nemmeno si può imporre con sommosse o la violenza, ma
raggiungere gradualmente con una progressiva maturazione della società, consentendo uguaglianza di opportunità. istruzione e cultura per dare ad ognuno consapevolezza del proprio valore di persona ed individuo senziente esercitante il libero arbitrio, per sperare che abusi, privilegi, egoismi, ed eroismi, si estinguano dal comune sentimento e pigre convenzioni insieme a vergognose disuguaglianze,consentendo a tutti di coltivare il proprio talento, assecondare inclinazioni,valorizzare le personalità, espandere creatività soddisfazioni personali.

quindi la soluzione resta quella dell'acculturazione massiva progressiva e della crescita civile e delle conoscenze, il progresso e la civiltà dei rapporti , sono indissolubilmente legati alla crescita intellettuale della società-
e non possono prescindere da una sua maturazione morale, in altre parole più crude e sintetiche "siamo ciò che ci meritiamo" e non è detto che non sia possibile emanciparci…. tutt'altro….
----------------  RISPONDI





In risposta a: PER CHI VUOL INTENDERE.... AMMESSO VALGA LA PENA del 24/8/2013 - 2:54
Dalla parte dei potentati multinazionali
AUTORE: Alessio Niccolai
email: [protetta]

25/8/2013 - 2:01

Caro il mio Pedro, ti ringrazio per aver chiarito così pacificamente gli assiomi fondanti, RICAVI – COSTI = PROFITTO, della tua teoria perché chiarisce molte tematiche che sistematicamente provi a riproporre e a calare nel dibattito alla stregua di una verità assoluta e incontrovertibile.
La percezione soggettiva e mutuata alla contabilità aziendale del concetto di profitto è la fonte primaria di tutte le tue riflessioni incongruenti con la realtà oggettiva.
La mia visione invece presuppone una lettura ad un tempo più filosofica e più matematica del problema, benché in realtà estrinsechi semplicemente la formulina tanto cara ai commercialisti che tu hai citato: VALORE = CAPITALE COSTANTE + LAVORO = CAPITALE + (VALORE + PLUSVALORE), dove il profitto è rappresentato dal «plusvalore», ovvero quella parte di lavoro dipendente non retribuita.
E la percezione distorta della realtà oggettiva è senz'altro alla fonte di tutte le successive considerazioni fuorvianti e decisamente lontane dal cuore del problema.
Tu dici: «che ciascuno produrrà per se, o lo stato(?) per tutti(?), ed ogni eventuale eccedenza produttiva verrà distribuita (barattata?) senza alcun profitto, non tenendo conto di eventuali costi di distribuzione e razionalizzazione delle eccedenze e delle carenze», presupponendo in sostanza di continuare come se niente fosse cambiato, pretendendo cioè che il profitto sia abolito nelle intenzioni, ma senza realmente averlo fatto.
Una società governata dal basso in cui ogni individuo componga la collettività e in cui la collettività provveda a soddisfare i bisogni dell'individuo, non è necessario produrre eccedenze; anzi, è conseguenza naturale dell'abolizione del plusvalore che siano proprio queste le prime a venir meno (e ciò equivale a dire che vengano meno tutti i rischi d'impresa).
La produzione, privata della componente redditiva, provvede solo alla soddisfazione dei bisogni umani e non all'accumulo capitalistico, dunque a che servirebbe produrre 600 bottiglie di vino al giorno se la collettività ne richiede 600 l'anno? A che scopo far mangiare ad un italiano i pomodori cileni e ad un argentino quelli francesi?!?
Sei indotto poi un errore, in una distorsione pesante anche nella lettura storica quando affermi che «la Storia [abbia] già rendicontato i risultati finali e le conseguenti abolizioni delle proprietà private» perché, in verità ciò non è mai avvenuto: tutte le cosiddette rivoluzioni socialiste hanno finora provveduto al massimo a redistribuire le risorse, innescando l'abolizione dell'ancient régime e presiedendo alla nascita di altrettante rispettive borghesie nazionali, ma non hanno mai provvisto realmente l'abolizione della proprietà privata.
Già i kolkoz nella defunta Unione Sovietica dovrebbero essere sufficienti a raccontarti che cotale ambizioso programma non sia mai in realtà stato ne' conseguito ne', alla fine della fiera, realmente perseguito, rendendo la Rivoluzione Bolscevica quanto di più simile sia mai esistito alla Rivoluzione Francese.
La manifestazione più evidente dell'abolizione della proprietà privata - e dunque del plusvalore (o profitto) - è la dismissione del denaro come merce di scambio e ancora non mi ricordo che Russia, Cina o Cuba abbiano mai abbandonato le loro valute correnti (che al massimo hanno trasformato, cambiato di nome o ricondotto alla produttività nazionale anziché ai rapporti aurei).
Invito anche te a dare un'occhiata al video di cui ai miei precedenti interventi per comprendere con molta serenità come la funzione tutelare dello Stato in senso novecentesco sia venuta definitivamente meno, ridotto com'è ad una mera appendice dei potentati economici nazionali e/o sovranazionali ed è da ritenersi dato difficilmente confutabile, ancorché mediamente non controvertibile.
La tua pretesa in ragione della quale si stia lottando «politicamente, diplomaticamente, e anche militarmente tra visioni di stati nazionali e sovranazionali sovrani e stati liberali subalterni alle multinazionali private» somiglia al raffreddore dell'ipocondriaco: non c'è alcuno scontro italico, europeo e planetario che non sia quello tra classi dominanti e classi dominate, caro mio; al massimo è cambiata la geografia dello sfruttamento dei popoli, le modalità per farlo, ma non certo il fatto in sé.
Il tuo immaginario manicheo - questa inclinazione a dividere il mondo fra buoni e cattivi, i primi di ispirazione socialdemocratica protesi a conferire allo Stato la forza di un organo socialmente indipendente ed in grado di moderare o stemperare qualunque conflitto, i secondi di ispirazione liberale intenti a trasformare il pianeta in una giungla al servizio delle multinazionali - non solo non trova riscontro nella realtà oggettiva, ma è anche fallace, mendace e poco utile: in verità la contrapposizione tra le due moderne fonti di ispirazione corrisponde esattamente ad un conflitto esasperante - oltreché estremamente semplificato - fra anteposti interessi economici e non fra due concezioni diverse dello Stato.
L'intelligentia dei rispettivi macro-schieramenti appartiene alla stessa classe sociale (quella dominante) o ne è sensale ed il tema del contendere non è l'equità o la giustizia sociale, ma il diverso colore del sistema bancario e/o finanziario, la differente modalità di produrre clientelismo e dottrine economiche leggermente diverse, ancorché ambedue inadeguate e non risolutive delle contraddizioni planetarie.
Allo stato attuale delle cose, si evince perfettamente da quale parte stai: da quella delle multinazionali; ma non tutte: solo quelle più radical chic che - come sistema di marketing - abbiano adottato un'ingannevole sensibilità sociale, una certa attenzione ambientale o fregnacce simili.
La brutta notizia è che non appena scenderà il saggio di profitto anche per questi lungimiranti «benefattori» planetari, scoprirai di aver sostenuto un sistema che - non soltanto non avrebbe mai potuto differire in niente da quello invocato dai presunti «cattivi» della situazione, ma - si comporta esattamente loro (gli imprenditori socialdemocratici licenziano esattamente come quelli liberali se il saggio di profitto cade...).
Stammi bene, Pedro.
----------------  RISPONDI





AUTORE: pedro
email: -

24/8/2013 - 14:54

Eccomi!Un vero incubo rivoluzionario!

Il risultato più semplice del profitto o guadagno è ciò che resta di una semplice operazione aritmetica:

RICAVI – COSTI = PROFITTO.

Se si parte dal presupposto che è logico e necessario, secondo Alessio, ridurre per poi abolire il profitto, se ne dedurrà, alla fine del processo rivoluzionario, che ciascuno produrrà per se, o lo stato(?) per tutti(?), ed ogni eventuale eccedenza produttiva verrà distribuita (barattata?) senza alcun profitto, non tenendo conto di eventuali costi di distribuzione e razionalizzazione delle eccedenze e delle carenze.

La Storia ha già rendicontato i risultati finali e le conseguenti abolizioni delle proprietà private.

Ripercorrendo a ritroso la storia, e per meglio semplificare le dinamiche del profitto, ne converrai che le prime lotte tra umani o tra popoli preistorici sono scaturite quando qualcuno non potendo disporre di eccedenze produttive è passato alle “vie di fatto”. Il contadino a fronte di carestie o il pastore a causa di malattie endemiche si aggredivano reciprocamente per la sopravvivenza alimentare.

I progressi dell’umanità sono transitati dunque attraverso successivi passaggi d’ intermediazione, così semplificando: contadini-allevatori, allevatori-contadini-artigiani, baratto-mercato, primi agglomerati abitativi, metalli, monete, primi processi economici e profitti..., prime forme di stato, stati nazionali, stati delle multinazionali.

Trovo inadeguata la tua incomprensione dell’attuale scontro politico italico, europeo, e planetario; si lotta politicamente, diplomaticamente, e anche militarmente tra visioni di stati nazionali e sovranazionali sovrani e stati liberali subalterni alle multinazionali private.
L’intermediazione planetaria sarà gestita da regole condivise tra stati e popoli, oppure tra potenze economiche multinazionali e loro interessi prevalenti?
L'abolizione del profitto agevolerà i popoli e le loro nazioni o al contrario le multinazionali proprietarie dei beni comuni?
Io vedo questo scenario!
La situazione è contraddittoria, ma la lotta politica è in divenire!
Io so da che parte stare.
----------------  RISPONDI





In risposta a: PER CHI VUOL INTENDERE.... AMMESSO VALGA LA PENA del 24/8/2013 - 2:54
Cosa vale la pena e cosa no
AUTORE: Alessio Niccolai
email: [protetta]

24/8/2013 - 11:54

Intanto Giovanni ti rinnovo tutta la mia umana stima a fronte di un intervento così ricco di argomentazione, così proteso all'amore per la facoltà di pensare liberamente, così pieno di energico fervore, frutto senz'altro maturo di una passione viscerale e di una riflessione accurata, strutturata e motivata.
In verità però non ho mai pensato (e neanche affermato) che le tue parole prestassero il fianco all'ambiguità: quando ho supposto che tu ti sia ispirato «a convinzioni deboli, incongruenti e contraddittorie della realtà oggettiva» nel formularle, ho ritenuto piuttosto che fossero lacunose e incomplete sul piano dell'analisi fondante, più che su quello della rielaborazione - che, per contro, trovo molto sensata - o su quello dell'espressione e della comunicazione.
Ciò che molto spesso induce l'essere umano a conclusioni incongruenti o disadatte a plasmare la realtà oggettiva non è il suo ragionamento, ma il punto di osservazione di essa nonché, spesso, la quantità di dati che riesce a ricavare dal suo studio (pregiudizievolmente condizionato da «quanto che non intende vedere»).
Interessante a tal proposito è la tua convinzione nel considerare «un dato oggettivo, l'efficienza produttiva, il ricambio tecnologico, l'organizzazione industriale, l'ottimizzazione dei mezzi di produzione, l'introduzione "nteressata" di continui stimoli, correzioni, messe a punto in corso d'opera, la capacità di innovare e reinventare il futuro» perché paradigmi di un'osservazione empirica della realtà molto accurata, perché fotografia di come in teoria dovrebbero stare le cose molto dettagliata e precisa. Ma, ahimè, molto superficiale e acritica.
La confusione è senz'altro percettiva e - in questo caso - interpretativa: come - analogamente alla soluzione di un'espressione matematica - compiere qualche trascurabile imprecisione nei primi passaggi propaga l'errore indefinitamente o saltarne qualcuno espone all'errore nei successivi, parimenti partire da presupposti o letture parziali della realtà innesca sillogismi debilitati.
Quanto ritieni ascrivibile al capitalismo non è innanzitutto una categoria di merito, ma un meccanismo sfuggevole alla volontà collettiva, storicamente determinatosi non per una ricerca di avanzamento della società ma, per un incidente di percorso sulla strada del profitto riconducibile alla volontà individuale di pochi esemplari del consorzio umano cui non può per nessun motivo essere accordata la facoltà di decidere i destini anche di tutti gli altri.
Tutto ciò che balza ai tuoi occhi come un dato oggettivo è una mera ed incidentale casualità che, in ragione di ciò che l'ha ingenerata (il profitto) avrebbe potuto essere anche ed esattamente l'opposto di ciò che è, ovvero - come si suol dire - tutto e l'opposto di tutto: si può generare profitto dalla produzione di ottimi agroalimenti, come dalla loro contraffazione, dalla vendita di sigarette come da quella di ghiaccioli; si può trarre profitto riciclando rifiuti o producendone in quantità industriale, inquinando o riducendo l'inquinamento, erogando servizi utili alle famiglie o gestendo industrie del crimine (come la tratta degli esseri umani o la prostituzione), producendo cultura e attrattiva territoriale o fabbricando ordigni di morte.
Un'unica cosa invariabilmente non cambia mai e rende ogni fonte di profitto simile a qualunque altra (almeno sul piano qualitativo, non certo su quello quantitativo): lo sfruttamento individuale delle risorse (che è un furto alla collettività) e del lavoro altrui.
In definitiva, il profitto non è portatore in sé di cose buone o cattive, ma di un suo universo di contraddizioni che sono alla base stessa della sua esistenza; l'efficienza produttiva (che non è l'efficacia) ha come prezzo da pagare la riduzione dei posti di lavoro disponibili, il ricambio tecnologico spesso equivale al massacro ambientale e potrei andare avanti così per non so quanto.
La mia idea è che del capitalismo si renda necessario che la società civile faccia proprie soltanto le «cose buone», ma questo equivale alla sua abolizione (abolizione della proprietà, del denaro e quindi del profitto) perché tenerselo significa necessariamente accettare tutto ciò che «cosa buona» non può essere considerata.
La tematica della partecipazione e della società civile mi piace molto, ma ti rinnovo l'invito a dare un'occhiata al video "La Storia delle Cose", perché se è vero sulla carta che «l'état c'est nous, donq moi aussi», è anche vero che quando l'istituzione si discosta irreparabilmente dalla sua vocazione di neutralità per assecondare in via definitiva solo e soltanto le aspirazioni della classe sociale dominante, è arrivato il momento di trasferire i suoi poteri fuori dalle sue pertinenze, proprio dove tu ritieni che ci sia spazio per la discussione ed il confronto...
----------------  RISPONDI





In risposta a: Intervento pieno di chiaroscuri del 23/8/2013 - 16:07
PER CHI VUOL INTENDERE.... AMMESSO VALGA LA PENA
AUTORE: risponditor cortese... e discreto....
email: -

24/8/2013 - 2:54

Rispondo alle obiezioni, per chiarire lo spirito di quanto ho scritto, ringraziando Alessio per l'occasione e la segnalazione sulla interpretazione ambigua cui si prestaNO LE MIE PAROLE , mio malgrado.
A volte si hanno chiaramente in testa dei concetti e si dà per scontata la decifrazione, omettendo di essere espliciti, credo sia stato questo il problema.


il mio intervento è tutt'altro che ecumenico , non ho l'indole né la tempra necessaria per conciliazioni, compromessi, trattative fra tesi inconciliabili, ricerca esasperata di superiori armonia e serenità a tutti i costi, non difendo status quo, non gradisco la melassa edulcorata del buonismo di professione e non milito nel partito di chi si dissocia o si pone ipocritamente come alternativa che supera le posizioni già strutturate per decollocarsi in posizioni prudenti e attendiste.

ho idee politiche precise, una sensibilità sociale definita, aspirazioni e speranze per un'evoluzione graduale del senso civico e della qualità della vita, dei processi democratici, produttivi, ambientali, della partecipazione consapevole alla vita pubblica , alla maturazione delle scelte comuni ponderate, non subite passivamente, che coinvolgono e contemplano i principi di equità e giustizia, con una visione e prospettive anche radicali, forse utopiste, sicuramente ambiziose, qualche volta eccentriche, ma basate sulla ragione, il rispetto, l'umanità, la tolleranza.

Credo però che non interessi a nessuno conoscere la mia collocazione ideologica, la geografia delle mie idee politiche, la conformazione dei miei gusti partigiani, la staticità ormai stratificata del modo di pensare, o l'artritica strutturazione del mio interagire e la sfera delle mie interrelazioni personali, che comunque si intuiscono chiaramente.

Credo invece che qualche motivo di interesse possa suscitare la conclusione di elucubrazioni frutto di introspezione personale mediata dal confronto con le idee altrui, in un bilancio non pregiudiziale o aprioristico, aperto ad ogni contributo, che analizzo e vaglio con i criteri e i discrimini personali che ho già elencato e propongo all'attenzione come ulteriore contributo, non certo come verità rivelata.

Non giustifico, tantomeno gradisco tessere le lodi ne fare l'apologia del capitalismo, e non ne sarei capace, mi limito a registrare un dato oggettivo, l'efficienza produttiva, il ricambio tecnologico, l'organizzazione industriale, l'ottimizzazione dei mezzi di produzione, l'introduzione "nteressata" di continui stimoli, correzioni, messe a punto in corso d'opera, la capacità di innovare e reinventare il futuro.

Non dico che lo accetto così com'è, anzi lo punisco con controlli serrati, lo costringo a rispettare le regole del vivere civile, ne codifico regole e costringo adeguamenti onerosi nei rapporti salariali, sociali. ne tasso i profitti per redistribuire la ricchezza , pretendo servizi , oneri, che lo mitigano, lo trasformano lo piegano anche se riottoso e solo in parte alle esigenze della comunità.
Non lo sopprimo, lo uso e lo plasmo all'interesse comune, alla fine è un'altra cosa, ma funzionale e funzionante.

In pratica , con un esercizio di realismo non violento, mi adopero per domare il mostro in un impegno costante, difficile, incerto, gravoso, meritorio, indispensabile, tutt'altro che inutile, esercitando in una continua tensione ideale, l'unico strumento a disposizione di buon senso e convenienza, giustizia e libertà, l'esercizio della democrazia, l'asservimento egli interessi individuali a quelli collettivi, l'anteporre l'interesse generale all'egoismo connaturato all'istinto umano.

questo non è mediare timidamente o accontentarsi delle briciole del fiero pasto, non è quieto vivere e adattamento mortificante e indecoroso, ma una vera, anzi l'unica rivoluzione possibile, la più complessa e ardua, usare con intelligenza le risorse e le eccellenze a disposizione, rielaborare le relazioni, stabilire nuovi standard, dettare le regole e accompagnare le trasformazioni e le evoluzioni con una continua opera di monitoraggio attivo.

Un compito e una missione impegnative, un impegno severo , quotidiano, oneroso cui tutti siamo chiamati in maniera esaltante con spirito di servizio,
quanto agli stati, diretta emanazione di poteri internazionali forti, vittime e carnefici di poteri finanziari occulti, penso che tutto sia plausibile, ma qui entra in ballo una questione semantica: per me lo stato è costituito dalla società civile, e siamo noi, non si identifica con gli apparati burocratici, che pure hanno un senso.
Se sono asserviti, ad esigenze di parte sta a noi modificare la situazione rigenerandoli, e qui si ritorna alla cultura e consapevolezza di sé…

Spero di non aver sparato troppe cavolate….
ma data l'ora è giustificabile…….
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In risposta a: Povero Serchio del 23/8/2013 - 17:43
Povero Serchio... Poveri noi migliarinesi....
AUTORE: Chio
email: -

23/8/2013 - 21:09

Non so da dove arrivano le tue notizie in merito al tubone che collegherà il Serchio al lago e all acquedotto che arriverà a Grosseto???( c é bisogno dell acqua del Serchio a Grosseto?)
Non so rimango sbigottito.
Dico ma nn sarebbe meglio usare quei soldi per mettere in sicurezza gli argini?
Dico io?
Mah?
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In risposta a: posizione assurda del 23/8/2013 - 15:56
ma quando mai..
AUTORE: Mastro di chiavi
email: -

23/8/2013 - 20:13

abolire il profitto ?
Di vell'altri..., mia il suo

Buone e bravi?
Invidiosi e pieni di rabbia
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In risposta a: posizione assurda del 23/8/2013 - 15:56
peccato
AUTORE: simone7002
email: [protetta]

23/8/2013 - 18:44

Il concetto è giusto la citazione è assai azzardata, un pregiudicato non può fare grande l'Italia e questo lo ha dimostrato ampiamente.
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In risposta a: del
Povero Serchio
AUTORE: P.L.
email: -

23/8/2013 - 17:43

E' ancora tutto da capire quello che potrà accadere al nostro Serchio se andrà avanti la realizzazione del famigerato tubone che dovrebbe prelevare 3 metri cubi d'acqua al secondo da disperdere nel lago di Massaiuccoli, pur sapendo che non servirà a nulla, ma dato che ci sono 20 milioni da spendere spendiamoli, che da parte della Regione Toscana,si sta pensando di progettare la realizzazione di un acquedotto che dovrebbe portare l'acqua del Serchio fino a Grosseto ed oltre. Sembra proprio che non ci sia limiti nel cercare di creare disastri ambientali perchè basta guardare la portate del Serchio in questi giorni per capire come le quantità dei prelievi effettuati a vari scopi lungo il corso del fiume, idrici, elettrici ecc.determinino una preoccupante situazione di scarsità di acqua al limite del minimo vitale per il fiume.Salvo poi rimarcare come non si riescano a trovare risorse per ammodernare l'acquedotto da Vecchiano a Migliarino e si pensa di realizzarne uno dal Serchio alla Maremma. Qualcosa non quadra.
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In risposta a: del
Consumismo
AUTORE: Il Passero
email: -

23/8/2013 - 17:33

Li chiamano paesi emergenti in realtà sono paesi scelti dai grandi della terra per procurarsi denaro.
Pensare che qualcuno pensa che questi signori abbiano scelto questi paesi per portare un'aiuto.
Invece hanno scelto questi paesi soltanto per colonizzarli per il loro lucro.
Pensate, la Piaggio investe nel sud del mondo per fare i benefattori?
Il credinciano di turno abbocca, poi scopre che il lavoro fatto in italia non c'è, alla Piaggio sono in cassa integrazione, i motori vengono assemblati con un bel made in Italy ma arrivano dal sud del mondo.
Si scopre che in quei paesi gli operai Piaggio fanno sciopero non per un contratto ma per una manciata di riso che gli è stato tolto solo perché il potere d'acquisto in quei paesi è aumentato e di conseguenza anche il costo del riso.
Sapete che vuol dire aumentare il potere d'acquisto anche di un centesimo per persona, per i signori della terra? milioni di euro.
Ecco il perché li chiamano paesi emergenti. In realtà stanno facendo quello che in passato il capitalismo ha fatto in occidente.
Se piove io compro un'ombrello anche se ne ho uno con una stecca rotta. Qui non esiste più il mestiere dell'ombrellaio.
In quei paesi esistono ancora, come l'impagliatore di seggiole. Vuoi vedere che presto spariranno anche in quei luoghi.
Sapete, anni fa, in un piccolo paese nel sud del mondo, passava solo un piccolo trattore con un rimorchio per raccogliere i rifiuti. Oggi chi vive in quei luoghi mi racconta di un camion.
Noi oggi produciamo meno rifiuto grazia alla crisi mentre in quei luoghi aumenta.
L'economia si misura anche con i rifiuti e anche il famoso consumismo.
Forse domani piove.
Buona serata
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In risposta a: SUPERARE STECCATI E SOSPETTI , ARRIVARE A SINTESI del 23/8/2013 - 3:09
Intervento pieno di chiaroscuri
AUTORE: Alessio Niccolai
email: [protetta]

23/8/2013 - 16:07

Innanzitutto mi complimento con Giovanni Lossi per l'autorevole discrezione con cui si è voluto tuffare in un dibattito lungo, tortuoso e non privo di spigolosità augurandomi di vederlo intervenire di nuovo e - senz'altro - più spesso.
Ma non posso fare a meno di dissentire su un buon numero di critiche mosse - seppur legittimamente - ispirandosi a convinzioni deboli, incongruenti e contraddittorie della realtà oggettiva.
Intanto questo titolo rassicurante e molto pieno di buone intenzioni, mi convince sì, ma solo nella sua seconda parte «arrivare a sintesi», poiché è obiettivo di qualunque sostenitore della Dialettica Moderna - come anch'io mi ritengo - conseguirne una, mentre per quanto riguarda questo richiamo pan-ecumenico - un po' fatto-bigotto un po' freak - al superamento di «steccati e sospetti» non trovo motivi di opportunità politica.
Superare «steccati e sospetti» equivale a «decollocarsi» politicamente, a rinunciare cioè a questa debilitante patologia rappresentata dall'essere «democratici a tutti i costi», asserviti cioè all'interesse di un'unica classe sociale planetaria (circa il 2% della popolazione mondiale), per riappropriarsi della facoltà di «essere uomini» e di puntare dritti dritti al futuro, all'unico possibile e non contraddittorio.
Ciò equivale a ragionare senza postulati, senza presupporre che la società debba essere invariabilmente quella che è o che il capitalismo non sia in discussione.
Che il capitalismo sia «vivace e vitale» mi pare una pura e semplice congettura senza alcun fondamento: l'unica cosa vivace e vitale è il cosiddetto «effetto-domino» delle sue contraddizioni planetarie, l'infinita teoria cioè di sue conseguenze sociali esasperanti nella migliore delle ipotesi e devastanti nella peggiore, con ripercussioni ad ogni livello, da quello ambientale a quello paesaggistico.
Quanto alla questione dello stato nella sua prerogativa di moderatore tra gli interessi di pochi e gli interessi di tutti, consiglierei vivamente la visione di un bel video dal titolo «La storia delle Cose» (il link è http://youtu.be/fZdGPRThjrA) perché mi sembra un ottimo paradigma di come in verità lo stato sia completamente al servizio dei grandi potentati multinazionali e non abbia più la benché minima capacità o autonomia per imporre un modello di socialdemocrazia perseguibile.
La mia sintesi è semplicissima: abolizione della proprietà privata come extrema ratio da conseguire decollocandosi dai partiti borghesi e intraprendendo l'unica via che conduca realmente al cambiamento, quella rivoluzionaria (che non equivale necessariamente ad un'insurrezione) e, nel frattempo, remissione del debito personalmente a chi l'ha prodotto in qualunque modalità o forma (intendendosi chi ne sia responsabile politicamente o economicamente).
Vincere l'arte del possibile e ricominciare a sognare un altro mondo, lasciando a Pedro gli incubi democratici...
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In risposta a: Bisogni indotti artificialmente del 22/8/2013 - 21:05
posizione assurda
AUTORE: luigi operatore commerciale
email: -

23/8/2013 - 15:56

Trovo assurda l'idea di abolire il profitto. Pensare che esistono persona anche buone e brave che credono in questo fa piangere. Come dice giustamente Berlusconi solo il lavoro e la passione degli imprenditori farà grande l'Italia
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In risposta a: SUPERARE STECCATI E SOSPETTI , ARRIVARE A SINTESI del 23/8/2013 - 3:09
Semplicemente perfetto
AUTORE: simone7002
email: [protetta]

23/8/2013 - 14:51

Grazie, io con la mia semplicità e con una certa ignoranza di fondo, pur condividendo totalmente, non avrei avuto modo di esprimere concetti di tale caratura con la medesima semplicità.
In sostanza, per quel che mi riguarda, facevo riferimento proprio ad un modo diverso di "consumare" e quindi alimentare il volano dell'economia, senza sprecare; qualcuno ha equivocato con la decrescita felice di qualche economista e qualcun altro col picco del P.I.L., fattore quest'ultimo determinato da fattori economici, mentre quello a cui faccio riferimento io, e pure lei, mi pare sia da attribuirsi principalmente a caratteri culturali, una sorta di "educazione alla spesa" che non reprime l'economia, non spreca ma garantisce lavoro, progresso e benessere in cui lo Stato funge da arbitro e da filtro.
Non posso che saluarla ringraziandola, almeno a me ha fatto piacere, saluti, Simone
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In risposta a: SUPERARE STECCATI E SOSPETTI , ARRIVARE A SINTESI del 23/8/2013 - 3:09
A Giovanni:
AUTORE: pedro
email: -

23/8/2013 - 13:34

apprezzo e condivido.
Il percorso resta sempre in salita, e non vedo altre strade percorribili per una società attraversata dalle umane debolezze e da grandi spinte verso il progresso dell'umanità tutta.
Cordialità.
----------------  RISPONDI





In risposta a: Bisogni indotti artificialmente del 22/8/2013 - 21:05
SUPERARE STECCATI E SOSPETTI , ARRIVARE A SINTESI
AUTORE: UN osservatore discreto....
email: [protetta]

23/8/2013 - 3:09

Ho seguito il vostro dibattito sui massimi sistemi, trovando in ogni intervento ottime argomentazioni, spunti e occasioni di riflessione, perché ciascuno a suo modo è latore di istanze legittime e portatore di contributi virati genuinamente dalle diverse sensibilità, tutte rispettabili e degne di attenzione, ma....

c'è un ma... che inficia la coerenza delle vostre rispettive tesi , sabota l'efficacia delle conclusioni, disinnesca e rende vane e futili, fini a se stesse le diverse ricette proposte, screditando le analisi e le sintesi raggiunte da ogni versante dialettico contrapposto e appassionatamente sordo alle altrui disquisizioni. Non arrivate a trarre le conseguenze lasciando fluttuare nel vuoto le vostre parzialità monche, arroccandovi nelle rispettive trincee ideologiche francamente anacronistiche, rifiutandovi di aver il coraggio di superare steccati fuorvianti, che deformano la realtà, rendendola indecifrabile.i

A Bisanzio, cuore evoluto e sofisticato di una civiltà per certi aspetti moderna, in un mondo esterno di barbari, concreti e rozzi, uno dei motivi della decadenza progressiva ed inarrestabile, furono le furiose e reiterate, dotte discussioni sul sesso degli angeli, interessantissimo argomento, ma incongruo alla temperie della contingenza sui confini.

dico questo per poter arrivare a sostenere che la cosiddetta economia di mercato, con le sue evidenti contraddizioni, si è rivelata il volano economico più efficiente e permette ai talentuosi e ai capaci di eccellere, al progresso tecnico di avanzare, ai bisogni di essere soddisfatti, alle diverse personalità ed eventuale genio, di risolversi e manifestarsi.
OVVIAMENTE CI SONO CONTROINDICAZIONI e negatività sensibili, il consumismo, la frenesia indotta a consumi immaginari virtualmente promossi da un modello economico e sociale fondato sugli sprechi.
Lo sfruttamento della manodopera, la corruzione endemicamente connaturata, la speculazione galoppante, i conflitti d'interesse intollerabili, la mercificazione di ogni cosa, compresa la dignità umana, lo squilibrio delle risorse e della ricchezza, l'adorazione del dio denaro.

il capitalismo, vivace e vitale, è però ingiusto e indifferente alle marginalità e ai più deboli, implacabile e feroce nei rapporti d'affari e umani.

l'unica chiave per risolvere queste contraddizioni insanabili, è quella dell'intervento di un arbitro esterno, lo stato, che dovrebbe giustificare la propria esistenza e riscattare le origini e le basi della propria genesi nella storia, avocando per sé il ruolo e il compito gravoso, ma esaltante, di moderare gli eccessi dei vari attori economici e sociali . temperare le asperità, ridistribuire la ricchezza, promuovere verità e giustizia, garantire uguali opportunità, rispetto, educazione e favorire la crescita culturale di tutti.
Sarà infatti la cultura, diffusa ed estesa in tutti gli strati sociali a calmierare il mercato, le nuove consapevolezze a indurre maggior rispetto nella natura, la conoscenza del passato a formare cittadini più attenti e responsabili, la reciproca comprensione e frequentazione di altre realtà, etniche, religiose, culturali, a far maturare il rispetto per gli altri e con questo anche , in ultima analisi, per se stessi , creando le condizioni per un mondo civile ed una società evoluta a misura d'uomo.
Lo stato, come promotore di nuovi indirizzi e nuove virtù. al servizio di tutta la società.
Scusate la prolissità, e credetemi , chiedo scusa se inavvertitamente ho destato qualche suscettibilità, non era mia intenzione.
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In risposta a: Stiamo già rallentando del 22/8/2013 - 20:56
@ Il Passero
AUTORE: Maunvorpiove
email: -

23/8/2013 - 0:23

Trovati d'accordo con te stesso poi fai piove mpopò che ce n'è di bisogno . (non sulla riva del mare Italiano naturalmente) li con il sole è tutto di guadagnato; anche per chi grida a giornate -bibite frisce, gilati ombrelli da sole, da acqua e coccobello-.

piesse; poi un giorno che piove, ti elenco le Tue contraddizioni di uomo Europeo che non vuole che i nostri ricchi degli affari nel mondo aiutino i poveri del cosiddetto quarto mondo in casa loro.
bona
----------------  RISPONDI





In risposta a: rivedere il nostro modo di vivere del 22/8/2013 - 15:22
Bisogni indotti artificialmente
AUTORE: Alessio Niccolai
email: [protetta]

22/8/2013 - 21:05

Sì Simone. Ma anche no. Pur di non ammettere che il capitalismo è al suo capezzale, ci siamo inventati anche l'idea di «decrescita felice» che, tradotto in soldoni, significa «riduzione dei profitti» fino al loro azzeramento.
E ciò equivale in ogni caso stemperarne le contraddizioni dapprima per giungere alla sua abolizione attraverso un paradossale meccanismo economico.
Non conviene abolirlo politicamente? Questa è la Rivoluzione.
D'altra parte converrai con me che l'abolizione del profitto, dunque dell'accumulo capitalistico e, per converso, della proprietà privata dei mezzi di produzione equivale ad una decrescita per dissipazione dei bisogni indotti artificialmente... non trovi?
----------------  RISPONDI





In risposta a: rivedere il nostro modo di vivere del 22/8/2013 - 15:22
Stiamo già rallentando
AUTORE: Il Passero
email: -

22/8/2013 - 20:56

Forse per qualcuno non sarà così, stiamo già rallentando mentre in altri luoghi del mondo stando aumentando.
Quelli che ci hanno portato a certi tenori di vita sono emigrati in paesi del mondo dove gli affari sono in aumento.
Spostano lavoro e soldi lasciandoci nel dramma della crisi che hanno inventato proprio loro emigrando.
Lo strano che tutto questo pare sia solo colpa della politica.
Ci vogliono far credere questo , si la politica ha le sue colpe ma la verità che chi ha il potere del mondo,lo vuole equilibrare facendo crescere chi aveva meno facendo altri soldi.
Il consumismo l'hanno inventato i padroni del mondo e non gli interessa delle conseguenze e nemmeno delle prossime generazioni. Per loro esiste solo il Dio denaro.
Il brutto è che in molti fanno finta di non capire ed aspettano la manna dal cielo , ma non è così.
Qui sta crollando tutto quello che avevamo costruito in anni di lotte e sacrifici. Forse anche questa è una tabella?
----------------  RISPONDI





In risposta a: L'acqua? del 22/8/2013 - 6:43
rivedere il nostro modo di vivere
AUTORE: simone7002
email: [protetta]

22/8/2013 - 15:22

Il detto che si stava bene quando si stava peggio deve portarci ad una riflessione sul nostro sistema del "benessere" fatto di consumismo, false necessità, impegni obbligatori (sennò un sei nessuno), eccessi in tutto dall'alimentazione, agli integratori, ai vestiti,gli accessori, le auto e vi dicendo; tutto questo significa richiesta di energia e consumo di risorse, spesso preziose o rare determinando guerre ed atrocità inimmaginabili nei Paesi ricchi di queste materie ma resi poveri e schiavi di pochi oppressori, solo per assecondare lo stile di vita di "noartri" anche detti occidentali.
Se avessimo intrapreso un percorso meno vertiginoso, forse, quel detto non sarebbe mai nato e il cippato sarebbe buono solo come concime della pineta stessa.
Devo ammettere però che da noi si vive ancora bene e certi ritmi sono ancora sostenibilissimi, basta rallentare solo un pochino.
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In risposta a: del
Be mi tempi quando ............
AUTORE: Ultimo
email: -

22/8/2013 - 14:12

........... Marina di Vecchiano era per pochi ....... e anche quando la " Voce " era un giornale artigianale che esprimeva concetti di gente di campagna ........ e non si usavano i traduttori. Ora è tutto cambiato, ed il progresso/regresso sta invadendo la " Marina e la Voce ". Vorrei far riflettere sulla " Marina del Parco " che era vissuta dalla nostra gente, e sulla " Voce " che trattava la politica e i problemi locali ....... adesso sia la Marina che la Voce, che erano diversi e unici, sono diventati come tante altre Marine e tanti altri giornali on line. Peccato ....... è stato bello sognare ed è brutto veder tutto svanire. ......... Ultimo.
----------------  RISPONDI





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