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Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente  alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava. 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Come ogni sabato dall'inizio della bella stagione
il circondario si svuota: regna il silenzio.
Tapparelle abbassate, luci spente, stanze vuote
Provo .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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In risposta a: Due parole su tutti gli argomenti del 11/2/2012 - 10:34
parole a buolevere
AUTORE: Zoraccio la coscenza
email: -

11/2/2012 - 16:05

Meno male che volevi dire due parole... se per caso volevi fare un discorso ti ci voleva tutto un rotolo di carta igenica. E nello srtesso tempo rispondo anche al bardinacco che anche lui mette insieme mille parole e non si capisce che discorso vuole fare.... non farebbe meglio ad essere più modesto e ascoltare invece di chiacchierare a tegame rovesciato!!!!
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In risposta a: dicasi complementari... del 11/2/2012 - 11:19
GIUSTO........
AUTORE: FRANCESCO
email: -

11/2/2012 - 14:23

è vero .....ma se l'industrie hanno lasciato il nostro paese e il commercio lo lasciamo fare agli altri paesi che importano il prodotto loro credo che bisogna emigrare.......
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In risposta a: appello del 11/2/2012 - 13:36
Laura chiama: Bruno risponde
AUTORE: Bruno Baglini Migliarino (Pi)
email: -

11/2/2012 - 14:09

Bruno non essendo uomo pubblico (attualmente) che deve rendere conto al suo elettorato scrive come e quanto gli pare con nome di battesimo ed anche cognome quando risponde o interpella cittadini con nome di battisimo e se poi la persona in questione è eletta da altri cittadini la sua deontologia gli detta di firmarsi per esteso sempre, ma non mette mai indirizzo mail alle sue opinioni sul FORUM di un giornale privato di uso pubblico (mentre su Facebook c'è per gli amici che a sua volta può o meno cancellare l'amicizia concessa.)

Ora, libero dai bisogni; si diletta a scrivere/leggere impara/insegna la vita di relazione ed il sig. Pin ed "una sigla" risponderanno se ne avranno tempo e voglia ed il tutto come in una piazza di paese: uno dice la sua, l'altro ascolta, spesso si intromette (lo ha/hanno imparato dalla televisione)
Da perfetto Gramsciano lotterò perchè sia garantita la libertà ad ognuno dire la sua anche se si firma Zoro (con una ere sola) ed i motivi è inutile spiegarli ancora, ma se non si è ancora capito dico che: a Laura risponde Bruno; se il discorso si allunga ed entrano in argomento relativo il sig. Pin o "una sigla"(qualsiasi) si può giocare per diletto ad indovinare ma Bruno Baglini non è obbligato a mantenere il suo nome per rispondere a delle sigle più o meno riconducibii a nome o pseudonome dei forummisti anche se l'argomento in questione è il solito; se nel proseguio gli attori in campo sono diventati diversamente riconducibili e questo è quanto.
salute
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In risposta a: Di Ikea me ne intendo un po' del 10/2/2012 - 14:36
appello
AUTORE: Laura Barsotti
email: -

11/2/2012 - 13:36

a S.C. e a Pin dico: materializzatevi. Sapete come contattarmi al di fuori del Forum. Io sono sempre pronta ad ascoltare perché non si finisce mai di imparare.
A Bruno invece chiedo, per il bene del Forum, che non intervenga più volte, con altri nickname, su una stessa discussione.
Spesso il gatto e la volpe, sono il gatto e il gatto e si trovano in ogni compagnia...Abbiamo già chiarito di persona che l'ascoltare gli altri non è peccato, anzi! Ma la mia idea me la faccio dopo attenta analisi e, certo, può essere anche sbagliata, ma è la MIA. Invece qualcuno per opportunità o opportunismo è una banderuola e quella decisamente non è coerenza e serietà e pone un limite reale alla sua dignità come persona.
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In risposta a: dicasi complementari... del 11/2/2012 - 11:19
Non c'è disgrazia che non porti fortuna dicevano
AUTORE: Nativo Baldinacca
email: -

11/2/2012 - 12:22

I vecchi spinaciai di Metato, Nodica e di Migliarino che ho conosciuto e si "salvavano" o campavano sulle disgrazie degli altri e "amorevolmente" con strizzatine d'occhio anche noi contadini che si vendevano spinaci "a stioli" si sperava in belle nevicate (da altre parti) perchè in Valdiserchio difficilmente avveniva e se avveniva in una nottata se ne andava ed i nostri guadagni (per tutti)raddoppiavano.
Ora la nostra crisi è una crisi di crescita, c'è sette di tutto ed invece di mangiare o comprare: patate e fagioli che si consevan bene come gli stoccafissi ed il baccalà, maanche spinaci, bietola, cavoli nostrani che non mancan mai vedo comprare; zucchine a febbraio (anche vincite e costosissime) fagiolini che ha passato l'oceano e finocchi riscaldati..perchè ho visto i miei nell'orto l'han preso nel c..con questi freddi, ma i più li ho mangiati "per i su' tempi"

Poi come disse Giampiero, il mio vicino di casa quando mise su il vivaio di piante ornamentali ad un cliente che brontolava perchè non era presente alla vendita delle sue piante: caro signore se sono nel campo a piantare, potare e mettere le piante in vaso per la vendita non posso essere quì alla vendita e magari portargliele anche a casa e metterle nel suo giardino! ed aggiungendoci anche un moccolo per essere più convincente gli disse: se son quì non posso essere di la.

Ed ecco la rivelazione semplice di Urbino Testi vivaista di Lucca: io innesto le piante, i francesai mi forniscono le piantine di pesco selvatico e quando "èn belle" qualcuno; maanche il mi nipote Oreste con il camion le porta a Milano, in Francia per venderle; non posso far mica tutto io (lui disse: mia dunniosa io!)
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In risposta a: franceso del 10/2/2012 - 21:14
dicasi complementari...
AUTORE: alias
email: -

11/2/2012 - 11:19

il contadino che ha raccolto gli spinaci o i cavoli in quantità e qualità ha due opzioni per collocare i prodotti: trasportare al mercato o vendere ai clienti, i quali, ciascuno a modo suo si reca in loco ad acquistarli.
Questo semplici passaggi da casa al mercato o venduti in loco si chiama distribuzione.
Non c'è produzione senza distribuzione, e viceversa.
Si tratta solo di stabilire quali siano le modalità più vantaggiose, per chi produce, per chi trasporta, per chi distribuisce, per chi consuma. Ciascuno deciderà le convenienze: libero mercato.
L'economia è l'insieme di tanti fattori; la produzione ha successo solo se trova il giusto mercato, attraverso una buona qualità, ad un prezzo adeguato, un'intelligente distribuzione, e la soddisfazione dell'utente finale.
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AUTORE: Alessio Niccolai
email: [protetta]

11/2/2012 - 10:34

La disputa non banale tra sostenitori della crescita economica attraverso il maggior numero di canali distributivi e tra i sostenitori di uno sviluppo armonico saldamente nelle mani dei produttori è senz'altro uno dei più interessanti enigmi della società capitalistica contemporanea, ma la risposta più ragionevole a chiunque se lo ponga è senz'altro negli interstizi più nascosti della domanda: la produzione agricola, artigianale e/o industriale concorrono alla soddisfazione di bisogni reali, mentre la distribuzione nasce con il preciso obiettivo di indurli artificialmente.
Ciò non significa naturalmente che la fase commerciale della produzione non sia importante: al contrario essa rappresenta lo strumento che finalizza tutti gli sforzi produttivi; il vero problema è la totale ed incontrollata autonomia che essa ha acquisito dalla volontà dei produttori stessi.
Ad oggi qualunque produttore locale, nazionale o multinazionale che si sia preservato una facoltà distributiva si ritrova nella condizione di non avvertire così drammaticamente il peso della crisi economica, laddove ovviamente il suo prodotto sia qualitativamente superiore, presieda effettivamente alla soddisfazione di bisogni importanti ed il sistema commerciale che ha adottato sia specchio fedele del brand che rappresenta e della filosofia produttiva.
Dunque qualunque produttore decida di finalizzare per proprio conto la produzione - optando naturalmente per lo strumento che meglio si adatta alla tipologia di bene prodotto ed ai numeri della produzione - innesca sicuramente un meccanismo di sviluppo più ponderato, capace di ingenerare ricadute economiche positive più equamente distribuite sui territori, meno accentrate e più inclini all'«inclusione».
Le cartine tornasole di un indirizzo equilibrato nell'era della produzione industriale - senza entrare nel merito di argomenti al sottoscritto notoriamente più cari come la «Responsabilità Sociale» d'azienda, i diritti dei lavoratori e la politica salariale - sono sostanzialmente due e riguardano tanto i produttori che i loro canali distributivi: una buona industria produce innanzitutto «Beni Immateriali», cioè brevetti, proprietà intellettuali, modelli di utilità, etc.; in altre parole una buona industria è dotata della capacità progettuale e non solo di quella essenzialmente realizzativa, perché è in questa fase che si gestisce, controlla e determina il «valore d'uso» di un prodotto e quanto più l'area che è responsabile di tali processi è posta in una posizione dominante in azienda più i manufatti che essa sarà in grado di produrre sapranno rispondere in termini qualitativi e di soddisfazione di bisogni; inoltre, una buona industria ha un catalogo molto limitato, si concentra cioè sulla produzione di pochi prodotti perché ciò implica che impieghi una grossa quantità di risorse nella progettazione e realizzazione di ciascuno, piuttosto che disperdere energie su un novero infinito di articoli.
Infine la buona industria non va generalmente ad abbattere i costi dei propri prodotti incidendo sulla loro qualità (scegliendo ad esempio materie prime più scadenti) o debilitando la professionalità dei propri dipendenti e collaboratori, ma circoscrivendo e ottimizzando il volume di spese distributive che equivale ad un accorciamento globale della filiera (per l'industria ciò significa limitare i passaggi commerciali, non certo sviluppare la politica del KmZero).
E qui entra in gioco la seconda cartina tornasole inerente i soli canali distributivi: un'industria che si rispetti dissemina filiali con il proprio marchio e imposta politiche molto severe sul suo utilizzo, ricavandone negozi a propria immagine e somiglianza, di dimensioni contenute (un catalogo piccolo di prodotti non richiede punti vendita grandiosi, scaffali sterminati ed espositori di ogni forma, dimensione e colore) e vincolati a seguire una politica di prezzi predeterminata.
Per contro, potremo osservare, una buona industria ed il suo - a questo punto lo potremmo chiamare - indotto commerciale e distributivo potranno avere un catalogo non di beni, ma di servizi in continua espansione, perché i secondi producono volumi di spesa molto contenuti e in grado di creare budget consistenti per i momenti più critici, consentendo investimenti e ricerca continui.
Tutte queste regole naturalmente non possono essere estese all'agricoltura e all'artigianato per le diverse modalità produttive e gli approcci sostanzialmente diversi alla soddisfazione dei bisogni reali, ma un principio permane in tutti i settori: in un circuito virtuoso non esiste il cliente fideilizzato di un negozio, ma di un prodotto o di un produttore!!!
La prospettiva giusta è dunque quella per cui il consumatore vada a comprare in un determinato posto non perché vi trovi un prodotto uguale ad un altro ad un prezzo più basso per effetto dello strapotere eroso dalla GDO ai produttori, ma perché quel determinato articolo non lo si può trovare da nessun altra parte... questo sarebbe un circuito che genera posti di lavoro nei comparti produttivi e non come cassieri a tre ore il giorno, richiedendo professionalità, competenze e inducendo retribuzioni più elevate.
Dunque si può dire che, per ogni supermercato aperto si assesti un brutale colpo alla produzione, assottigliando le competenze richieste nella produzione e massimizzando la divisione planetaria del lavoro!

Sulla questione Parco, sono totalmente d'accordo con Piero Chicca: una tutela è una tutela! O altrimenti dovremo pensare che anziani, invalidi e diversamente abili debbano essere produttivi a tutti i costi per poterci permettere di continuare ad averli accanto?!? Il concetto per una riserva naturale non è dunque lo «sfruttamento economico» ma, casomai, l'«interazione economica» nell'assoluto rispetto di regole e vincoli, nell'ottica magari di aiutare la sua istituzione a sostenersi, ma niente più di questo e le idee del più «Aureo tra gli Ufficiali», il buon Nizzoli mi sembra possano essere considerate sufficientemente eco-sostenibili per poter trovare un'attuazione, considerato anche l'ottimo feedback imprenditoriale della persona sempre attenta a sviluppare la propria attività senza pregiudicare la salvaguardia ambientale.
Ma per il resto un principio ed uno solo deve essere affermato: stiano lontani il Parco, i comuni che interessa territorialmente e quanti altri siano in qualche modo coinvolti da qualunque attività debba essere approvata da un Ufficio Tecnico!
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In risposta a: del
guerra e pace?
AUTORE: giovane
email: -

11/2/2012 - 9:28

ma se facessero tornare a casa quelle migliaia di soldati che spalano una pace fasulla e pericolosa e risparmiassero quelle miglia di tonnellate di gasolio e quelle migliaia di milionate di soldi buttati per cosa non si sa e facessero opera di protezione civile a casa loro in queste giornate di bisogno estremo sia per il maltempo che per il malgoverno, o non sarebbe meglio?
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In risposta a: Mentre bitubante scriveva sulla metafora... del 10/2/2012 - 14:59
Le storie infinite
AUTORE: Compagneros
email: -

11/2/2012 - 8:04

Per una storia che finisce di sicuro ci sono altre che cominciano.
I signori del mondo continuano e continueranno nei suoi progetti per fare soldi.
Inoltre cercano di fare soldi con cause (lavoro, crisi economiche) che proprio loro hanno creato.
Con l'aiuto di governi e sistemi che anche loro sono legati al denaro.
Ma basterebbe una fabbrica di soldi. Così finirebbe il potere dei soldi.
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In risposta a: Produzione del 9/2/2012 - 21:26
franceso
AUTORE: caro vecchio
email: -

10/2/2012 - 21:14

la produzione ,sia agricola che industriale crea posti di lavoro che danno ricchezza e fanno l'economia......la distribuzione ne è la conseguenza ,quando si apre un nuovo centro commerciale quello che vende lui chiaramente non lo vende qualcun'altro.....,sei vecchio ma non saggio.
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In risposta a: A Piero del 10/2/2012 - 9:42
Piero Chicca e P.G., permettetemi di dire la mia
AUTORE: Tiziano Nizzoli
email: -

10/2/2012 - 19:27

Ho letto i vostri commenti sul Parco e vorrei dare un contributo di pensiero.
Il nostro Parco a breve si troverà a lamentare tagli consistenti al bilancio e si dovranno quindi affrontare nuove strategie di gestione: la risposta che viene naturalmente è quella di farlo fruttare.
Per fare ciò occorre a mio avviso "aprire" in un modo ecosostenibile ad un pubblico consapevole, disposto a pagare per determinati servizi. Un esempio: aprendo un percorso di slow-bike ed uno di mountain-bike all'interno del Parco, debitamente segnalati con sanzioni per chi esce dal percorso stabilito, tutti i giorni e non solo i festivi. Altro esempio: aprendo percorsi a piedi ed a cavallo, che possono anche coincidere, con le stesse modalità riservate alle biciclette, con ingresso dalla località Il Marmo. Altro esempio: autorizzare la navigazione con canoe lungo il Serchio, con pontili amovibili nei pressi di Green Farm, dove verrebbe anche realizzato un parcheggio per gli appassionati. E che dire poi di battelli che portano turisti alla spiaggia, rigorosamente NON attrezzata che va dalla foce del Serchio a quella del Fiume Morto? So cosa state pensando: E se qualcuno deve andare in bagno? Anche a questo vi è una risposta, esistono strutture che possono essere utilizzate per tali necessità, compreso un servizio ristoro, NON ristorante. Andate su Google Earth, vedrete con i vostri occhi che ciò che dico è vero.
Ci sarà sicuramente qualche noia per gli animali del Parco, ma nessuno si estinguerà, statene certi. La Marina di S.Giuliano sarà pubblicizzata a livello mondiale come un percorso ecologico di alto livello, si creeranno posti di lavoro e sicuramente si staccheranno più dei 27000 biglietti d'ingresso del 2011! Non vi sto ad elencare le possibili iniziative che possono essere intraprese, non mi basterebbero i 10000 caratteri consentiti dalla Voce, ma questa è a mio avviso la via da seguire, quella di un'imprenditorialità consapevole, che crei utili nel rispetto del territorio e per il territorio. Non bisogna irrigidirsi su posizioni d'intransigenza, pensate a quante cose belle nel mondo continuano ad esistere grazie al turismo pagante che permette la loro conservazione!
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In risposta a: A suocera che intenda nuora del 10/2/2012 - 14:39
Mentre bitubante scriveva sulla metafora...
AUTORE: Titubante/tritubante sarà il freddo o la neve?
email: -

10/2/2012 - 14:59

il sig. Pin tre minuti prima rammentava Pinocchio e la Zoppa di Montinero riferendosi al sig. sigla (ti conosco mascherina) poi.. le metafore son diverse nella loro conclusione ma è impressionante come si accenda la fantasia su storie planetarie che vanno da Punta di Casina fino a Bruccheselle.
piesse; menomale che la storia infinita è finita e tutti vissero felice e contenti.
Ave
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In risposta a: D'accordo sui Nativi, ma... del 10/2/2012 - 13:16
Cioccolata e figurine
AUTORE: Punta di Casina
email: -

10/2/2012 - 14:44

Compagno la storia della cioccolata è per far capire che certi sistemi e multinazionali, riescono anche a far cambiare la storia in suo favore. E fare il lavaggio del cervello. Scusa per il pellerossa. Io sono sempre stato per loro ed ancora oggi spesso leggo i blog in favore suo. Un popolo che subì ingiustizie e deportazioni delle quali nessuno parla.
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In risposta a: ATTENZIONE LAURA del 10/2/2012 - 13:29
A suocera che intenda nuora
AUTORE: Bitubante
email: -

10/2/2012 - 14:39

Laura lo sa da se; anzi, lo saprebbe, ma il gatto e la volpe dissero a Pinocchio di mattere i soldini in un Ovaio ed annaffiali..Pinocchio ha perso il gruzzoletto come è successo a me quando seminai due solchi di rucola e due di bresaola; la rucola (con ritardo perchè non pioveva) poi è nata, ma la bresaola con la scusa che il gatto facendola in terra smossa per far prima a far la buchetta per poi coprirla meglio e...come parabola è un po lunghetta ma, per farla breve mi ha detto la Zoppa di Montinero che la bresaola non è nata perchè il gatto ha mangiato tutte le fettine di bresaola e anche alla Zoppa non gli sono nati i pulcini perchè gli mise troppa terra nel solco e ..poi li annaffiò troppo e le uova impucinate andarono acquite: (forse) ma come similitudine ci siamo vicini e con gatti e volpi consigliori, nasce poetto!
bona
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In risposta a: caro Piero del 8/2/2012 - 16:52
Di Ikea me ne intendo un po'
AUTORE: Pin
email: -

10/2/2012 - 14:36

Come il grillo parlante a Pinocchio una sigla se ne esce tranquilla con il massimo candore e rivolgendosi ad una persona gli dice Cara... non parlare a caso, io di Ikea me ne intendo un po' e se vuoi modestamente e umilmente ti posso dare delle utili informazioni. Come mai? La persona non ha studiato bene, non è stata all'altezza della situazione. Cara sigla, mi sembra che sia un po' in ritardo e sì che di tempo ne avete avuto, fra tutti, per studiare la pratica. Sono sei anni, che se ne parla, anche la zoppa di Montenero l'ha imparata. Sei, numero perfetto, ma non è il tre, si ma io ho sei colpi in canna dice un Pistolero ad un altro Pistolero. Sei anni né uno di più né uno di meno, tanti quanto un mandato amministrativo, più sei mesi prima e sei mesi dopo. Sono tanti ma anche a chi amministra non gli dispiace l'indennità e smettere prima dispiace sempre un po'. La legislatura si finisce. Magari si fa un listone trasversale che lo votano tutti a cuor leggero, i fascisti più neri e i comunisti più rossi, passando per i socialisti, socialdemocratici, crisitani sociali, democratici, progressiti, riformisti, liberali, monarchici, repubblicani e perchè no anche qualche anarchico, ma non tutti. Siamo tutti di Vecchiano, che problema c'è. I Partiti sono cose superate, la politica, che roba è. Siamo di Vecchiano e il bene di Vecchiano è il partito di tutti. Sì ma in questo Bene uguale per tutti, c'è chi ha un bene più uguale dell'altro. E nasce il sospetto, la diffidenza, l'irritazione e poi la rabbia, ed ecco che nasce il partito del Male, perché dove non c'è scelta, non c'è vita. Una parte si prende, non si può dormire su due guanciali. Ma il bello è che dopo sei anni che di Ikea si parla, c'è qualcuno che se ne intende. Lui solo sa la verità gli altri che sono sei anni che lottano e discutano no. Non lo comunichi solo alla persona, che secondo me se ne intende eccome, anzi era la persona più brava e esperta a comunicare e non mi sembra che abbia sbagliato nulla, se non di essere su un cavallo, che l'ha disarcionata. Quanto poi agli studi dei professori sono due e uno annulla l'altro. Dovevano essere tre, allora sì che diventavano risolutivi. Ma siccome la sigla se ne intende un po' saprà che il terzo studio ha dimostrato tutta la verità. Una Ikea sola, in mezzo a capannoni indusriali, in un fazzoletto di terra, resa produttiva, anche se ancora da pagare, senza nessuna opera infrastrutturale che responsabilmente farà il comune, con soldi che poi potranno essere anche dello Stato e della Regione. Ma guai a noi se il fatto si ripete. Una cosa così noi Europei, con la crisi che c'è non c'è la possiamo più permettere.
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In risposta a: La cioccolata con figurina del 10/2/2012 - 12:39
Caro Punta di casina ........
AUTORE: Ultimo
email: -

10/2/2012 - 14:31

........ quelli che si esprimono usando il pensiero di Marx o di altre menti illustre ........ credi che ne ha abbiano uno anche loro .......... oppure che siano solo capaci di ripetere quello che hanno imparato a memoria? Credi anche il loro cervello si possa friggere e mangiare senza rischiare di morire avvelenati? ......... Ultimo.
----------------  RISPONDI





In risposta a: caro Piero del 8/2/2012 - 16:52
ATTENZIONE LAURA
AUTORE: S.C.
email: -

10/2/2012 - 13:29

Quando si inviano comunicati ai quotidiani per fare "informazione", dobbiamo non tralasciare nulla. Tu sei sicura di non aver tralasciato nulla??? Io dico che hai tralasciato molto. Mi dispiace che a Vecchiano, nel passato, sia stata fatta speculazione (come nel resto d'Italia durante gli anni '80), ma questo non può giustificare altra speculazione. Durante le osservazioni presentate per il regolamento urbanistico di Vecchiano ti ho vista molto attenta... anche in questa faccenda dovresti metterci la stessa coerenza. Di Ikea a Vecchiano me ne intendo un po', se vuoi, con medestia, posso darti informazioni utili e dati utili (vedi studi professori) e tanti altri punti di vista.

Saluti.
----------------  RISPONDI





In risposta a: La cioccolata con figurina del 10/2/2012 - 12:39
D'accordo sui Nativi, ma...
AUTORE: Alessio Niccolai
email: [protetta]

10/2/2012 - 13:16

...non si comprende pienamente a quale intervento la bella riflessione intenda riferirsi. Oppure è qualcosa di simile alla «Massima del Giorno» o all'illuminazione improvvisa sul modello John Belushi in Blues Brothers?
Raccomanderei in ogni caso e per amor di verità di non chiamare i grandi popoli delle praterie con l'odiato dispregiativo «Pellerossa»: si tratta degli unici a poter legittimamente essere chiamati «Americani» e, onde poterli distinguere dallo spregevole e sanguinario Yankee, si specifica l'attributo «Nativi» a ricordare qual è di diritto il padrone di casa.
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In risposta a: del
La cioccolata con figurina
AUTORE: Punta di Casina
email: -

10/2/2012 - 12:39

Negli anni sessanta nelle botteghe alimentari di Vecchiano si vendevano cioccolate al prezzo di cinque lire con una figurina che rappresentava lo scontro tra cowboy e indiani. Naturalmente i pellerossa venivano disegnati come un popolo feroce che si gravava di stragi. Infatti tutti i bambini credevano che gli indiani avessero sbagliato nel combattere i visi bianchi. Tutti i bambini di quei tempi volevano o sognavano un cinturone e due pistole a fulminanti per sparare a Toro Seduto ed al suo popolo.
Poi crescendo e studiando la storia si capì che gli indiani avevano ragione. Tutti credo ci siamo domandati come mai ci facevano credere diversamente? ognuno di noi avrà dato le proprie risposte. Una cosa è certa: la storia non si cambia e spesso si ripete. Durante il cammino della mia vita mi sono imbattuto spesso in personaggi e sistemi che cercavano di portare acqua al proprio mulino.
Menomale mi sono sempre ricordato quello che mi diceva il maestro: chi usa il cervello degli altri si può friggere il suo.
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In risposta a: Attenti ai però. del 9/2/2012 - 23:17
A Piero
AUTORE: P.G_
email: -

10/2/2012 - 9:42

Non credo che ci sia contraddizione fra salvaguardia del territorio e sfruttamento del Parco. E la parola sfruttamento è solo per dare l’idea e non da prendere alla lettera. Il Parco è un bene pubblico, diciamo così, e l’impegno di tutti deve essere quello di difenderlo dalla e aggressioni esterne che purtroppo arrivano da molti fronti. Rimane però qualcosa di importante, qualcosa che può avere un grande valore turistico, attrattivo proprio su quelle persone che amano un ambiente come il nostro. Un ambiente sempre più raro perché credo che la nostra macchia mediterranea sia l’ultimo bosco di questa natura rimasto in Italia. Il problema è come lo stiamo utilizzando. E lo stiamo utilizzando male, molto male, diciamo che al momento la parola sfruttamento può calzare. Le costruzioni all’interno dell’area che vanno al di fuori del normale restauro degli edifici preesistenti e con una tipologia privatistica, le migliaia di auto che sfrecciano verso il mare incuranti del paesaggio che attraversano, la mancanza assoluta di controlli e la confusione estiva sono un esempio di come si sia intrapreso un tipo di sviluppo incompatibile con i principi ispiratori di chi lo deve gestire: la salvaguardia, la conservazione, la valorizzazione. Diceva l’architetto Cervellati che per entrare nel Parco (quello che lui aveva previsto e che si è perso per strada, compresa la famosa Porta che doveva essere una divisione non solo fisica ma anche culturale) bisognava mettersi in frac ed aggiungeva che qualunque intervento si dovesse fare (e lui anche questo aveva previsto) doveva essere realizzata fuori dal Parco e non dentro il Parco. Ed io mi sentirei di aggiungere che qualunque proposta, qualunque realizzazione, qualunque progetto riguardi il Parco dovrebbe rispondere prima di tutto a questa semplice ma sostanziale domanda: quello che facciamo è funzionale al Parco?
Ecco che ben poco di quello realizzato risponde a questa semplice domanda. Quindi Piero non vedo contraddizioni. E’ vero che è un bene che non necessariamente deve rendere, e la sua salvaguardia può anche avere bisogno di finanziamenti, anche questo lo condivido, ma nel nostro caso il Parco può rappresentare una grande opportunità di sviluppo. Uno sviluppo però intelligente e saggio, diverso da quello avuto fino ad ora e che può portare anche opportunità e lavoro, una merce molto preziosa in questo momento di crisi.
----------------  RISPONDI





In risposta a: Sig. Ultimo ha dei pregiudizi? del 10/2/2012 - 8:36
Signor Imparziale .........
AUTORE: Ultimo
email: -

10/2/2012 - 9:28

........ Lei non ha capito il mio precedente intervento ........ che non era contro gli omosessuali ..... ma, ironicamente, contro coloro che sostenevano che con l'insediamento di IKEA sarebbe scomparsa la prostituzione dei trans sulla via Traversagna. Sono razzista solo contro la razza "becera" che imperversa in questo forum ...... La prego di leggere gli interventi con maggiore attenzione prima di rispondere ...... Saluti ...... Ultimo.
----------------  RISPONDI





In risposta a: Forse molti hanno .......... del 9/2/2012 - 14:22
Sig. Ultimo ha dei pregiudizi?
AUTORE: imparziale
email: -

10/2/2012 - 8:36

Il suo intervento denota che lei ha pregiudizi contro le persone omosessuali.

La prego di tenere per se questo tipo di affermazioni.

Qualcuno potrebbe offendersene, vede se il 14% dei dipedenti di IKEA è dichiaratamente omosessuale vuole nettamente dire che l'azienda IKEA non ha pregiudizi verso queste persone.
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In risposta a: Produzione del 9/2/2012 - 21:26
dubbio
AUTORE: giovane
email: -

10/2/2012 - 7:56

scusate, ma credevo che fino ad ora la produzione facesse in modo che ci fosse la distribuzione perchè altrimenti il cicli si interrompe. o no? Va detto semmai che la produzione da lavoro a tanti e la distribuzione da ricchezza a pochi, o a uno solo.
Solamente i contadini sono esenti da questa spirale: tanti lavorano e poco guadagnano, compreso l'imprenditore.
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In risposta a: del
Attenti ai però.
AUTORE: Piero Chicca
email: -

9/2/2012 - 23:17

Attenti a non lasciarsi intrappolare nell'equivoco: una cosa è parlare della tutela dei nostri territori, un'altra è la questione Parco; dei due argomenti non si può fare tutt'uno. Se si cade in questo trabocchetto si favorisce l'astuto che giocando all'equivoco può lanciare una sfida: siccome tutelando il tuo ambiente libero non hai ricadute economiche, allora cercale altrove, per esempio rendi produttivo il tuo Parco. Non mi pare valida l'osservazione secondo la quale se da una parte si rifiuta di mettere in vendita il nostro territorio libero da vincoli, dall'altra si deve per forza rendere economicamente produttivo ciò che è stato vincolato. Chi cade in questo trabocchetto avvantaggia l'ambiguità dei faccendieri e può far nascere dubbi sulle opposte ragioni di chi specula e di chi tutela. Il Parco non è stato voluto per soddisfare una domanda di mercato o per ricavarne utili, é stato voluto per un'esigenza di conservazione che di per sé ne giustifica il vincolo, e per difendere un bene collettivo proprio nel momento in cui la sempre occhiuta speculazione l'aveva preso di mira. Oggi esiste come dono all'umanità e se ha un costo è più che giustificato: chi l'ha detto che deve essere motore principale del nostro sviluppo. Anche la Marina di Vecchiano al tempo della Lago-Mare doveva diventare fonte del nostro sviluppo; la preferiamo così, con tutta la sua problematica, o la vorremmo come Lido di Camaiore? Liberi di scegliere.
Capisco che la sostenibilità economica di un parco naturale, in un periodo di riduzione dei finanziamenti pubblici è sempre più difficile, e per chi ancora non ha acquisito la cultura dell'ambiente, anche incomprensibile. Ma se lo scopo di un parco naturale fosse quello di produrre utili economici dovrebbe cercare sul mercato fonti di sostentamento offrendo in cambio contropartite. Se si trova una forma di rientro economico la si attui pure. A patto che non lo si snaturi fino a renderlo bene di consumo.
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In risposta a: non capite ...... del 9/2/2012 - 18:30
Produzione
AUTORE: Vecchio
email: -

9/2/2012 - 21:26

Scusi ma le comunico che qualsiasi tipo di produzione che abbia dei numeri importanti é nettamente più inquinante della distribuzione, però ragazzi non posso spiegare sempre tutto.
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