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Titolo : La guerra di Piero | Nome e cognome : Fabrizio de Andrè | E-Mail : | 28/9/2009- Testo della poesia:
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi
lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente
così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve
fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce
ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera
e mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore
e mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede e ha paura
ed imbraccia l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia
cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato
cadesti interra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno
e mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole
dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
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Titolo : RAGAZZO MIO | Nome e cognome : Luigi Tenco | E-Mail : | 27/9/2009- Testo della poesia:
Ragazzo mio
un giorno ti diranno che tuo padre
aveva per la testa grandi idee,
ma in fondo poi non ha concluso niente.
Non devi credere no,
vogliono far di te
un uomo piccolo,
una barca senza vela;
ma tu non credere no,
che appena s'alza il mare,
gli uomini senza idee
per primi vanno a fondo.
Ragazzo mio,
un giorno i tuoi amici ti diranno
che basterà trovare un grande amore,
e poi voltar le spalle a tutto il mondo.
Non devi credere, no,
non metterti a sognare
lontane isole che
non esistono;
non devi credere, ma,
se vuoi amar l'amore,
tu non gli chiedere
quello che non può dare.
Ragazzo mio,
un giorno sentirai dir dalla gente
che al mondo stanno bene solo quelli
che passano la vita a non far niente.
No, no, non credere, no,
non essere anche tu
un acchiappanuvole
che sogna di arrivare;
no, no, non credere, no,
non invidiare chi
vive lottando invano
col mondo di domani.
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Titolo : Gattofavola | Nome e cognome : Michele Prenna | E-Mail : micheleprenna@gmail.com | 26/9/2009- Testo della poesia:
Il palazzo del barone avea un gatto maggiordomo
elegante e manieroso nell'altero portamento
ora accadde un brutto giorno al felino sì compito
di sentire che il padrone lo trovava troppo caro
e volendo risparmiare ad un topo avea pensato
quello a capo della banda che dovea tenere al largo
così chiese dai fratelli che gli dessero un aiuto
e al signore molestato da incessante miagolìo
per avere un po' di pace toccò fare marcia indietro:
lo teneva al suo servizio se voleva anche a contratto
regolare e ben pagato per dar lustro al suo casato
a nessuno ratto o sorcio il suo posto avrebbe dato
pur che congedasse gli ospiti con un pranzo di saluto.
Questa storia ci dimostra che chi vuole risparmiare
licenziando a suo capriccio un fedele servitore
alla fine paga il doppio contro un forte miagolare.
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Titolo : Come tanti altri | Nome e cognome : Luigi Tenco | E-Mail : | 25/9/2009- Testo della poesia:
Un uomo come tanti altri
un giorno incontra l'amore,
come tanti altri...
Un amore come tanti altri,
il piu' bello e il piu' brutto del mondo,
come tanti altri...
Una storia che non è certo nuova,
cominciata un giorno qualunque
e che un giorno qualunque finisce.
Un addio come tanti altri,
qualcuno che ha voglia di piangere
come tanti altri...
Non l'avrei nemmeno raccontata,
solo che questa volta quel qualcuno
sono io, purtroppo sono io:
un uomo come tanti altri
e mi sento il piu' solo di tutti,
come tanti altri |
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Titolo : Tre colori del piacere | Nome e cognome : Sanda Adamic' | E-Mail : | 24/9/2009- Testo della poesia:
Tre son i colori
Di cui il piacere
Si lode.
Piacere dipinto di rosso
Arde nella passione
Dell’amor che grida, essendo mosso.
Nell’azzurro, il piacere si rilassa,
Con l’occhio disteso tra il mare e il cielo,
lontano dal baccano della massa.
Con il giallo, il piacere balla sorridente
Nella luce sognatrice
Che conforta sia il cuor che la mente.
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Titolo : Pensando al piccolo figlio di un militare caduto | Nome e cognome : Michele Prenna | E-Mail : micheleprenna@gmail.com | 21/9/2009- Testo della poesia:
Bimbo che il babbo saluti
nella bara che arriva da un paese lontano
non capisci la Morte.
Piccolo, per te il papà vive
e lo strazio più grande costringi
a trattenere le lacrime. |
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Titolo : Non c'entra | Nome e cognome : Michele Prenna | E-Mail : micheleprenna@gmail.com | 19/9/2009- Testo della poesia:
Non c’entra il fiore con il mio sentire
chè aperto sta comunque lo si guardi
e vive e muore, par, senza soffrire.
Però gioia d’amore gli è negata
e lode alla bellezza della rosa
che profumata lo farìa svenire.
Da spine mai vivendo sarà punto
ma tormento maggiore è vegetare
indifferente senza niente amare.
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Titolo : TU SI' | Nome e cognome : Paola Bonetti | E-Mail : | 19/9/2009- Testo della poesia:
Tu sì
tu sì che sei un poeta
Per notti e notti
fino all’ora dell’allodola
ho trascritto i tuoi sensi
sulle pagine dei miei singhiozzi
Oggi
ne bevo il nettare e il veleno
Io
ventre custode di memorie
vaso innamorato
dei tuoi petali
e del profumo di mele bianche
io,
oggi,
stringo tutto sul petto
e bacio
gli inchiostri e i fogli
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Titolo : E TU MI VIENI A DIRE | Nome e cognome : Giorgio gaber | E-Mail : | 16/9/2009- Testo della poesia:
E tu mi vieni a dire che l'uomo muore
lontano dalla vita, lontano dal dolore
nella quasi indifferenza non è più capace
di ritrovare il suo pianeta fatto di aria e luce.
E tu mi vieni a dire che il mio presente
è come un breve amore del tutto inconsistente
che preso dai miei sogni io non mi sto accorgendo
che siamo al capolinea, al termine del mondo.
E tu mi vieni a dire che tutto è osceno
che non c'è più nessuno che sceglie il suo destino
non ci rendiamo conto che siamo tutti in preda
di un grande smarrimento, di una follia suicida.
E sento che hai ragione se mi vieni a dire
che l'uomo sta correndo
e coi progressi della scienza ha già stravolto il mondo
però non sa capire che cosa c'è di vero
nell'arco di una vita, tra la culla e il cimitero.
E tu mi vieni a dire c'è solo odio
ci sarà sempre qualche guerra, qualche altro genocidio
e anche in certi gesti che sembran solidali
non c'è più l'individuo, siamo ormai tutti uguali.
E sento che hai ragione se mi vieni a dire
che anche i più normali
in mezzo ad una folla diventano bestiali
e questa specie di calma del nostro mondo civile
è solo un'apparenza, solo un velo sottile.
E tu mi vieni a dire quasi gridando
che non c'è più salvezza, sta sprofondando il mondo
ma io ti voglio dire che non è mai finita
che tutto quel che accade fa parte della vita.
Ma io ti voglio dire che non è mai finita
che tutto quel che accade fa parte della vita. |
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Titolo : COLPO DI FULMINE | Nome e cognome : Michele Prenna | E-Mail : | 15/9/2009- Testo della poesia:
Indelebile ti segna la folgore
lacerato abete nella selva primo
chè ben ti volle la saetta ardente
il tronco aprendoti a notte dischianto.
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Titolo : CARO AMORE | Nome e cognome : di Fabrizio de Andrè | E-Mail : | 13/9/2009- Testo della poesia:
Caro amore
nei tramonti d'aprile
caro amore
quando il sole si uccide
oltre le onde
puoi sentire piangere e gioire
anche il vento ed il mare.
Caro amore
così un uomo piange
caro amore
al sole, al vento e ai verdi anni
che cantando se ne vanno
dopo il mattino di maggio
quando sono venuti
e quando scalzi
e con gli occhi ridenti
sulla sabbia scrivevamo contenti
le più ingenue parole.
Caro amore
i fiori dell'altr'anno
caro amore
sono sfioriti e mai più
rifioriranno
e nei giardini ad ogni inverno
ben più tristi sono le foglie.
Caro amore
così un uomo vive
caro amore
e il sole e il vento e i verdi anni
si rincorrono cantando
verso il novembre a cui
ci vanno portando
e dove un giorno con un triste sorriso
ci diremo tra le labbra ormai stanche
"eri il mio caro amore". |
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Titolo : NON CAMBIARE CANALE | Nome e cognome : Giulia Antonelli | E-Mail : | 12/9/2009- Testo della poesia:
Dove vanno a morire i ricordi
quando la mente ne è piena
come una spugna di mare
che gonfia flaccida e inutile
ammara sulla spiaggia stanca di onde.
Quando si ammala il cuore
per il troppo passato alle spalle
denso di pianto per la vita strappata.
I ricordi s’infrangono sugli occhi vuoti
dei sopravvissuti delle stragi di mafia
del terrorismo di ogni colore
mentre il conduttore guarda la camera
e dallo schermo trafigge lo stanco ascoltare.
Passami il sale e azzera quest’audio
che fa solo male e distrae
il già faticoso vivere delle nostre case.
Dove vanno i ricordi
dietro la fila di date e di luoghi
che scorrono anonimi
sul video lattiginoso per non disturbare
le cene afone di chi ha troppo ascoltato.
Passami il pane
versami il vino
ma non cambiare canale.
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Titolo : SERE DI VEGLIA | Nome e cognome : Nilo Negri | E-Mail : | 9/9/2009- Testo della poesia:
Da la raccolta: La Lunga giornata
Era bello
nelle sere d'inverno
vegliare vicino al fuoco.
Il tepore
dava un quieto stordimento
che si perdeva
nel mormorio delle parole,
nel sibilo lieve del vento
dentro il camino,
in un lontano abbaiare,
nel rumore di un carro.
La sveglia
ma dove?
tictava. |
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Titolo : LA NEVE | Nome e cognome : Nilo Negri | E-Mail : | 9/9/2009- Testo della poesia:
E' arrivata la prima neve
La vedo,
dalla finestra,
sul filo spinato
ricamato come una trina da sposa,
sui tetti spioventi delle baracche
stamani insolitamente chiassose,
sulle torrette di vedetta
con le tozze mitragliatrici,
sui campi brulli e sterminati
che ci circodano.
La guardo senza emozioni.
E i pensieri vi saltellano
come quei corvi
là in fondo
impettiti e gracchianti....
Neve d'altri tempi
con tante impronte
e corse pazze
e risate per eco
ed allegre battaglie....
Neve su strade amiche
sui tetti che conosco
su vecchi filari di piante....
I corvi si levano in volo
con rapido battere d'ali
fermando i pensieri
che perdo nel loro gracchiare.
Tra poco sarò fuori
a calpestare la neve
coi grossi zoccoli di legno
che torturano i piedi |
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Titolo : ASCOLTA | Nome e cognome : D.G. | E-Mail : | 9/9/2009- Testo della poesia:
Cade il silenzio
sui pioppi
scivola tra fronde di faggi
immerge il cuore
nel sangue e ascolta....
la notte si fa muta
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Titolo : L'essere | Nome e cognome : Pinotota | E-Mail : | 9/9/2009- Testo della poesia:
Spaventapasseri
ti muovi al vento
senza anima nè sguardi.
Un'illusione di vita.
Fallace immagine
di un uomo
come tanti
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Titolo : L'Ultimo treno dell'est (7 - Fine) | Nome e cognome : Alessandro Varriale | E-Mail : | 9/9/2009- Testo della poesia:
I pochi benestanti di quel tempo , non avevano il bisogno di recarsi in quel luogo , in quanto il loro stato socioeconomico , li rendeva scevri da ogni supporto spirituale.
A Kalwaria , il tempo si è fermato , i Polacchi sono molto religiosi e non sono falsi praticanti , esiste mezzo secolo di distanza tra la le due culture , io spero per loro , che possano trasformare questo luogo alla stregua del Santuario di Montevergine , allora sarà indice di benessere per le nuove generazioni , ma con il palese dubbio della perdita della fede.
Entriamo nel Santuario , la struttura è maestosa , l’Altare è coperto da numerose sculture in oro massiccio da diciotto carati , è molto , forse troppo ,
non percepisco la solennità del luogo , sono solo molto curioso e sono in cerca di qualcuno che possa darmi qualche notizia.
Su di una lapide scritta in polacco , capisco solo che il marmo usato per la costruzione , proviene da Carrara!! La data , millequattrocentodieci , questo marmo ha percorso circa duemila chilometri e per cercare di capire le difficoltà del trasporto di quel periodo , devo immaginare ora , che il mio viaggio in treno dall’Italia , è paragonabile a due fermate del Metrò.
Su un tavolo ci sono le stampe con le cartoline , posters di Papa Giovanni Paolo II e numerosi oggettini con l’effige del Santuario , non c’è nessun commesso per la vendita , il prelievo ed il relativo pagamento sono regolate dalla propria coscienza.
Usciamo per ammirare i particolare del Santuario , è imponente , ha due cupole ai lati di un verde sbiadito a conferma che non ci sono stati lavori di restauro , il complesso , da quello che vedo è rimasto quasi intatto dalla sua costruzione.
Siamo da soli , un tenue segno di vita è dato dal vicino Seminario con la biancheria dei studenti che cerca di catturare il sole prigioniero di basse nuvole , le quali conferiscono all’ambiente un’atmosfera in sintonia del luogo , qui siamo quasi a cinquecento metri di altitudine ed il mutarsi del clima è continuo.
Cerchiamo i servizi igienici e seguiamo una indicazione di tipo internazionale , ci sono due “vespasiani” senza le porte , il locale è squallido e spartano , allora paragono al complesso dei servizi di Pompei. Li ci sono servizi di ultima generazione , l’acqua , il sapone , sono regolate da sistemi ad alta tecnologia , ed un impianto a circuito chiuso controlla e memorizza i passaggi per poi quadrare con i pagamenti.
Qui a Kalwaria , c’è solo la “latrina”, il progresso con le sue fotocellule ed i monitor , fanno parte di un altro mondo.
Lasciamo il luogo , Cristofer guarda una carta geografica della Regione e giù in pianura si dirige verso est , dopo circa mezzora siamo al castello di Krasiczyn. Ci sono molti turisti per visitarlo , ci accodiamo ad un gruppo con la guida , che in polacco descrive la storia del castello , io ed Antonio osserviamo la sua maestosità ed apprezziamo l’architettura , ma io ho un momento di sconforto quando scendiamo nella sala delle “torture” , osservo mestamente uno scheletro chiuso in una gabbia di ferro arrugginito da secoli , le sue falange delle mani stringono ancora il metallo , evidentemente per sostenersi in piedi , cosa avrà fatto di male , questa povera persona che da settecento anni sta pagando con l’umiliazione dei turisti che lo osservano solo mania di curiosità.
Avrà certamente commesso un atto molto grave , tale da giustificare una fine così terribile , ma non mi sembra giusto che le sue spoglie siano oggetto in un contesto turistico.
Anche oggi avvengono atroci delitti , ed i responsabili pagano in misura al rapporto del reato , senza diventano merce da vetrina , paragonabile alle squallide donne professioniste del sesso , messe in posa per essere visionate da curiosi e probabili clienti nelle strade di Amsterdam.
No, no , io lo guardo con rabbia pensando che lo hanno lasciato marcire vivo in un sotterraneo come un topo in gabbia. Ora non può sottrarsi alla vista dei turisti in quanto il proprietario del castello deve alimentare le sue casse e promuovere questo sito per incentivare con questo spot , le agenzie turistiche.
Mi esimo di descrivere altri sistemi di tortura , in quanto la mia sensibilità si rifiuta di consumare inchiostro , e poi anche i tasti del mio PC non sono abilitati per scrivere fatti , ove la mente umana è riuscita a dirigere le mani di spietati boia a commettere atti così barbarici e o r r e n d i.
E’ quasi l’una , quando lasciamo questa località , non sono turbato di quanto ho veduto , in quanto la mia mente ha già metabolizzato e archiviato il tutto nella zona dei ricordi flebili.
Arriviamo in un posto bellissimo , è il lago di Solina , data l’ora ci rifocilliamo in un locale improvvisato semiaperto , il pranzo è unico , petto di pollo , patate , mais e insalata , al modico prezzo di un Euro e cinquanta.
La giornata è molto soleggiata , c’è molta gente di tutti i ceti lungo la strada che porta al lago , siamo quasi in fila costretti anche dalle numerose bancarelle improvvisate che ne riducono lo spazio. Vendono di tutto , ma è tutta roba molto scadente e falsificata , mi riprometto di prendere una testimonianza del luogo , al ritorno.
Il lago è bellissimo , il colore dell’acqua è in simbiosi con il celo azzurro , la vegetazione lungo le coste , è fitta e rigogliosa , le sue piccole isole lo rendono affascinante tanto da far dimenticare le monotone e sterminate pianure della Regione.
Seguendo il percorso , vedo che mi trovo sulla diga del lago , una costruzione moderna , lungo i parapetti ci sono delle funi , ed immagino che avranno lo scopo di proteggere le persone che lavorano nella sottostante centrale idroelettrica durante l’inverno , quando le condizioni climatiche sono impervie per proteggersi dalle folate di vento. Al centro della diga , che è lunga circa un chilometro , la stabilità della struttura è resa elastica , sia per il
vento , che per l’escursione termica , infatti un leggero movimento ondulatorio si avverte , tanto che la scala Mercalli ne potrebbe valutare l’entità.
Sulla sponda opposta , c’è un parco attrezzato per bambini , e diversi locali prefabbricati destinati a bar e vendita di souvenir.
Mentre siamo seduti per consumare un gelato , veniamo investiti da una raffica di vento , il tempo è cambiato , la famosa “termica” , che tanto fa discutere durante le regate di vela , ci consiglia di far ritorno , e nella zona centrale della diga , il vento è forte , ma non preoccupante e penso alle persone che lavorano quì quando il tempo è inclemente.
Rientriamo nella zona mercato , sono attratto da un venditore di quadri , sono tutti paesaggi lacustri tranne uno , lo osservo e sono attratto dalla sua fattura , senza la cornice ed i ganci , il soggetto è di mio gradimento , è dipinto una dacia , non esito e con l’aiuto di una venditrice di verdura che parla bene l’italiano , faccio il mio primo investimento in Polonia , pago cinque Euro il mio “Smog” , questo è il nome d’arte dell’autore. Fiero di questo acquisto , già pregusto l’effetto di Smog appeso nella mia casa a fare da catalizzatore tra gli altri quadri che testimoniano i precedenti viaggi.
Sono quasi le diciassette quando in auto Cristofer , dopo aver esaminato la carta geografica , ci comunica che l’Ucraina dista appena mezzora d’auto e ci propone di andare subito dopo il confine per comprare delle bottiglie di vodka.
Io sono molto eccitato di questa imprevista meta e gli comunico che sono sprovvisto di passaporto , il suo cenno per farmi capire “ci penso io” , se da un lato mi consola , dall’altro mi preoccupa il pensiero di trovarmi in un territorio che fino a pochi anni fa , oltre al passaporto , occorreva anche il “visto “.
Un pò confuso , raggiungiamo la frontiera , Cristofer ci indica di uscire dall’auto per essere ispezionati da un doganiere , è giovane , i suoi tratti somatici riflettono la sua nazionalità , osservo quello che accade tra il nostro Cicerone e il comandante della dogana , una persona matura dall’aspetto poco gradevole. Fra loro inizia una sorta di trattativa fatta di gesti e qualche parola incomprensibile che dura una decina di minuti , essa termina quando Cristofer gli consegna una manciata di monete , si salutano calorosamente fissando entrambi gli l’orologio! Si , proprio come nelle scene di un film , quando devono fare un colpo.
Siamo in Ucraina , Antonio mi vede titubante e mi consola quando afferma che il suocero conosce bene il personale della frontiera in quanto molto spesso viene a fare acquisti per la sua fattoria per il valore del rapporto del cambio.
Dopo pochi chilometri percorsi su una strada sconnessa e insidiosa , ci fermiamo al primo paese , ha un nome scritto in cirillico , composto da lettere che non esistono da noi.
Entriamo in un locale che vende ti tutto , l’arredo è rimasto quello di un secolo prima , mi ricorda molto i county store di stile far west , con mercanzia mostrata in modo approssimativo , da un lato c’è il settore vendita con tre bilance destinate ai vari tipi di merce , una scaffalatura lunga quasi sei metri ed alta tre , che contiene i prodotti di piccola dimensione , mentre al suolo sono accatastati numerosi sacchi di concime , al centro c’è il bancone dei liquori che divide il locale , la cassa è unica e ci sono anche tavoli per consumare un frugale pasto ed una scala di legno a chiocciola per il piano superiore , dove ci sono delle camere per diversi usi.
Per restare nel clima dei film del far west , mancano due cose : Sam con la pianola strimpellando musica country senza interruzione ed il tavolo verde da poker , che qui non sarà mai importato.
Sento una musica di tipo russo che proviene dall’esterno , ne sono attratto e noto con stupore che due coppie stanno ballando , le dame sono vestite con abbigliamento di stile antico , molto belle e colorate che irradiano gioia a chi le osserva , di contro gli uomini , hanno un aspetto triste , i loro sguardi sono spenti , ballano come se fossero dei manichini , neanche due belle donne e tre bambini che impazientemente hanno bisogno delle attenzioni dei genitori , riescono a rilassare i loro zigomi.
Questo particolare l’avevo già notato il primo anno quando ci trasferimmo in Toscana , in una sagra che si tiene puntualmente ogni fine settimana , c’è una pista da ballo molto grande con musica dal vivo , il programma musicale è rigidamente fatto di “lisci” di Casadei memoria , ma dal maestro romagnolo ne fanno solo una scadente imitazione.
Le coppie composte principalmente da anziani pensionati che scendono in pista solo per inerzia e non per il gusto di ballare , ballano bene ma non si divertano , sono diversi decenni che si ripete questa usanza , ma loro sono ostinati come se fossero dei tossicodipendenti.
Da osservatore non amante di questo genere , li osservo molto dettagliatamente , tutte le coppie ballano allo stesso modo , sono molto concentrati come se stessero disputando una finale per la coppa del mondo , non sorridono mai , sono tesi e temono di sbagliare qualche passo.
No , il ballo secondo il mio modesto parere , dovrebbe essere un’esplosione di divertimento e non una sofferenza , si , loro sembrano soffrire , in quanto anche quando finisce un ballo e tornano a sedersi , la loro maschera umana resta pietrificata , non commentato , non ridono , penso che vengono in questo luogo forse per mancanza di alternative , se così fosse mi sentirei meno malinconico , dopo questo spettacolo , mi sono promesso di non ritornarci più , in quanto sono uscito sempre un po’ depresso.
La mia mente ha smesso per il momento di pensare alla vita in Italia ed ora sono quì in Ucraina. Io sono l’unico spettatore curioso ed attento a cercare di capire questa scena , ed allora deduco che ; qui la sensibilità e le emozioni non risiedono nel loro stile di vita , loro devono pensare a come risolvere i problemi del quotidiano , sono uomini che osservano in televisione il vivere occidentale e percepiscono che l’Eldorado per loro è solo una chimera. Non possono emozionarsi , essere sensibili e apprezzare il gusto della vita , quando bisogna cogliere i momenti fatti da particolari e sfumature , sia che essi siano felici o mesti , in quanto questi sentimenti restano un privilegio solo per pochi fortunati.
Mentre i miei compagni di viaggio sono intenti a fare shopping , io mi metto ad un tavolo per consumare un caffè , in questo caso la parola “consumare” , ha un effetto boomerang , in quanto è il sapore del caffè che assorbe il mio senso gustativo tanto da sembrare di aver bevuto acqua tiepida.
Mentre fumo con fierezza , in barba ai divieti che qui ancora non ci sono , osservo il tavolo vicino , c’è un uomo dall’aspetto indefinito , il suo abbigliamento non è consono alla stagione , è di mezza età e ha una barba incolta , il suo sguardo va verso il vuoto , forse non mi ha nemmeno notato.
Dopo due minuti , una signora giovane , ben vestita e truccata , tanto da conferirgli un aspetto gradevole e molto femminile , si avvicina al mio tavolo , mi guarda attentamente e senza esitare si siede sulle mie gambe , ho un attimo di stupore in questa situazione imbarazzante , cerco di capire se parla inglese , ma dalle sue gesta comprendo che l’unica lingua che conosce oltre all’ucraino , è quella internazionale e che il suo ruolo è di essere il polo d’ attrazione del locale.
La signora si avvicina al tavolo di fronte , dalle gesta capisco che l’uomo ha ordinato da mangiare e dalla tasca interna della giacca estrae una busta quadrata di circa dieci centimetri di lato.
Dopo due minuti , la donna arriva con una caraffa fumante e due piatti vuoti!
Ho un attimo di smarrimento , ma sono curioso , guardo attentamente con morbosità lo svolgersi della scena senza cautelarmi di sembrare troppo sfacciato , l’uomo con estrema calma apre la busta ed estrae altre due bustine dalle dimensioni di un francobollo da commemorazione , versa nel piatto l’acqua fumante e schiaccia con cura il contenuto della busta , versandolo nell’acqua , poi lo copre con l’altro piatto e osserva l’orario.
Dopo tre minuti , toglie il piatto di copertura e dalla bustina gialla
fuoriescono dei pezzettini di aspetto indefinito e da quella trasparente quattro gocce da sembrare olio , poi col cucchiaio mescola il tutto per amalgamare il papocchio.
La mia curiosità aumenta , mentre l’uomo , affonda il cucchiaio nella mistura a mò di minestra , divorandola in pochi secondi nonostante fumasse ancora.
La mia mente è sconvolta e cerco nervosamente Cristofer per capire che tipo di pasto ha consumato il mio dirimpettaio.
I miei compagni di viaggio sono concentrati all’acquisto di bottiglie di vodka e con frenesia vorrebbero comprarle tutte , hanno una cesta zeppa di cose più disparate e inutili , ma dato il loro costo (basso per noi) , l’avidità
ha la meglio ed usciamo con due grosse scatole da questo locale.
In auto chiedo a Cristofer che cosa avesse mangiato quell’uomo da incuriosirmi tanto , lui mi guarda sorridendo , senza esitazione capisce il mio stato d’attesa , con gesta e qualche parola mimata , mi dice che la busta si chiama “mivina” , è un pasto molto usato in questa nazione , il suo contenuto è composto da vermicelli liofilizzati che vanno sbriciolati in quanto gli ucraini non sanno usare la forchetta , Le bustine; nella gialla ci sono le spezie che danno il sapore di pollo , poi ci sono al gusto di carne , pesce , vongole , gamberetti ed altri sapori che non riesco a capire , nella bustina trasparente è sempre presente l’olio , questo pasto è di uso frequente e comune , costa al cambio sette centesimi ed è una rapida soluzione per riscaldare lo stomaco , in luogo al nostro brodino serale , altro che fast food , qui mister Mac Donals è presente sotto false spoglie.
Siamo fermi alla frontiera con la Polonia e si ripete quasi il rito dell’andata , la differenza è che al posto della manciata di monete , Cristofer porge quattro bottiglie al comandante dal berretto rosso , questo è il nostro lasciapassare per rientrare nella UE.
E’ notte fonda quando arriviamo a Gac , tutti dormono , con cautela consumiamo una frugale fotocopia della cena e tutti a nanna!!.
Mi sveglio al solito orario e con il piglio da andare in giro da solo , voglio misurami con me stesso , sono sereno e il mio spirito avventuriero , mi consiglia di andare in autobus a Lancut , Antonio approva senza esitare la mia iniziativa.
Arrivo alla fermata del bus e cerco qualche indicazione che possa aiutarmi , macchè , l’unica certezza è che in un quarto d’ora transitano una decina d’auto tutte dirette nella stessa direzione , dopo pochi minuti arriva un autobus , chiedo all’autista se và a Lancut e con un cenno della testa , mi da la conferma.
Sul lato guida c’è un registratore di cassa degli anni sessanta che emette lo scontrino come titolo di viaggio , il costo del biglietto è pari a circa 15 centesimi di Euro , compreso due aliquote di tasse.
L’autobus è molto vecchio , ma decoroso , ci sono diverse persone che mi guardano emanando simpatia e al mio fianco c’è una signora anziana che con un filino di voce mi sussurra : “Italia” , io annuisco con fierezza , ma questo proprio non me lo aspettavo !
Ma da cosa l’avrà capito che sono italiano , eppure non sono in abbigliamento tricolore , il mistero resta.
Arriviamo alla stazione dei bus di Lancut e l’arcano si scioglie in quanto mi viene incontro una signora la quale mi domanda in perfetto italiano , se mi trovo bene presso la famiglia che mi ospita , lei sembra di non capire il mio imbarazzo dovuto alla domanda che mi ha rivolto e ne esco con un “benissimo”.
Adesso tutto mi è chiaro , il tranquillo paesino di Gac’ , fatto da numerose case sparse e da miti abitanti , usano i metodi degli indiani d’America , i segnali di fumo! o forse il tam tam , no , no , in ogni latitudine i paesi sono paesi.
Cammino con sicurezza per la cittadina di Lancut ed ammiro la bellezza dei viali alberati , non sembra di essere in Polonia , in quanto qui si respira aria di benessere , la cittadina è ridente , tutta l’economia gravita per la presenza del Castello e del Museo , per le strade il traffico da la misura di quanto percepisce la mia mente.
Cerco freneticamente un bar , in centro ne incontro una decina che non mi ispirano fiducia per consumare un “cawa” (caffè) , ma un localino molto civettuolo mi cattura , l’insegna è “ cafe antico “ , la mostra è di stile ottocento , all’interno il personale è vestito in sintonia all’ambiente di lusso, in fondo alla sala un pianista crea un’atmosfera con brani internazionali classici , il clima è mistico in quanto l’arredo molto libertino della sala , sembra in conflitto con il computer alla cassa e la Faema con i vari accessori di ultima generazione.
Ordino il mio caffè espresso e non resto deluso sia dalla qualità che del servizio , e ci credo !!, ho pagato l’equivalente di un Euro e cinquanta , la stessa cifra pagata ai Campi Elisi di Parigi !!
Deduco che il locale è solo per turisti e quei pochi polacchi benestanti , in quanto qui lo stipendio medio non supera i duecentocinquanta Euro.
Arrivo al Castello e mi accodo ad un gruppo di visitatori , la visita dura un’ora e bisogna attendere l’orario d’ingresso al Museo scadenzato ogni sessanta minuti.
Nell’attesa , ci dirigiamo verso un salone , dove ci sono centinaia di sandali di tipo Francescano , ma dalle dimensione vatussiane , resto interdetto da questo e quando mi riprendo , noto che sono rimasto da solo alle prese con i sandali , levo le scarpe e non trovo la mia misura , strano , eppure calzo quarantatre , la custode capisce che sono in palese imbarazzo e mi indica che i sandali vanno calzati con le scarpe.
Raggiungo il gruppo al primo piano e capisco il perché dei sandali , i saloni hanno i pavimenti ricoperti da tappeti pregiati ed antichi.
La nostra guida spiega in polacco i reperti del Museo e non mi resta che ammirare senza capire , ma non mi dò per vinto in quanto sento da lontano una frase in inglese , è fatta!! Mi accodo a loro e riesco a comprendere qualche spiegazione.
Entriamo in una sala tutta di specchi con cornici dorate , al centro un’orchestra da camera composta da una decina di elementi , conferisce all’ambiente la dovuta solennità. (7 - fine)
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Titolo : Sapore cieco | Nome e cognome : amara | E-Mail : | 6/9/2009- Testo della poesia:
Il sapore di un bacio
lo riconosci dagli occhi
ma quando l'ago del desiderio
ha sparato nelle vene il suo siero
è già tardi....
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Titolo : L'ultimo treno dell'est (6) | Nome e cognome : Alessandro Varriale | E-Mail : | 5/9/2009- Testo della poesia:
Sono quasi le diciotto quando mi sveglio , mi sento riposato , con Antonio ci rechiamo in farmacia nella cittadina di Làncut ( si pronuncia Uansut) .
E’ una località moderna ed animata , con numerosi bar e vari locali di stile occidentale , il traffico d’auto è notevole , sono perplesso in quanto il confine con l’Ucraina dista pochi chilometri , non riesco a capire il motivo di tanta emancipazione.
Ci rechiamo in un grande parco recintato molto bello e le aiuole sono ben curate , la vegetazione con alberi secolari fanno da corollario ad un grande castello con tanto di fossato perimetrale , la costruzione risale al milleseicento ed ora è sede di un museo di fama mondiale.
Rientriamo a Gàc quasi al tramonto e mentre attendiamo la cena , Antonio mi indica un viottolo che conduce al cimitero , è una piccola altura , non ci sono recinzioni , ne custode , da lì si gode un panorama che l’orizzonte è indefinito.
Guardo le tombe con pochi fiori , molte di esse sono abbandonate , non ci sono loculi o cappelle , qui è tutto orizzontale , c’è un silenzio in sintonia del luogo.
La mia mente mi porta al cimitero di Napoli , dove ci sono costruzioni alte sei piani con tremila tombe numerate a secondo del piano , come negli alberghi , ci sono tre ascensori , un grande locale per piano , adibito ai servizi igienici e numerose fontane.
Per porre dei fiori ai parenti di mia moglie , dovetti fare numerose telefonate , in quanto non riuscivo a trovare il luogo.
Dall’esterno provenivano rumori assordanti del traffico intenso della città che “il riposo in pace”, anche se defunto , è un privilegio per pochi. Questi maestosi edifici sono giustificati dal fatto che lo spazio è poco , quindi bisogna cercarlo in verticale. Molte persone fanno ridurre i resti dei loro cari , per riporle in piccoli dimore e rivendere i loculi al miglior offerente , durante le trattative devono fare i conti con gli intermediari che sono persone le quali “impongono” la loro presenza a tutela che gli l’affari vadano a buon fine!
Qui , Bill Gate è presente , infatti c’è un ufficio amministrativo molto confortevole , decine di dipendenti lavorano alacremente per la gestione del complesso , hanno tutte apparecchiature moderne da far invidia ad una multinazionale di grande livello.
Se hai la fortuna di conoscere , come mia sorella Rosaria , un dipendente di questo ufficio , stai tranquillo , che quando verrà il momento , lui esaudirà la tua richiesta anche se impossibile , questa è la conferma che in Italia anche da morto hai bisogno della “raccomandazione”.
Il cimitero è anche dotato di personale per la custodia e sorveglianza , oltre a quelli per la normale attività cimiteriale , ha i custodi! Ma le autorità forse temono , che qualche volta il povero defunto possa uscire dalla sua dimora , per scappare da quel luogo o curiosare , allora interviene il custode che minacciosamente anche con le armi ! gli intima di ritornare al suo posto che gli spetta , la povera salma non ha scampo , non può morire due volte e mestamente obbedisce , ritornando nel suo loculo.
Il mio pensiero torna a quello che vedo , questi defunti stanno riposando in pace , loro ne hanno tutto il diritto , in questo piccolo ma “umano” cimitero , hanno trovato la vita eterna , sono finalmente liberi , tranquilli dopo una vita fatta di repressione sia fisica che mentale , ora dall’alto di questo piccolo altopiano , dominano con fierezza la sterminata pianura che li ha fatto recitare in vita , una parte da “comparse” , in quanto essi non avevano neanche la libertà di PENSARE o esprimere la loro opinione.
Questo , è il luogo dove possono riposare tranquilli per l’eternità.
Rientriamo in casa , Cristina ci attende per la cena , entriamo nella cucina per gli ospiti , ed egli ci serve un bel piatto di spaghetti di provenienza italica , mi mancavano molto anche se la fattura non è per la quale.
Terminata la cena , Antonio mi da la buona notte , guardo l’ora , sono le venti!
E’ ancora giorno , esco da solo in cerca di curiosare la zona , sono attratto dalla loro casa dall’architettura “fai da te” , vicino ci sono tante piccole case poco armoniose , ma decorose , tutte hanno molto spazio attorno con qualche timido accenno floreale , noto con piacere che nessuno ha un cane da guardia , sono recintate , ma i cancelli non hanno nessun tipo di chiusura , oltre la semplice maniglia.
Mi domando , qui i ladri non ci sono , cosa dovrebbero rubare , la gente è quasi tutta anziana e quei pochi giovani che non sono andati in occidente ,
sono tutti contadini con una buona cultura e la consapevolezza delle probabili insidie.
Faccio ritorno e nel giardino , il gazebo è illuminato , c’è Cristofer , la moglie Maria che parla un po’ italiano in quanto è stata a lavorare nel nostro paese due anni , poi ci sono Giorgio di ventotto anni e Yuri di venti , loro parlano un po’ d’inglese. Al centro del gazebo c’è un ampio tavolo ed intorno delle panche su di esso ci sono vari tipi di salatini e noccioline , birra a volontà e caffè.
Mentre osservo il tutto , Cristofer mi invita con un cenno a partecipare al loro
momento più bello dopo una lunga giornata di duro lavoro , i loro volti sono rilassati e compiaciuti , la mia presenza non li turba ed io partecipo contento entrando nel contesto del rituale.
Con Maria parlo in italiano , ma poi capisco che manco di rispetto agli altri , allora penso che forse è meglio parlare in inglese e poi i figli traducono in polacco ai genitori.
Tra salatini , birra e caffè , parliamo di politica , dell’ingresso della Polonia nella UE e del passato , quando questa nazione era nel “blocco” sovietico.
Cristofer , cinquantenne , non capisce l’inglese , ma dal suo viso , intuisco che ha percepito l’argomento e con estrema cautela fa un timido cenno , ci fa capire che vuole deviare questo discorso. I figli sono giovani e deduco , che lui voglia evitare il rinnovo di una piaga dolorosa , che Giorgio e Yuri si facciano una loro idea di quello che hanno letto e sentito e non vengono condizionati dai loro genitori.
La compagnia è buona e divertente , la birra comincia a fare il suo effetto , tanto che la loro poca predisposizione a socializzare , sono contaminate dalla mia spontaneità , coinvolgendoli in una atmosfera tutta partenopea , intonando anche qualche famoso canto del golfo napoletano.
Sono le ventitre , Cristofer , come un direttore d’orchestra fa un cenno e cala improvvisamente il sipario , per loro domani sarà , come tutti i giorni di questa stagione , una giornata lunga e dura , in attesa del letargo invernale , dove il loro lavoro sarà ridotto a governare i maiali e piccoli lavori di manutenzione.
Al rientro in casa , Cristofer mi indica il ripostiglio , apre la porta , resto ammutolito , è un locale di sei metri per cinque , con scaffalature fino al soffitto , lui non dice nulla , mi lascia curiosare e capisce che per me è una “prima visione” .
Ci sono centinaia di barattoli sottolio , conserve di carne sotto sale , sacchi di patate , farina , olio di semi e qualche bottiglia di vino italiano , che stona nella dispensa , in quanto il tutto è di produzione propria.
Con qualche cenno , capisco che le provviste , occorrono per l’inverno , quando la terra resta coperta dalla spessa neve per diversi mesi , sovente sono isolati dal mondo e la dispensa è il polmone della loro sopravivenza.
E’ mezzanotte , ci salutiamo e Cristofer mi fa capire che domani andremo in giro fino al confine con l’Ucraina.
Entro nel mio letto dopo una lunga giornata molto articolata , sono stanco , felice , ma eccitato di quello che mi attende.
Mi sveglio come al solito , sono le cinque , è ancora buio , sono impaziente ho bisogno di un goccio di caffè , ma devo scendere ben tre piani , rompo gli indugi e prendo un accendino in cerca della cucina che si trova al pianterreno , mi sento come un ladro , sono attento a non disturbare , ma chi mi da questo coraggio ? , sono un ospite e non è corretto gironzolare per casa alle cinque del mattino , capisco che sono un drogato di caffè e sigarette , ma questo non giustifica il mio comportamento anzi mi condiziona a non essere indipendente , mi deprimo , ma dura poco in quanto sento dei passi , è Maria , mi saluta con sorriso , mi chiede se ho dormito bene e mi toglie da questo stato imbarazzante , capisce la mia abitudine e prepara un buon caffè.
Prendo la tazzina e risalgo nella mia camera , vado sul terrazzo e sembro Radames quando ritorna vincitore.
Posso fumare ed ammirare l’aurora , è una sensazione consumata già mille volte , ma questa ha un sapore diverso , forse unica.
Nella casa ci sono ben quattro bagni , ma nessuno è completo degli accessori della nostra cultura italiana , quindi per espletare le funzione dell’igiene personale quotidiane , devo fare un tour di tre tappe , su altrettanti livelli.
Sono le otto , il sole riscalda la terra circostante facendo sollevare una leggera nebbiolina e nonostante siamo in estate , in questa latitudine è un fenomeno normale.
Gironzolo per il perimetro della tenuta in cerca di qualcosa che possa stupirmi ma sono interrotto da Antonio in quale annuncia che si parte per il giro turistico.
Dopo circa due ore di viaggio per strade deserte e tanta pianura , arriviamo ai piedi di una collina , siamo alle propaggine dei Carpazi , la strada è stretta e ripida , a metà salita incrociamo un gruppo di circa cinquanta giovani vestiti allo stesso modo , che di corsa vanno verso valle e provengono dal Santuario di Kalwaria , posto in cima alla collina , sono seminaristi che quotidianamente fanno lo stesso percorso durante la pausa di studio.
Arriviamo alla spianata del colle , vedo diverse baracche chiuse destinate alla vendita di souvenirs durante la domenica , quando questo luogo è popolato dai fedeli della Regione sud orientale.
Il contesto è molto approssimativo , ma io lo apprezzo , in quanto un luogo per fini religiosi , non deve essere di lusso per essere valutato “solo” per la sua architettura moderna e sfarzosa , qui tutto è rimasto intatto da sempre come non lo è la zona circostante al Santuario di Monte Vergine in Irpinia.
Quando andavo con i miei genitori negli anni cinquanta , c’erano numerose bancarelle che vendevano di tutto , c’erano appese le famose “castagne del prete” , sono delle castagne cotte al forno e forate al centro in modo da essere
infilate da uno spago per formare una collana , all’epoca , questo era il mitico souvenir della testimonianza di essere stati a Monte Vergine , ma il contesto era spartano , esso era riservato solo per il popolo che si aggrappava alla religione per scaricare le tensioni di un malessere esistenziale.
Oggi , tutto è cambiato , ci sono numerosi Alberghi e Ristoranti , le vecchie bancarelle si sono trasformate come per incanto , in boutique , ed hanno articoli griffati da far invidia ai più famosi luoghi di fama internazionale.
A cavallo , tra gli anni quaranta e cinquanta , c’erano diversi artigiani del mio quartiere , che durante il giorno di riposo , non si curavano della famiglia , si organizzavano da soli e andavano a Monte Vergine con macchine e autista
prese a noleggio. Le auto erano di lusso e scoperte con ornamenti floreali , si vestivano con abiti dai colori vivaci e con scarpe rigorosamente di pelle
bianca , sul capo non mancava la famosa “paglietta” , questo abbigliamento , gli conferivano un aspetto di festaioli , infatti la loro meta non era la cima del Santuario , ma bensì , lussuosi ristoranti di Mercogliano (località sita ai piedi del monte) , per consumare le prelibatezze del luogo e abbandonarsi in bagordi con Bacco , poi con Venere si ergevano ad uomini “veri” , per una disputa squallida tra loro per vantare la loro mascolinità in un giorno vissuto da protagonista. Al rientro , avevano consumato quasi tutti il loro averi , frutto di una settimana di duro lavoro , poi quotidianamente lasciavano pochi spiccioli alle mogli , che dovevano subire oltre all’umiliazione , anche il problema di sfamare famiglie numerose con quei pochi soldi lasciati quasi a titolo di ricompensa quando Venere non era raggiungibile.
(6 - continua) |
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Titolo : Il sorriso | Nome e cognome : Adriana Casella | E-Mail : | 30/8/2009- Testo della poesia:
Un sorriso non costa niente e produce molto arrichisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo da.
Dura un solo istante,
ma talvolta il suo ricordo è eterno.
Nessuno è così ricco da poter farne a meno,
nessuno è abbastanza povero da non meritarlo.
Crea la felicità in casa,
è il segno tangibile dell'amicizia,
un sorriso da riposo a chi è stanco,
rende coraggio ai più scoraggiati,
non può essere comprato, ne prestato, ne rubato,
perchè è qualcosa di valore solo nel momento in cui viene dato.
E se qualche volta incontrate qualcuno
che non sa più sorridere,
siate generoso,dategli il vostro,
perchè nessuno ha mai bisogno di un sorriso
quanto colui che non può regalarne ad altri.
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Titolo : Io non mi sento italiano | Nome e cognome : di Giorgio Gaber | E-Mail : | 28/8/2009- Testo della poesia:
Io G. G. sono nato e vivo a Milano.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell'inno nazionale
di cui un po' mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
se arrivo all'impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.
Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che tutto è calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.
Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c'è un'altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido "Italia, Italia"
c'è solo alle partite.
Ma un po' per non morire
o forse un po' per celia
abbiam fatto l'Europa
facciamo anche l'Italia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono. |
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Titolo : INTERMEZZI DI FABRIZIO | Nome e cognome : di Fabrizio de Andrè | E-Mail : | 27/8/2009- Testo della poesia:
Gli arcobaleni d'altri mondi
hanno colori che non so.
Lungo i ruscelli d'altri mondi
nascono fiori che non ho.
Sopra le tombe d'altri mondi
nascono fiori che non so.
Ma tra i capelli d'altri amori
muoiono fiori che non ho.
La polvere, il sangue, le mosche, l'odore
per strada e fra i campi la gente che muore.
E tu, tu la chiami guerra e non sai che cos'è
e tu, tu la chiami guerra e non ti spieghi perchè.
L'autunno negli occhi, l'estate nel cuore
la voglia di dare, l'istinto di avere.
E tu, tu lo chiami amore e non sai che cos'è
e tu, tu lo chiami amore e non ti spieghi perchè. |
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Titolo : Le ultime cose | Nome e cognome : Silvietta | E-Mail : | 23/8/2009- Testo della poesia:
Un'ombra sei
a distrarre
le mani silenti,
in un attimo immenso
dimentico
la nostra terra straniera
e
domani mi chiamerò
d'amore....
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Titolo : La vecchia baracca sul Serchio | Nome e cognome : Giovanni Vietto | E-Mail : | 20/8/2009- Testo della poesia:
Eri giallastra posata su vecchie traverse
mi accoglievi d'estate, mi riparavi dal sole,
mi ospitavi d'inverno, mi proteggevi dal freddo.
Intorno ti feci una bella cornice,
pitosforo a nord ed evonimo ad est;
ad ovest e a sud tanti bei tamerici.
Com'eri bella per me!
Appena tra i platani ti intravedevo il mio cuore gioiva.
Ed ora sei là, fatta a pezzi, non servi più a nulla.
Vecchia baracca, quanto bel tempo ho trascorso con te.
Ma perché mi hai disfatto? tu dirai, è difficile dirlo
tu non potresti capire.
L'uomo è così complicato!
Pensa un po', il cibo abbonda nel mondo, eppure c'è
ancora chi muore di fame.
Tutti chiedono pace, e tutti costruiscono bombe;
se un uomo è nero di pelle deve essere servo;
se chiedi giustizia o libertà, in manicomio o in galera
un altr'uomo ti manda.
A questo punto diresti: hai ragione non posso capire
ho la testa di legno.
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Titolo : QUI CI SONO TUTTI | Nome e cognome : WASCO | E-Mail : | 16/8/2009- Testo della poesia:
Qui ci son tutti.
i belli insieme ai brutti
i cattivi ed i buoni
le sacre ragioni
e i motivi oscuri
le spinte dei titani
frenate dagli umani
Qui ci son tiutti
i luoghi desolati
i templi sfavillanti
i fedeli adoranti
e i folli miscredenti
l'acidità repressa
l'attesa di una mossa
dissolta in un dettaglio
sintomatica corsa
immagine scomparsa.
Ci son davvero tutti.
il bene per il meglio
il giocoliere nudo
nel vuoto e nel silenzio
l'incoscienza vagante
della ragione assente.
Ci son senz'altro tutti.
c'è l'inatteso canto
del cielo circolare
della divina mente
l'infinito presente
il bambino inquietante
guerriero primordiale
augure oscuro saggio
invisibile karmico
notturno naturale
fiorito acidamente
ultima via del mondo
inutile fluttuante.
Ci sono infine tutti.
abbondanti estasiati
emozionati e nudi
danzanti e illuminati
dal nulla definiti
metafisici aruspici
di astarte e di nettuno
faciati dolcemente
dentro un libro di lino
le folgori fatali
nel globale trascese
istrionici supremi
personalmente soli.
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