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Titolo : L'ultimo treno dell'est (5) | Nome e cognome : Alessandro Varriale | E-Mail : | 15/8/2009- Testo della poesia:
Sono quasi le diciotto quando mi sveglio , mi sento riposato , con Antonio ci rechiamo in farmacia nella cittadina di Làncut ( si pronuncia Uansut) .
E’ una località moderna ed animata , con numerosi bar e vari locali di stile occidentale , il traffico d’auto è notevole , sono perplesso in quanto il confine con l’Ucraina dista pochi chilometri , non riesco a capire il motivo di tanta emancipazione.
Ci rechiamo in un grande parco recintato molto bello e le aiuole sono ben curate , la vegetazione con alberi secolari fanno da corollario ad un grande castello con tanto di fossato perimetrale , la costruzione risale al milleseicento ed ora è sede di un museo di fama mondiale.
Rientriamo a Gàc quasi al tramonto e mentre attendiamo la cena , Antonio mi indica un viottolo che conduce al cimitero , è una piccola altura , non ci sono recinzioni , ne custode , da lì si gode un panorama che l’orizzonte è indefinito.
Guardo le tombe con pochi fiori , molte di esse sono abbandonate , non ci sono loculi o cappelle , qui è tutto orizzontale , c’è un silenzio in sintonia del luogo.
La mia mente mi porta al cimitero di Napoli , dove ci sono costruzioni alte sei piani con tremila tombe numerate a secondo del piano , come negli alberghi , ci sono tre ascensori , un grande locale per piano , adibito ai servizi igienici e numerose fontane.
Per porre dei fiori ai parenti di mia moglie , dovetti fare numerose telefonate , in quanto non riuscivo a trovare il luogo.
Dall’esterno provenivano rumori assordanti del traffico intenso della città che “il riposo in pace”, anche se defunto , è un privilegio per pochi. Questi maestosi edifici sono giustificati dal fatto che lo spazio è poco , quindi bisogna cercarlo in verticale. Molte persone fanno ridurre i resti dei loro cari , per riporle in piccoli dimore e rivendere i loculi al miglior offerente , durante le trattative devono fare i conti con gli intermediari che sono persone le quali “impongono” la loro presenza a tutela che gli l’affari vadano a buon fine!
Qui , Bill Gate è presente , infatti c’è un ufficio amministrativo molto confortevole , decine di dipendenti lavorano alacremente per la gestione del complesso , hanno tutte apparecchiature moderne da far invidia ad una multinazionale di grande livello.
Se hai la fortuna di conoscere , come mia sorella Rosaria , un dipendente di questo ufficio , stai tranquillo , che quando verrà il momento , lui esaudirà la tua richiesta anche se impossibile , questa è la conferma che in Italia anche da morto hai bisogno della “raccomandazione”.
Il cimitero è anche dotato di personale per la custodia e sorveglianza , oltre a quelli per la normale attività cimiteriale , ha i custodi! Ma le autorità forse temono , che qualche volta il povero defunto possa uscire dalla sua dimora , per scappare da quel luogo o curiosare , allora interviene il custode che minacciosamente anche con le armi ! gli intima di ritornare al suo posto che gli spetta , la povera salma non ha scampo , non può morire due volte e mestamente obbedisce , ritornando nel suo loculo.
Il mio pensiero torna a quello che vedo , questi defunti stanno riposando in pace , loro ne hanno tutto il diritto , in questo piccolo ma “umano” cimitero , hanno trovato la vita eterna , sono finalmente liberi , tranquilli dopo una vita fatta di repressione sia fisica che mentale , ora dall’alto di questo piccolo altopiano , dominano con fierezza la sterminata pianura che li ha fatto recitare in vita , una parte da “comparse” , in quanto essi non avevano neanche la libertà di PENSARE o esprimere la loro opinione.
Questo , è il luogo dove possono riposare tranquilli per l’eternità.
Rientriamo in casa , Cristina ci attende per la cena , entriamo nella cucina per gli ospiti , ed egli ci serve un bel piatto di spaghetti di provenienza italica , mi mancavano molto anche se la fattura non è per la quale.
Terminata la cena , Antonio mi da la buona notte , guardo l’ora , sono le venti!
E’ ancora giorno , esco da solo in cerca di curiosare la zona , sono attratto dalla loro casa dall’architettura “fai da te” , vicino ci sono tante piccole case poco armoniose , ma decorose , tutte hanno molto spazio attorno con qualche timido accenno floreale , noto con piacere che nessuno ha un cane da guardia , sono recintate , ma i cancelli non hanno nessun tipo di chiusura , oltre la semplice maniglia.
Mi domando , qui i ladri non ci sono , cosa dovrebbero rubare , la gente è quasi tutta anziana e quei pochi giovani che non sono andati in occidente ,
sono tutti contadini con una buona cultura e la consapevolezza delle probabili insidie.
Faccio ritorno e nel giardino , il gazebo è illuminato , c’è Cristofer , la moglie Maria che parla un po’ italiano in quanto è stata a lavorare nel nostro paese due anni , poi ci sono Giorgio di ventotto anni e Yuri di venti , loro parlano un po’ d’inglese. Al centro del gazebo c’è un ampio tavolo ed intorno delle panche su di esso ci sono vari tipi di salatini e noccioline , birra a volontà e caffè.
Mentre osservo il tutto , Cristofer mi invita con un cenno a partecipare al loro
momento più bello dopo una lunga giornata di duro lavoro , i loro volti sono rilassati e compiaciuti , la mia presenza non li turba ed io partecipo contento entrando nel contesto del rituale.
Con Maria parlo in italiano , ma poi capisco che manco di rispetto agli altri , allora penso che forse è meglio parlare in inglese e poi i figli traducono in polacco ai genitori.
Tra salatini , birra e caffè , parliamo di politica , dell’ingresso della Polonia nella UE e del passato , quando questa nazione era nel “blocco” sovietico.
Cristofer , cinquantenne , non capisce l’inglese , ma dal suo viso , intuisco che ha percepito l’argomento e con estrema cautela fa un timido cenno , ci fa capire che vuole deviare questo discorso. I figli sono giovani e deduco , che lui voglia evitare il rinnovo di una piaga dolorosa , che Giorgio e Yuri si facciano una loro idea di quello che hanno letto e sentito e non vengono condizionati dai loro genitori.
La compagnia è buona e divertente , la birra comincia a fare il suo effetto , tanto che la loro poca predisposizione a socializzare , sono contaminate dalla mia spontaneità , coinvolgendoli in una atmosfera tutta partenopea , intonando anche qualche famoso canto del golfo napoletano.
Sono le ventitre , Cristofer , come un direttore d’orchestra fa un cenno e cala improvvisamente il sipario , per loro domani sarà , come tutti i giorni di questa stagione , una giornata lunga e dura , in attesa del letargo invernale , dove il loro lavoro sarà ridotto a governare i maiali e piccoli lavori di manutenzione.
Al rientro in casa , Cristofer mi indica il ripostiglio , apre la porta , resto ammutolito , è un locale di sei metri per cinque , con scaffalature fino al soffitto , lui non dice nulla , mi lascia curiosare e capisce che per me è una “prima visione” .
Ci sono centinaia di barattoli sottolio , conserve di carne sotto sale , sacchi di patate , farina , olio di semi e qualche bottiglia di vino italiano , che stona nella dispensa , in quanto il tutto è di produzione propria.
Con qualche cenno , capisco che le provviste , occorrono per l’inverno , quando la terra resta coperta dalla spessa neve per diversi mesi , sovente sono isolati dal mondo e la dispensa è il polmone della loro sopravivenza.
E’ mezzanotte , ci salutiamo e Cristofer mi fa capire che domani andremo in giro fino al confine con l’Ucraina.
Entro nel mio letto dopo una lunga giornata molto articolata , sono stanco , felice , ma eccitato di quello che mi attende.
Mi sveglio come al solito , sono le cinque , è ancora buio , sono impaziente ho bisogno di un goccio di caffè , ma devo scendere ben tre piani , rompo gli indugi e prendo un accendino in cerca della cucina che si trova al pianterreno , mi sento come un ladro , sono attento a non disturbare , ma chi mi da questo coraggio ? , sono un ospite e non è corretto gironzolare per casa alle cinque del mattino , capisco che sono un drogato di caffè e sigarette , ma questo non giustifica il mio comportamento anzi mi condiziona a non essere indipendente , mi deprimo , ma dura poco in quanto sento dei passi , è Maria , mi saluta con sorriso , mi chiede se ho dormito bene e mi toglie da questo stato imbarazzante , capisce la mia abitudine e prepara un buon caffè.
Prendo la tazzina e risalgo nella mia camera , vado sul terrazzo e sembro Radames quando ritorna vincitore.
Posso fumare ed ammirare l’aurora , è una sensazione consumata già mille volte , ma questa ha un sapore diverso , forse unica.
Nella casa ci sono ben quattro bagni , ma nessuno è completo degli accessori della nostra cultura italiana , quindi per espletare le funzione dell’igiene personale quotidiane , devo fare un tour di tre tappe , su altrettanti livelli. (5 - continua) |
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Titolo : A Emanuela | Nome e cognome : Mina | E-Mail : | 12/8/2009- Testo della poesia:
Cuore invaso da onde di disperazione
lacrime come pioggia battente
singhiozzi come sordi tuoni
occhi velati da una nebbia di dolore
pensieri lancinanti che battono sulle tempie per uscire
una frase, la tua frase:
le mani rincorrono la mia mente che vola
caos calmo
disperata rassegnazione
vola alta nel cielo portando tra le tue ali il nostro amore
noi qui a consumare chilometri di dolore
annaspando tra i ricordi...per non affogare
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Titolo : La canzone del Maggio | Nome e cognome : Fabrizio de Andrè | E-Mail : | 11/8/2009- Testo della poesia:
INTRODUZIONE
Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...
CANZONE DEL MAGGIO ('68)
Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.
E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti.
Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le "pantere"
ci mordevano il sedere
lasciandoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.
E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.
E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti. |
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Titolo : S'I' FOSSE FOCO | Nome e cognome : Cecco Angiolieri | E-Mail : | 8/8/2009- Testo della poesia:
S'ì fosse foco, arderei 'l mondo;
s'ì fosse vento, lo tempesterei;
s'ì fosse acqua; ì' l'annegherei;
s'ì fosse Dio, mandereil'en profondo
s'ì fosse papa, sarè allor giocondo,
che tutt'i cristiani imbrigherei;
s'ì fosse 'mperator, sa che farei?
a tutti mozzerei lo capo a tondo
s'ì fosse morte, andarei da mio padre;
s'ì fosse vita, fuggirei da lui:
similmente faria da mi'madre
s'ì fosse Cecco, come sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre :
e vecchie e laide lassarei altrui. |
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Titolo : FILAMENTI VERDI | Nome e cognome : Massimiliano Antonucci | E-Mail : | 8/8/2009- Testo della poesia:
Mando tutto all’aria: sedie tavoli
ed uomini
inizio a vestirmi
perché ho giurato che ti verrò incontro
a mangiarti il cuore
e ti assalirò per il bisogno estremo di riscaldarmi
e per una fame vecchia di mille generazioni
la tua dolcezza si espande sulla faccia
scaricando lacrime gentili
e l’aria diventa insopportabile
come il vestito che porti indosso
troverai fondi di bottiglia nei miei occhi
e lucciole ancora accese
tram affollati di gente
pazzi illuminano
i piani disarticolati della mia esistenza
ora che ti fulmino dal cielo o dalla terrazza di casa mia
in un giorno poco buono per tutti
scaraventandoti tuoni bagnati di pioggia
e filamenti verdi
che continuano a cadere
fitti fitti
sopra questo mondo di merda.
Ti immagino mentre ti spogli
e t’immagino mentre ti rivesti all’indomani
quando sederemo con mani calde
per nutrirci dei nostri occhi
e per andare avanti
con o senza gli altri.
Altre poesie nel sito:
www.massimilianoantonucci.it
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Titolo : L' ultimo treno dell'est (4) | Nome e cognome : Alessandro Vareriale | E-Mail : | 7/8/2009- Testo della poesia:
Il viaggio continua lentamente in quanto il treno effettua numerose fermate e finalmente vedo la periferia di una città , è Cracovia , ammiro con stupore i suoi palazzi in quanto hanno una architettura occidentale , viali larghissimi e noto anche che essa è molto animata. Il mio pensiero corre subito al nostro caro Papa polacco , che è stato Vescovo qui per molti anni prima di essere stato eletto a Roma.
Nel treno c’è un’atmosfera poco calorosa , la gente pensa i propri problemi e una cosa mi salta nella mia mente , è luglio , il treno è affollato , mi domando; ma dove vanno tutti questi passeggeri?
La risposta non la trovo in quanto non dialogo con nessuno , ma poi penso che per mancanza di lavoro e per il clima mite , molti si spostano per tornare nei paesi d’origine
E’ mezzogiorno , manca quasi un’ora per raggiungere la mia destinazione , Antonio mi telefona dicendomi che già si trova con il suocero ad attendermi alla stazione con l’auto per poi proseguire per Gàc ed io gli comunico che il treno è in orario e che l’arrivo a
Rzeszòw è previsto per le ore tredici e dieci.
Il mio stato d’animo sta mutando , in quanto avverto dell’ansia mista a curiosità , la mia solitudine sta finendo ed il mio spirito avventuriero ha i minuti contati , ma questo mutamento non mi deprime , anzi.
Alle tredici e venti il treno si ferma , il mio viaggio in treno è concluso , esco un po’ confuso ma felice , vedo da lontano Antonio che mi viene incontro
e ci rechiamo all’uscita della stazione di Rzeszòw , la città è animata e popolosa , c’è molto traffico nelle vicinanze della stazione , raggiungiamo l’auto del suocero il quale mi saluta timidamente ma cortesemente prende il bagaglio e mi indica di salire al suo fianco di guida. Lui si chiama Cristofer parla solo polacco , è simpatico , cordiale , un uomo di bell’aspetto ma timoroso e impacciato.
Siamo in una sorta di pulmino-furgone , ci sono sei posti e sul posteriore un ampio bagagliaio , mentre scruto l’auto , guardo poco la città e quando passa l’euforia dell’incontro , osservo con curiosità il panorama.
Le strade sono asfaltate di recente e il traffico in periferia , è da ferragosto italiano , incrociamo un autobus di linea di colore blu sbiadito con il portabagagli sul tetto e mi ricorda che lo stesso era nel film di Vittorio de Sica “La ciociara” , ambientato appunto in Ciociaria , quindi mi ritrovo a vivere in un contesto degli anni cinquanta , un tuffo nel passato ! questa situazione mi crea una crisi mistica , in quanto se da una lato mi fa rivivere l’ambiente di
quando ero ragazzo con tutte le emozioni ed i ricordi legati alla mia famiglia composta da dieci persone , i miei amici d’infanzia e i giochi spensierati senza nessun fine , di contro si riapre la ferita mai cicatrizzata dei lutti immaturi dei miei cari .
Riprendo con uno stato d’animo un po’ confuso e la vita continua di nuovo con il mio spirito avventuriero a caccia di novità e curiosità.
Le campagne sono incolta e trascurate , ogni tanto ci sono macchie di girasoli che danno il profumo ed il ricordo del famoso film con la Loren e Mastroianni.
Dopo circa venti minuti che siamo in macchina , ci fermiamo in un piccolo centro abitato , c’è il mercato della frutta , forse frutta non è esatto in quanto ci sono solo mele in abbondanza , Cristofer prende ventidue cassette! , Antonio osserva il mio sguardo di ghiaccio in cerca di una risposta per giustificare una scorta di mela paragonabile ad una mensa militare , e mi conforta quando mi dice che i suoceri hanno in allevamento circa duecento maiali.
Sono le quattordici quando lasciamo l’arteria principale ed imbocchiamo una strada secondaria con tanta campagna e diverse case sparse , siamo a Gàc,
l’auto si ferma tra due case di recente costruzione , a destra l’abitazione è una sorta di villa dall’architettura ibrida , alta cinque piani , il tetto spiovente e conto velocemente circa venti finestre!
Antonio mi fa da Cicerone ed entriamo in casa , l’ingresso è ampissimo con numerose porte , poi mi dice di togliere le scarpe per calzare delle pantofole e di riporre le mie nella scarpiera , vedendo numerose calzature di diverse fogge e tanti stivali ancora con la mota sui bordi , allora capisco il rituale , in quanto nel caso di pioggia o neve , la casa non si sporca , questo
fatto penso sia comune in tutte le latitudini quando si lavora con gli animali e si coltiva la terra.
Entriamo in cucina e come spesso accade le presentazioni sono incomprensibili ma molto calorose , mi salutato con un “ciao” tre donne e due baldi giovani , poi Antonio mi indica di entrare in una altra cucina quasi identica e consumiamo da soli il nostro pasto composto da tante patate con un pezzo di carne in umido , il vino è il Chianti della cassa che gli avevo dato in Italia.
Cristina mi accompagna nella mia camera posta al terzo piano e mi consiglia di riposarmi un po’. Il letto è ad una piazza e mezza e noto che manca il lenzuolo di sopra , c’è una coperta molto morbida e nonostante è luglio , qui la temperatura non è da estate inoltrata.
Mi metto a curiosare nella camera ed osservo una cristalliera con numerosi piatti , bicchieri e tazzine di varie dimensioni , il tutto ben mantenuto , questi servizi li avevo già visti circa cinquantenni fa nelle case napoletane dei miei parenti , deduco che questa distanza di tempo è uguale attualmente a quella che passa tra la cultura ed usanza tra l’ovest e l’est.
Cristina mi aveva raccomandato di non fumare in casa e mi viene in soccorso un ampia terrazza che domina tutta la loro tenuta , essa è ben curata e sono dotati di numerosi attrezzi moderni per lavorarla , c’è un grosso trattore con rimorchio ed un ampio locale coperto per il rimessaggio del tutto.
A circa trenta metri sento uno stridio incessante , proviene da una stalla
molto grande , è la dimora dei duecento maiali che mi aveva parlato Antonio
al mercato delle mele , questo non mi infastidisce , anzi esso rompe il silenzio e la monotonia del luogo.
La stanchezza mi suggerisce di andare a letto , esso è comodo ed ampio e mi addormento in un baleno. (4 - continua) |
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Titolo : Inverno | Nome e cognome : Fabrizio de Andrè | E-Mail : | 7/8/2009- Testo della poesia:
Sale la nebbia sui prati bianchi
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo.
Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate.
Anche la luce sembra morire
nell'ombra incerta di un divenire
dove anche l'alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera.
Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l'amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.
La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve
l'inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli, da un'alba antica.
Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti. |
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Titolo : LEGGENDA DI NATALE | Nome e cognome : Fabrizio de Andrè | E-Mail : | 5/8/2009- Testo della poesia:
Parlavi alla luna giocavi coi fiori
avevi l'età che non porta dolori
e il vento era un mago, la rugiada una dea,
nel bosco incantato di ogni tua idea
nel bosco incantato di ogni tua idea.
E venne l'inverno che uccide il colore
e un babbo Natale che parlava d'amore
e d'oro e d'argento splendevano i doni
ma gli occhi eran freddi e non erano buoni
ma gli occhi eran freddi e non erano buoni.
Coprì le tue spalle d'argento e di lana
di perle e smeraldi intrecciò una collana
e mentre incantata lo stavi a guardare
dai piedi ai capelli ti volle baciare
dai piedi ai capelli ti volle baciare.
E adesso che gli altri ti chiamano dea
l'incanto è svanito da ogni tua idea
ma ancora alla luna vorresti narrare
la storia d'un fiore appassito a Natale
la storia d'un fiore appassito a Natale. |
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Titolo : LA STAGIONE DEL TUO AMORE | Nome e cognome : Fabrizio de Andrè | E-Mail : | 4/8/2009- Testo della poesia:
La stagione del tuo amore
non è più la primavera
ma nei giorni del tuo autunno
hai la dolcezza della sera
se un mattino fra i capelli
troverai un po' di neve
nel giardino del tuo amore
verrò a raccogliere il bucaneve
passa il tempo sopra il tempo
ma non devi aver paura
sembra correre come il vento
però il tempo non ha premura
piangi e ridi come allora
ridi e piangi e ridi ancora
ogni gioia ogni dolore
poi ritrovarli nella luce di un'ora
passa il tempo sopra il tempo
ma non devi aver paura
sembra correre come il vento
però il tempo non ha premura
piangi e ridi come allora
ridi e piangi e ridi ancora
ogni gioia ogni dolore
puoi ritrovarli nella luce di un'ora |
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Titolo : COME ME | Nome e cognome : Massimiliano Antonucci | E-Mail : | 3/8/2009- Testo della poesia:
Uno disfatto come me
sotto lo stormo confuso di uccelli imbecilli
che ruotano a vuoto
e lanciano versi…
ma io so cosa vogliono dirmi.
Io so già tutto della vita e della follia
e nessuno può aiutarmi a sfondare col cranio ogni stipite di porta che incontro,
la bestia di uomo truccata a modo che si presenta all’uscio
e divento il punto d’incontro fra l’animale e la persona
bellissimo esemplare di dio moderno che non guarda in faccia a nessuno.
Altre poesie nel sito:
www.massimilianoantonucci.it
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Titolo : PADRE NOSTRO | Nome e cognome : Massimiliano Antonucci | E-Mail : | 2/8/2009- Testo della poesia:
Padre nostro
che sei negli storpi
negli anfratti e nelle puttane,
sia santificato anche il mio nome
cada ogni regno
e venga fatta giustizia
in terra e per sempre.
Dacci oggi la forza di andare avanti,
lenisci la nostra ansia quotidiana
e salvaci dai simili che nutrono il demone del giudizio
ma liberami dall’ipocrisia della schiavitù.
Altre poesie nel sito:
www.massimilianoantonucci.it
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Titolo : L'Ultimo treno dell'est (3) | Nome e cognome : Alessandro Varriale | E-Mail : | 2/8/2009- Testo della poesia:
Sono le quasi le ventuno , quando Anna mi comunica che sono giunto a Katowice , guardo fuori , le luci della città mi confermano della sua vastità ,
prendo con ansia il mio bagaglio e con un pò di malinconia
velata , saluto calorosamente Anna e Monica e scendo dal treno.
Sono mentalmente pronto ed eccitato a mettere i piedi sul suolo
polacco , molti passeggeri scendondo, io li seguo come fanno le pecore
nel gregge , il mio sguardo è frenetico alla ricerca di stupirmi , scendo nella stazione e mi fermo intralciando anche il gregge , osservo con stupore che la stazione è un grosso mercato semiaperto , vendono di tutto , il mio pensiero
corre a duemila chilometri lontano; Forcella , La Maddalena , sono dei piccoli mercati in confronto , la merce è scadente e i prezzi non posso valutarli perchè non conosco la moneta in corso , in quanto l’euro non c’è ancora.
Mi avvicina una signora che parla bene l’italiano , penso che dal mio comportamento e anche dall’aspetto , lei abbia capito che vengo dall’Italia , con prudenza l’ascolto e mi invita a seguirla spiegandomi che lavora nel Veneto come colf e vuole aiutarmi a cambiare le banconote da euro in “plot”
assicurandomi la sua presenza per non farmi “fregare”, stiamo superando il mercato e entriamo in un’area destinata a numerosi negozi non alimentari ,
sono molti i locali da ristoro ma visto la loro fatiscenza, li evito.
Ci sono tanti box office di cambio e si chiamano tutti “Cantone”, con questo nome penso che siano tutti della stessa azienda e ne resto perplesso , con l’assistenza della signora espleto la funzione del cambio dando uno sguardo al listino delle valute , cambio cinquanta euro , ricevendo centottanta plot con tanto di ricevuta , il valore d’acquisto in Polonia è di uno a cinque , questo dato lo apprezzo , in quanto è la prima volta che sono in una nazione dove la nostra moneta ha più valore , sarà merito dell’euro?
Parlottando con la signora ci avviciniamo all’uscita e lei mi raccomanda che se prendo un taxi di fare attenzione , ci salutiamo e la ringrazio della sua collaborazione.
Sono quasi le ventuno e trenta , piove a dirotto e fa freddo , di taxi c’è l’inflazione , mi viene incontro un signore anziano , prende il bagaglio e in polacco mi invita a montare sul taxi , gli chiedo se parla l’inglese ma dalla risposta capisco che dovrò usare altri sistemi. Alla mia domanda di portarmi in un hotel dove posso anche mangiare e che sia di ottimo livello , mi prospetta il Novi Hotel , io rimango entusiasta di questa scelta , ma quando capisco che bisogna percorrere oltre trenta chilometri , lui senza rispondere mette in moto e mi porta in centro,
la città è deserta , l’architettura non è male , le strade sono curate sufficientemente e mi ricorda una città del sud Italia , dopo pochi minuti mi indica l’Hotel , si ferma mi porge il bagaglio ed io lo pago mentre la pioggia è sempre più fredda.
Sono solo bagnato ma contento alla vista dell’ “Qubus Hotel Prestigi” , una costruzione moderna di oltre cento metri d’altezza.
Entro in albergo e al ricevimento chiedo in inglese se hanno una camera , dopo la solita finta di circostanza , che fanno tutti i segretari in questi casi , arriva la risposta in perfetto inglese , la camera è disponibile , con la prima colazione costa ottanta euro ed il pagamento è anticipato
Al pensiero della signora alla stazione che il potere d’acquisto in Polonia è vantaggioso , deduco che costa tanto , ma non ho scelta , sono stanco ed ho fame e freddo , tanto alla fine Antonio mi borserà.
Pago e ricevo la chiave , ma cosa dico ! ricevo una scheda magnetica col numero della camera e dò uno sguardo nella hall , è arredata in modo moderna ma semplice ,mi colpisce la presenza di alcune persone , una in particolare , è vestito con un completo grigio molto chiaro , è magro , calvo , può avere quaranta anni e somiglia ad un ufficiale nazista , questo particolare lo deduco dal suo portamento , ha un’aria molto severa , osserva tutto e impartisce ordini senza gesticolare.
Ho capito, questo signore è il direttore della struttura o della sorveglianza , questa deduzione la faccio in relazione a quanto mi aveva detto Anna sulla malavita di Katowice
Timidamente mi avvicino e chiedo dove si trova il ristorante , ma con fare austero e senza parlare mi indica il banco del ricevimento.
Dopo che la segretaria mi delucida sulle mie domande , aspetto invano che qualcuno prende il bagaglio e mi accompagna nella mia camera , ma capisco che quì questo servizio non c’è , allora mi reco verso gli ascensori tenendo in mano la scheda magnetica che in questo frangente è più preziosa del bancomat.
La mia camera è la numero 306 al trentesimo piano , mentre decido quale ascensore devo prendere , vedo un uomo altissimo con tuta verde-oro con scritta “BRAZIL” sul petto , allora mi ricordo del torneo di pallavolo in svolgimento quì , mi avvicino e gli chiedo in inglese da che parte devo andare , lui sorridendomi risponde in perfetto italiano e di rimando gli porgo gli auguri per il torneo.
L’ ascensore è velocissimo tanto che dopo pochi secondi il numero 30 si illumina e con una frenata dolce si ferma al piano.
Tribolo un po’ per cercare la mia camera in quanto con la scheda devo aprire ben due porte prima di vedere la 306 , il mio sguardo va verso la vetrata molto lunga e ammiro da quassù la città a centottanta gradi , poi penso che di questo lo posso rimandare a dopo cena.
Metto la scheda nel lettore e la porta si apre insieme alla luce d’ingresso , cerco con ansia come illuminare il tutto e quando vedo un lettore magnetico vicino alla porta , è un gioco ormai.
Resto di stucco a quello che vedo , un tv a schermo piatto molto grande in un salotto da favola , c’è scritto in inglese “Benvenuto Alessandro Varriale” e poi tanti numeri di telefono di utilità , su di un tavolo ci sono due bottiglie d’acqua minerale e delle fragole! La valigia è incollata alla mia mano in quanto sono meravigliato da quello che osservo , vado verso sinistra e ammiro il letto , è matrimoniale con copriletto di tessuto ricamato di grande effetto , sulla sinistra un altro tv identico al primo da vedere a letto.
La parete che dà verso l’esterno è tutta tappezzata con stoffa spessa di colore beige che copre la lunga vetrata , quindi il panorama lo guardo dalla camera , ma non è il momento in quanto ho voglia di vedere le due porte che sono sulla destra del letto , apro una e mi blocco ad ammirare il bagno , esso è arredato con servizi molto moderni e la rubinetteria è di valore , la biancheria è fine ma con stupore non vedo la doccia ne’ la vasca da bagno , allora esco ed apro l’altra porta , c’è la vasca idromassaggi e deduco che l’architetto a giocato con la psicologia degli ospiti, facendo un progetto in cronologia di sorprese.
Finalmente mi metto in poltrona con una bottiglia d’acqua e telefono al ristorante per conoscere l’orario di chiusura , vengo rassicurato che c’è ancora tempo. Allora mi rilasso e faccio diverse telefonate, poi smanetto sul telecomando tv alla ricerca di curiosità ma il mio sguardo va verso ciò che mi circonda e deduco che mi trovo in una suite, cose che avevo visto solo al cinema , quindi il costo è giustificato.
Sono quasi le ventidue quando mi reco nel ristorante , mi accoglie un cameriere e molto gentilmente mi domanda se sono fumatore , gli dico di sì e mi indica la sala.
L’arredamento non è lussuoso , ma sobrio e moderno , mi siedo in modo da poter osservare il più possibile e noto che nonostante la tarda ora , il ristorante è quasi pieno , mi portano il menù e stranamente c’è anche quello in italiano , il fatto mi semplifica la scelta che “cade” sulla cucina francese , ordino anche una buona bottiglia di vino e attendo con curiosità le portate.
Il vino è buono ma non capisco da quale nazione è importato , forse dalla Grecia , arriva il piatto che avevo scelto , l’aspetto è invitante ed il sapore ottimo , è un petto di pollo cucinato con finezza e molto speziato con attorno una collana di patate in umido , la seconda portata è un pasticcio di verdure e concludo il pasto con dell’uva. Mi sento rinfrancato e posso anche fumare.
Alla fine mi portano il conto che lo scruto con curiosità , il totale è pari a diciotto euro , sembra che sia in linea con il rapporto di cambio , ma la cosa
che mi stupisce è il dettaglio della fattura in quanto ci sono ben tre
percentuali , il servizio , la nostra (penso) iva e un’altra tassa non comprensibile. Esco soddisfatto dal locale , finalmente posso andare a dormire.
Mi fermo nella hall del trentesimo piano e ammiro il panorama che prima avevo intravisto , la città è scarsamente illuminata , il traffico data l’ora è nullo , sulla mia sinistra vedo un lungo edificio alto sei piani solo con finestre e deduco che si tratta di un ospedale in quanto ci sono molte camere illuminate. Intravedo tra le tenebre , quelle citate fabbriche abbandonate e non avverto la tristezza in quanto penso che vent’anni prima erano operose e producevano morte , ora le maestranze sono distribuite in un mondo non consono alle loro effettive capacità , ma liberi di operare secondo la loro mente.
Sono quasi le ventitre e trenta , sono sveglio da ieri mattina alle cinque , ma non ho sonno , questo viaggio mi sta dando delle conferme sul mio stato di salute , in quanto non avrei mai immaginato che un giorno sarei stato da solo a circa duemila chilometri da Napoli.
Accendo la tv per curiosare i vari canali , i programmi ora sono come da noi , liberi ma solo in polacco , per vedere qualcosa devo sintonizzarmi sui canali dove i dialoghi non ci sono.
Vado a letto quasi a mezzanotte con la speranza di svegliarmi con la luce del sole. Sono eccitato e mi metto a pensare di tutto , forse mi addormento , non so.
Sono le quattro di mercoledì undici luglio , mi alzo dal letto riposato , dal mio thermos intravedo qualche goccia di caffè fatto in Italia , è ottimo , la prima sigaretta del giorno , la gusto molto.
Inganno il tempo a curiosare nella suite , poi mi preparo lentamente in quanto per la prima colazione bisogna attendere le sette , allora inganno il tempo a vedere le varie cartine geografiche dell’est e faccio progetti quando sarò a destinazione.
Come uno svizzero , alle sette mi seggo ad un tavolo del ristorante e consumo una frugale colazione , anche se dal menù leggo che c’è ne per tutti i gusti e nazionalità , è tanta la voglia di gustare un caffè , lo ordino , la cameriera mi fa notare che l’espresso è fuori dal menù , allora cerco di fare il portoghese , ma senza successo rischiando anche una figuraccia , quindi pago circa un euro e mi giustifico di non conoscere la lingua.
Sono quasi le otto , mi reco in camera per controllare se non dimentico niente , prendo il bagaglio e al ricevimento mi consegnano le relative fatture , poi gli chiedo di far arrivare un taxi , che dopo pochi minuti mi porta alla stazione.
La stazione vista alla luce del sole , appare meno squallida , è già movimentata quando mi accingo a fare il biglietto per Rzeszòw , la biglietteria è stile anni cinquanta ed è semi-computerizzata , la cosa che mi conforta è che sul biglietto è stampato sia l’ora di partenza che quella di arrivo , mi districo “bene” con la moneta polacca al punto di averne quasi un chilo nel borsello.
Entro nello spazio del ristoro e sono attratto dal prendere qualche dolce locale, ma desisto, in quanto vedo già da fuori che l’igiene è latitante.
Il diuretico ha fatto effetto , quindi devo urinare , cerco un wc , non è distante, lo osservo dall’esterno e vedo una donna anziana che mi scruta dal suo posto di guardia , entro tenendo sempre in contatto il mio bagaglio , esco e cerco di capire quanto devo pagare , non vedendo nessuna indicazione , porgo venti centesimi alla donna , alla vista della moneta ha una reazione a dir poco riluttante , si agita e incomincia ad urlare minacciosamente , io sono imbarazzato da questo e resto con le monete in euro tra la mano bloccata
dallo stupore , allora capisco la scenata quando lei mi indica che vuole un EURO , lascio la moneta da lei chiesta e lestamente, molto timoroso, mi allontano dalla zona.
Manca un quarto d’ora alla partenza del mio treno e mi accingo a raggiungere il luogo predestinato passando dal mercato in allestimento.
Arrivo alla pensilina del binario due , e resto di stucco quando osservo l’indicazione degli stessi , c’è una tabella in alto con n°1 n°2 e n°3 , guardo i binari e vedo che sono solo due , mi metto a ragionare e non trovo la soluzione del terzo binario!
Mi viene una grande idea! vado incontro a due poliziotti , con la speranza di avere qualche chiarimento , incomincio a parlare in inglese e gesticolo per farmi capire , i loro volti sono di ghiaccio , vedendo questa loro reazione , con calma olimpica , gli dico ,”voi siete due giovani poliziotti in servizio alla stazione e non capite neanche una parola d’inglese” , i due mi osservano stupiti , allora io continuo ,” la Polonia da poco fa parte dell’ UE e voi non parlate inglese? Come volete che quì arrivano i turisti dall’ovest e che tipo di accoglienza gli riservate? “ I poveri ragazzi feriti nell’orgoglio , sembrano forse ever capito qualcosa e mestamente si allontanano.
Il dubbio del terzo binario mi assilla , nel frattempo la pensilina i popola a presagio del treno in arrivo , data anche l’ora , questa è una indicazione utile per me per capire il secondo binario , macchè! , arriva un treno diretto ad ovest , lo prendono in pochi ed allora capisco che il mio treno sta per arrivare.
Alle nove in punto , da ovest arriva il mio treno , ho la conferma della destinazione apposta sul cartello dello stesso e poi chiedo ad una persona se questo va a Rzeszòw. In pochi attimi il dilemma del terzo binario , si chiarisce.
Per i treni in direzione est , il binario è il n°2 , ma quelli verso ovest , magicamente lo stesso binario si trasforma in n°3 , ma!
Entro finalmente nel mio ultimo treno , c’è molta gente e trovo posto in uno scompartimento da otto! Dopo aver sistemato il bagaglio , incomincio a vedermi attorno , la gente è cambiata , i loro tratti somatici sono indescrivibili , l’atmosfera è pesante e triste , c’è un silenzio tombale ma esso viene rotto (per fortuna) , da due bambini che timidamente giocano con una pallina , i loto genitori sono molto giovani e hanno un aspetto dimesso in quanto il loro abbigliamento è consono all’ambiente.
Di fronte osservo un signore , molto più giovane di me , ha un viso con tante rughe ed i suoi occhi sono spenti , il suo sguardo va verso un qualcosa che forse non troverà mai , sembra rassegnato.
Il mio pensiero corre verso quella generazione che ha sofferto il regime sovietico e questo signore mi trasmette una grande tristezza , in quanto indosso i suoi abiti , e immagino , con molta fantasia , in che tipo di mondo ha vissuto , quel mondo , anche se sono molto fantasioso e abbastanza informato , non la potrò immaginarlo mai!!
Il treno è di un colore indefinito , è molto vecchio e scomodo , l’igiene è da terzo mondo e la tappezzeria pare sia di tipo militare.
Il confort , è un aggettivo importato , ma evidentemente alle dogana , non ha avuto il permesso.
Il treno , anche se viaggia a velocità moderata , si avvertono delle sconnessioni della strada ferrata , questo mi sconsola non poco in quanto dovrò viaggiare per circa duecentoventi chilometri per raggiungere Rzeszòw che si trova quasi al confine con l’Ucraina , quindi stò attraversando tutta la Polonia in larghezza.
Il tempo trascorre monotonamente , il ricordo di ieri , quando viaggiavo con Anna e Monica , mi rattrista , in quanto anche se lo scompartimento è affollato , non riesco ad individuare con chi posso scambiare qualche parola
Inganno la noia con il telefono e comunico ad Antonio , che arrivo verso le tredici , il quale mi rassicura che mi attende alla stazione con il suocero , per poi proseguire in auto per Gàc.
Il panorama è desolante , ci sono infinite pianure con distese di terreni incolti , in lontananza , intravedo dei monti , forse è il confine con la Romania e sento nell’aria una strana emozione , in quanto immagino che solo pochi anni fa , questi luoghi erano teatri di scenari del regime sovietico e che la storia non ha mai detto la verità anche perché c’era la censura su tutti gli organi d’informazione , le persone che la custodiscono , sono anche stanchi di trasmetterle alle nuove generazioni , sia per pudore , che per mera ostinazione, è loro volontà portarla in silenzio nella vita “eterna”.
Passa il controllore delle ferrovie e resto sorpreso quando osserva il mio biglietto , in quanto molto cortesemente mi dice in inglese ,”il treno viaggia in orario e che l’arrivo è previsto alle tredici e dieci”, lo ringrazio per la sua spontaneità e gentilezza.
In questa zona cerano e ci sono ancora diversi lager del periodo nazista , sono stati in parte modificati per cercare di cancellare le prove di tanto disprezzo verso esseri umani , che avevano , secondo il Fùhrer , solo il torto di essere nati.
Agli inizi degli anni quaranta , a poche centinaia di chilometri dalla mia vita , si consumava la più disumana tragedia della nostra storia.
Io avevo pochi mesi , ero intento a muovere i primi passi , mentre per milioni di innocenti , erano gli “ultimi”.
Le comunità internazionali , consapevoli del progetto nazista , erano inermi per giustificare un’infame gioco politico.
Alle elementari , lessi il diario di Anna Frank , fui tristemente colpito e stupito tanto da leggere numerosi testi per fame si sapere in cerca di tranquillizzare (senza risultati) , la mia coscienza sconvolta da tanta rabbia. Anziani , donne , e bambini stavano pagando con la vita, solo perché non erano “puri”.
Quelle poche migliaia di persone che si “salvarono” dallo sterminio , hanno vissuto o stanno vivendo con gli occhi pietrificati dalle orrende immagini che hanno assistito.
Questa lunga agonia finirà solo quando saranno insieme ai loro compagni più “fortunati” che hanno avuto la sorte di essere stati “salvati” , passando tra i fumaioli.
Dalle ciminiere uscivano nuvole scure in ordine disordinate le anime “salvate”, tra le tenebre o con il sole , con la pioggia o la neve , ma finalmente ,
LIBERI !!!!!!!! (3 - continua)
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Titolo : L'ultimo treno dell'est (2) | Nome e cognome : Alessandro Varriale | E-Mail : | 28/7/2009- Testo della poesia:
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Sono le sei , è l’ora della colazione , il corridoio si anima ed il profumo del caffè conferisce un’atmosfera di inizio giornata per tutti.
Il treno marcia veloce ed il ritardo ora è di quaranta minuti , ma per me non basta , mi controllo e poi penso che sono in viaggio di piacere , quindi l’eventuale perdita del treno per la Polonia forse non sarà una tragedia.
Il viaggio prosegue ammirando il paesaggio , noto piccole fabbriche e solo in pochi casi riesco a capire cosa producono in quanto le insegne sono in tedesco, ma la ricchezza dell’Austria si evince da questi numerosi insediamenti in rapporto alla densità della popolazione.
Il treno non effettua nessuna fermata ed intravedo da lontano la periferia di una grande città , forse è Vienna , guardo l’ora e l’arrivo previsto nella capitale, sta sul filo di lana con la mia coincidenza.
Arrivo nella capitale austriaca e per ritardo perdo la coincidenza del terzo treno che mi avrebbe portato in Polonia , invio un sms alla persona che mi attendeva (Antonio) e lui mi consiglia di prendere un treno nel pomeriggio che mi avrebbe portato a Katowice e quindi un autobus via Cracovia con arrivo previsto a Rzeszòw alle 4 della notte, per poi con lui raggiungere la meta in auto a Gàc dopo circa 40 km !!!!.
Questa proposta mi stuzzicò non poco , ma quando poi aggiunge che le strade non sono affidabili !!!, ho un attimo di incertezza , in quanto ho la presunzione di essere ancora giovane , ma il fisico risente un po’ di stanchezza e di contro la mente è serena e lucida , forse per l’entusiasmo avventuriero che mi caratterizza , avverto qualche perplessità , saggiamente decido di fare il turista a Vienna e poi di partire per Katowice nel pomeriggio.
Con questa soluzione posso conoscere la città polacca, cenare e pernottarvi per poi riprendere il viaggio la mattina seguente. Questa decisione é condivisa anche da Antonio , che tra l’altro si evita una bella levataccia e un eccessivo disturbo alla famiglia della moglie Cristina.
A Vienna , trovo un clima a dir poco autunnale , pioviggina e fa freddo e dalla valigia indosso il giubbotto e cerco con frenesia un deposito bagagli , dovendo sostare nella capitale fino alle quindici.
Con la lingua tedesca non c’è stato mai un buon rapporto , anzi direi pessimo, ma mi aiuta un po’ di inglese e francese scolastico , cerco un’indicazione e chiedo ad un signore mischiando le tre lingue e con ampi gesti tipicamente
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partenopei, capisco il da farsi (presuntuoso), da un lato della stazione vedo un lungo corridoio con tanti sportelli con serrature di diverse dimensioni e cerco di capire come funziona , leggo le istruzioni in inglese e resto imbambolato , l’unica cosa che mi conforta è la moneta in corso , l’EURO.
Un giovane di colore, capisce il mio imbarazzo e mi soccorre e
esco dalla Suedbahnhof (stazione sud) molto eccitato e felice con la chiave del bagagliaio in mano, quasi fosse quella per aprire la Zecca.
Cerco qualche indicazione per orientarmi , penso di raggiungere il centro e visitare la basilica di Santo Stefano dopo ventiquattro anni , infatti
nel lontano 1983 venni a Vienna nel periodo pasquale con Lina,Angela e Marina con una agenzia di viaggi , fu un soggiorno stupendo con un ricordo indelebile.
Sono alla fermata degli autobus alla ricerca del mezzo per recarmi in centro e in inglese chiedo a un giovane la mia destinazione , molto cortese e sorridente mi dice che lui deve andare nella mia stessa direzione , così tra bus e metrò parlottando intensamente , raggiungiamo il centro , lo ringrazio della
cortesia e ci salutiamo vicino alla basilica di S. Stefano, mentre durante il
tragitto cerco dei punti di riferimento per il ritorno.
Piove e cerco un bar per il bagno e gustare un caffè, il mio sguardo va su una insegna , “CAFFE ITALIANO”, entro ed ammiro l’eleganza del locale , saluto e ordino un caffè “in italiano”, quando poi chiedo dell’acqua , il barista mi guarda in modo stupito , allora capisco che con il nome del bar e la qualità del caffè , non c’è sintonia.
Fuori pioviggina e fa freddo, penso che a visitare la basilica non é una cattiva idea , lestamente la raggiungo e sto dentro oltre un’ora.
E’ quasi mezzogiorno , cerco un posto dove mangiare ma , dopo l’esperienza di quanto avevo pagato al “CAFFE ITALIANO”, cambio idea e incomincio a preoccuparmi come tornare alla stazione!
Rifacendo il percorso , entro nella stazione del metrò e vedo un ufficio informazioni, chiedo in inglese il percorso che devo fare e la risposta fu sollecita ma , purtroppo in tedesco!!, non mi perdo d’animo , in quanto ho il biglietto del treno col nome della stazione. Ho capito che solo le i giovani parlano un po’ in inglese e ottenuto l’informazione per il metrò da una ragazza , evito di prendere il bus e raggiungo la stazione dei treni a piedi.
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Ho ancora due ore di tempo , la stazione non é moderna ed i locali di ristoro sono in linea , il sud esiste ovunque e la Vienna imperiale non fa eccezione.
Mi avvicino ad una pizzeria a taglio , e guardo stupito che il personale è tutto nordafricano , con poca speranza ,ordino un trancio sostanzioso e le mie perplessità sono fugate dal buon gusto della pizza e della scelta anche in rapporto qualità prezzo.
Curiosamente osservo dei negozi e noto che gli arredi sono desolanti e poco invitanti , quindi decido di comprare solo delle cartoline e spedirle , prendo un caffè senza commento e dell’acqua da portare per il viaggio.
Riprendo felicemente il mio bagaglio e visto l’ora mi avvicino alla zona delle
Partenze , c’e poca gente e l’aspetto è desolante , osservo il mio treno con stupore e dal colore esterno capisco la sua vecchiaia , ma questo non mi turba anzi freneticamente lo affronto , entro nel mio scompartimento(vuoto) da otto posti e guardo che anche la pulizia è trascurata e deduco che , solo i treni verso l’occidente sono moderni e curati , mentre l’est deve continuare ad essere declassato.
Tra pensieri ed qualche telefonata per ingannare il tempo , entrano due donne che cortesemente mi salutano , le aiuto a sistemare i bagagli e tra sorrisi reciproci si instaura subito una amicizia da viaggio.
Anna (la mamma) di circa quarantacinque anni e Monica diciottenne , hanno una presenza molto gradevole , sono di Varsavia , i loro colori e il calore che emanano , mi assicurano che le cinque ore di viaggio non saranno monotone.
Il nostro dialogo si svolge in inglese , il mio molto scadente rispetto ad Anna , la quale mi consola dicendomi che anche lei lo mastica!
Monica parla un po’ di italiano il chè mi facilita sulla conversazione , la mamma è seduta sulla mia sinistra e con la coda dell’occhio mi osserva scrupolosamente , mi offre dei cioccolatini chiedendomi la mia professione ed il motivo del viaggio , col mio gesticolare tipicamente italiano e con l’aiuto di Monica riesco ad esaudire la domanda. Chiedo ad Anna del suo lavoro e resto stupito quando mi dice che lavora all’Ambasciata inglese di Varsavia!!!!!!!!!
Rimango imbambolato , pensando al fatto che lei mi aveva detto che il suo inglese era scadente , forse era solo per non imbarazzarmi.
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Intanto il nostro dialogo scorre bene ed io non manco certo di ammirare la bellezza di Monica che è seduta di fronte , anzi non é affatto turbata di questo.
Il treno viaggia ad una velocità tranquilla e non supera gli ottanta chilometri all’ora , la strada ferrata è sconnessa al pari degli ammortizzatori del vagone.
Il mio sguardo si ferma spesso quando “ammiro” il panorama , esso é molto monotono e triste , sterminate distese di terre incolte e piatte mi tormentano la mente pensando che queste stesse immagini così desolanti , le avevano vissute sessanta anni prima milioni di esseri umani dai carri bestiami , viaggiando in condizioni disumane , per una destinazione a loro ignota e per la maggior parte di loro è stato un viaggio di solo andata.
Dopo un’ora dalla partenza da Vienna , Anna mi dice che siamo in terra slovacca ed a rompere il nostro dialogo sono due poliziotti in uniforme dall’aspetto austero che chiedono i documenti , io gli porgo la mia carta d’identità , dopo un veloce sguardo e accennando un timido sorriso me la porgono , Anna e Monica sono con i passaporti tra le mani , i due agenti li scrutano quasi come se fossero delle ricercate , ma il mio stupore non finisce lì , in quanto osservo i loro documenti già timbrati in molte pagine , allora penso ; loro sono di nazionalità polacca e la Polonia fa parte della UE , non capisco per quale ragione , mettono il timbro sui loro documenti? Anna poi mi spiega che non ci sono accordi internazionali tra le due nazioni.
Il viaggio continua molto bene, il dialogo è intenso e non mancano le risate anche per le frasi dette goffamente.
Resto stupito a sentire il rumore di un carrello , è il bar viaggiante , offro il caffè alle mie compagne di viaggio le quali mi ringraziano come se avessero avuto un caffè di via Toledo , per me è solo un pretesto per andare a fumare nel bagno!!
Un locale molto sporco e maleodorante , eppure sono solo da due ore che si viaggia e tra l’altro non c’è molta gente tale da giustificare questa incuria , ma la nostra direzione è verso est , allora tutto è giustificato!
Nelle stazioni ci sono solo due binari e mancano quelli per la sosta dei convogli merci , allora deduco ; se non ci sono stati scambi commerciali tra est ed ovest , non c’è nessun motivo della loro presenza.
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Quando il treno fa una fermata , osservo sempre l’architettura delle stazioni , sono tutte identiche , desolanti , tristi , si nota che il comunismo sovietico ha
fatto un solo progetto per tutte , ma il fatto che non ci sono tettoie in queste stazioni , è la conferma che la gente ha sofferto e deve ancora vivere nel disagio.
Mi trovo ancora in Slovacchia , dopo circa tre ore di viaggio e il treno ferma ad Ostrawa , un nome conosciuto per la squadra di calcio la “Dinamo di Ostrawa”, ma fuori non cambia niente , solita stazione e desolazione. Dopo che il treno riparte , ecco che si ripete la scena della polizia per il controllo dei documenti , sono altri poliziotti , ma la pratica è uguale , sono sbigottito quando vedo timbrare ancora i passaporti di Anna e Monica , penso che con questo ritmo loro documenti saranno zeppi di “timbri”.
Il viaggio continua molto bene e i dialoghi scorrono come un fiume , Anna è un ottima oratrice , anche Monica , col suo italiano conosciuto con le canzoni del nostro paese , mi fanno molte domande sull’Italia , io le rispondo sempre in modo patriottico o come un tour operator , ma a parte i mie problemi con l’inglese , facciamo pochi silenzi.
Anna mi parla della sua Varsavia , descrivendomela in dettaglio , lei abita con Monica alla periferia della città e ogni mattina per raggiungere l’Ambasciata inglese , deve stare nel traffico oltre un’ora , io la osservo ridendo , ed incalzo , dicendogli che è una donna fortunata , quando le descrivo il traffico di Napoli. Loro mi ascoltano stupite , ma con interesse e curiosità , di rimando Anna sarebbe felice se un giorno la facessi visitare la città partenopea e aggiunge che al prossimo viaggio che farei in Polonia , mi ospiterebbe a casa sua.
Dopo questo, il discorso si fa più personale e ci scambiamo i numeri del telefono.
Monica a novembre compie diciotto anni e mi invita alla sua festa a Varsavia , io le rispondo che mi sarà difficile essere nella capitale polacca per quella data e se hanno in programma di venire in Italia , saranno da me ospitate. All’unisono sembrano molto eccitate da questa mia disponibilità , perché poi avendo una casa a Pisa , gli prospetto la possibilità di visitare ; Firenze , Roma , Napoli e Venezia.
Sono circa quattro ore che si viaggia , ma non ci stiamo annoiando anzi , Anna mi dice che la prossima fermata sarà l’ultima in territorio slovacco.
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Il panorama è sempre lo stesso ma intravedo da lontano delle distese di girasoli , il che mi fa pensare che la Polonia è veramente vicino.
Prima di lasciare la Slovacchia , ecco che entrano di nuovo i poliziotti per controllare i documenti , la stessa scena si ripete con grande stupore , le pagine dei passaporti delle polacche sono quasi esaurite!!! Non riesco a capire perchè nella stessa nazione hanno fatto tre controlli e timbrare ogni volta , penso per giustificare l’operato della polizia , oppure , perché hanno ancora indottrinato quella essenza sovietica , che hanno ormai metabolizzato e solo le nuove generazioni che si sono formate dopo il millenovecentoottantanove , potranno dare delle direttive più elastiche e quindi sviluppare il turismo.
Sono quasi le venti quando entriamo in territorio polacco , Anna mi descrive la città di Katowice (dove io dovrò pernottare) , mi dice di usare la massima attenzione in quanto è un posto poco affidabile e piena di malavita!!!
poi mi descrive la città , è la prima che si incontra in terra polacca , un tempo era molto laboriosa e sede di numerose fabbriche per fini bellici , aveva un commercio fiorente ove vi confluivano gente anche dall’ex Cecoslovacchia , ora è diventata meta di malavita e di traffici illeciti , in quanto dopo la fine del comunismo , il Governo ha allentato la morsa che li teneva uniti e rispettosi alle leggi vigenti. Ma il dato più grave era dovuto dal fatto che tutte le aziende che assorbivano migliaia di maestranze , ora sono chiuse per mancanza di risorse atte a trasformarle per scopi pacifici. Questa gente in qualche modo deve pur vivere , i giovani molto di loro emigrano verso occidente , ma la maggior parte , sia per mancanza di stimoli che per il loro “vissuto”, si lasciano andare in un lassismo che li porta a fare dei lavori “strani” e instabili.
Dopo la descrizione di Anna , resto molto perplesso e preoccupato , anche perché in città dovrò trovare un albergo e da due giorni non faccio un pasto.
La mia formazione di girovago non si fa deprimere dello scenario così squallido , anzi sollecita ancora di più , la mia curiosità.
La città conta circa ottocentomila abitanti ed è anche un polo per il tempo libero dei paesi vicini. Avevo letto che in questi giorni a Katowice si svolge un torneo mondiale di pallavolo , e deduco che un certo movimento internazionale di popoli dovrà soggiornare e movimentare la città. (2 - Continua) |
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Titolo : LAGERr 10 A 6132 | Nome e cognome : Nilo Negri | E-Mail : | 24/7/2009- Testo della poesia:
Dalla raccolta Oltre la Memoria
Una scacchiera di filo spinato:
francesi
italiani
polacchi
russi.
E poi le donne
russe e polacche;
ragazze cenciose
sciupate dagli uomini.
In mezzo
in file ineguali
le grigie baracche
ricovero squallido
per uomini e cimici.
Fuori
odiosi aguzzini
pronti a infierire
su tanta disperazione
diversa
e uguale |
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Titolo : L' ultimo treno dell'est (1) | Nome e cognome : Alessandro Varriale | E-Mail : | 24/7/2009- Testo della poesia:
Sono le diciannove del nove luglio , quando mio figlio Stefano mi citofona invitandomi ad uscire per accompagnarmi da Vecchiano alla stazione di Pisa.
E’ un pomeriggio caldo ed io sono molto emozionato quasi come fosse il mio primo viaggio , questo è dovuto alla mia destinazione , dalla durata del viaggio e dal fatto che non avrei mai immaginato pensando al passato , che un giorno potessi affrontare un viaggio così lungo da solo.
In auto Stefano mi fa domande che mi imbarazzano non poco , in quanto lui è convinto che il viaggio che sto intraprendendo , non lo farò da solo se pensa alla mia meta , andare in Polonia come single attempato è certamente foriero di immaginazioni ad un figlio molto legato al suo papà , ma io rispondo in modo vago in quanto il mio spirito avventuriero , purtroppo, prevale sui sentimenti.
Alla stazione di Pisa ci salutiamo e sul viso di mio figlio , capisco il suo stato d’animo , è turbato , si maschera di indifferenza forzata ma velata da molti dubbi.
Non c’è molta gente sul binario cinque per Firenze ed alle venti e dieci il mio viaggio comincia.
E’ un treno locale ben confortato e nella mia carrozza ci sono diverse persone di colore reduci da una lunga giornata di lavoro , fanno ritorno alle loro case nel circondario di Pontedera.
Sono uomini dal viso stravolto , che per guadagnarsi da vivere , fanno decine di chilometri sulle spiagge infuocate con la loro mercanzia sul lungomare pisano, spesso disturbano coloro che stanno in relax a godersi il calore del sole sui loro corpi seminudi , mentre essi sono coperti da lunghi abiti per soffrire meno il caldo , loro sono insistenti , ma educati e riescono ad essere anche dolci e silenti per non avere un secco rifiuto dal probabile compratore.
I più abile sono gratificati , ora hanno le tasche piene di danaro e riescono anche a chiudere gli occhi accennando un breve sonnellino , ma la gli altri hanno le facce segnate dalla delusione e dalla rabbia di non essere come i loro colleghi, pur macinando gli stessi chilometri.
A Pontedera scendono quasi tutti ed il sole è al crepuscolo , accanto a me è seduto un signore di bell’aspetto , il quale mi domanda dove sono diretto , io non aspettavo che questo , in quanto da quasi un’ora non parlo , lui è di Città di Castello e fa ritorno in Umbria dopo aver trascorso un lungo periodo con il figlio che studia nella città della Torre , io gli rispondo che sono diretto in Polonia per andare da un mio conoscente che nel mese di giugno in auto ,
aveva portato la moglie polacca con il loro bimbo di pochi mesi dai suoceri per il battesimo e consumare le ferie di maternità nel suo paese d’origine , e che doveva rientrare in Italia a metà luglio per fine ferie e non si sentiva di affrontare il viaggio di ritorno da solo.
E’ quasi buio quando siamo in periferia di Firenze , il signore umbro si appresta a salutarmi facendomi gli auguri di circostanza in quanto ha pochi minuti per la coincidenza del treno diretto in Umbria.
Arrivo nel capoluogo toscano in perfetto orario e sono fortunato a trovare un carrello portabagagli libero e mi dirigo verso la sala d’attesa avendo circa un’ora di tempo prima della partenza verso l’Austria.
La sala è molto animata da turisti in transito , il confort è ottimo , l’aria condizionata mi rigenera dalla giornata di caldo umido , il personale di sorveglianza vigila e allontana con autorità una persona in cerca di accattonaggio.
Estraggo dal bagaglio la mia cena (due panini) , inizio a consumarli quando l’addetto delle Ferrovie con garbo , mi ragguaglia che la sala d’attesa non è un luogo di ristoro , mi scuso e mestamente mi reco nella sala bar e con molta attenzione resto incollato al mio carrello.
Sono le ventidue , mancano pochi minuti per il mio treno e mi dirigo verso la pensilina predestinata , dopo pochi istanti arriva da Roma il “ Vienna express “.
Con il biglietto in mano mi dirigo verso la carrozza prenotata e lo porgo al personale viaggiante , è un giovane dall’accento capitolino e con stupore osservo che prende la mia valigia e mi dice di seguirlo , mi accompagna nel mio scompartimento , dà le istruzione di come allestire il letto e che la colazione la serve alle sei , lo ringrazio di tanta cortesia e ci accomiatiamo.
Nello scompartimento sono solo , sono eccitato ed osservo con stupore l’arredamento , è tutto nuovo , questo treno è da poco uscito dalla fabbrica , nell’aria c’è un profumo misto di vernice fresca e di tappezzeria , in questa situazione la mia mente corre velocemente nel millenovecentosessantasei , quando dalla Filiale Fiat di Napoli , mi consegnarono la mia prima auto , era la “cinquecento” di colore celeste , dopo aver firmato una montagna di “pagherò” , che mia sorella Rita ogni fine mese si recava in Banca per onorare il mio impegno. Ricordo che c’era lo stesso profumo e anche se era una piccola cilindrata , a me sembrava di essere a bordo di una Ferrari , era un
modo per vantarsi con i miei coetanei che purtroppo non avevano ancora un lavoro stabile. Sono trascorsi quaranta anni , ma il ricordo è indelebile .
Faccio il letto , la biancheria è di stoffa rigorosamente sigillata e ricordo che l’ultima volta che viaggiai di notte essa era di cartapesta , l’aria condizionata mi consiglia di mettere anche la coperta , controllo che il borsello è ben protetto sotto il cuscino e che la tasca confezionata nelle mutande con una bustina di plastica è ben attaccata con una grossa spilla da balia , in essa ho il bancomat e cinquecento euro , ho preso questa precauzione in quanto di notte è meglio limitare gli imprevisti. Sono le ventitre , metto la luce per la notte e mi tuffo nel sonno , complice , il cullare del treno che mi fa incontrare Nefartari.
Nel cuore della notte , sono svegliato da lievi rumori che una giovane coppia inglese fa per sistemare i bagagli , guardo l’ora e deduco che siano saliti a Venezia , riprendo il sonno , ma dopo non molto mi sveglio in quanto intuisco che abbiamo da poco superato il Tarvisio , quindi in discesa il treno affronta le curve a velocità sostenuta dando delle piccole sbandate le quali il mio sonno non ammortizza.
Osservo l’ora , sono le tre e trenta , sono ben riposato e decido che il secondo giorno deve cominciare , sono frenetico , ansioso ed ho tanta voglia di prendere un caffè e vedere dal finestrino le stazioni con i nomi in tedesco.
Esco dallo scompartimento e mi dirigo verso la cabina del cuccettista il quale capisce che soffro di insonnia e non rifiuta la richiesta di un caffè , anzi mi apre uno scompartimento vuoto per non infastidire chi dorme.
Evviva , finalmente posso anche fumare , ma la cenere dove la metto?
Ispeziono il posto e vedo che vicino al finestrino c’è un piccolo ripiano ribaltabile , alzo una parte , sotto c’è una piccola fessura capace di contenere il mozzicone , capisco che non è ortodosso fumare in un posto chiuso a tenuta stagno , ma il vizio prevale sulla buona educazione , peccato!
Sono quasi le cinque , il sole timidamente si fa largo tra le tenebre e il paesaggio assume un aspetto definito , siamo ancora tra le montagne e temo che viaggiamo in ritardo , questo mi mette in agitazione in quanto all’arrivo a Vienna , ho solo venti minuti per la coincidenza verso la Polonia e decido di informarmi , ho la conferma che siamo in ritardo di settanta minuti.
Chiamo Antonio per comunicargli questo e di rimando mi risponde che si informerà , mentre io spero che il ritardo si possa recuperare in pianura. (1 - continua)
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Titolo : Amo in te | Nome e cognome : Nazim Hikmet | E-Mail : | 21/7/2009- Testo della poesia:
Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
amo in te l'impossibile
ma non la disperazione. |
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Titolo : Da solo | Nome e cognome : Giovanni S. | E-Mail : | 19/7/2009- Testo della poesia:
Lento come il tuo respiro
vado per strada
da solo
rimpiango il mio passato
di poeta infranto
i fiumi scorrono sull’asfalto
e brillano
sotto i lampioni rotti
l’urlo della sirena
mi sveglia
è un brutto sogno
quello che faccio
ogni notte
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Titolo : SISTEMAZIONE | Nome e cognome : Nilo Negri | E-Mail : | 16/7/2009- Testo della poesia:
Dalla raccolta: "Oltre la memoria, lager 6132"
Siamo appena arrivati
in terra tedesca.
Smarriti
angosciati
non riusciamo ancora
a capire
che cosa sia successo
Siamo centinaia
migliaia.
Abbiamo ancora
le nostre valigie
la nostra divisa.
Il campo di concentramento
è enorme
con baracche lunghissime.
Siamo a Follimbostell:
venendo qui
abbiamo attraversato un paese
con questo nome.
Ci interrogano
per sapere che mestiere facciamo
L'interprete ci spiega
che da qui partiamo
per vari posti di lavoro.
Nel mio smarrimento
ho detto: impiegato
convinto di trovare
una buona sistemazione.
Poco fa ho saputo
che sono stato assegnato
ad uno zuccherificio.
Non ho capito perchè
ma temo
che d'ora in avanti
dovrò rinunciare a capire
molte altre cose. |
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Titolo : Un Uomo | Nome e cognome : nonmifirmo | E-Mail : | 14/7/2009- Testo della poesia:
E' morto !
Ha vissuto, e' stato notato, ha lasciato tracce della sua esistenza.
Non dobbiamo dimenticarlo, non possiamo dimenticarlo !
LUI con la sua onesta', la sua rettitudine, la sua correttezza, la sua disponibilita', la sua signorilita' e' stato un esempio per tutti noi.
Adesso e' nostro dovere non disperdere la ricchezza spirituale che ci ha lasciato.
E' nostro dovere trasmetterla a chi non lo ha conosciuto.
Anche sulla lapide dobbiamo scrivere parole che lo ricordino.
Non parole altisonanti.
LUI non gradirebbe. Poche parole, semplici..........
Scriviamoci cosi........
Qui giace un UOMO. |
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Titolo : L’ùtimo pescatore | Nome e cognome : chiube | E-Mail : | 13/7/2009- Testo della poesia:
Dice mi’ pà c’ha fatto un sogno strano,
non come fan ‘vell’artri drento ‘r crino,
di notte, cor cortrone e cor cardáno,
ma quando e a pesca’ ‘n Serchio cor barchino.
“Mentre cercavo e ragni nell’Oncino,
(che ci stan come cardellini ar pero),
ti sbrigo, proprio canto ‘r sugherino,
tre amici che mi parlino dar vero.
Erardo con Antenore e Danilo
mi fanno: Dai Neno, dai, vien via,
qui si pesca senz’amo e senza filo,
‘un ti si dice certo ‘na bugia.
Qui ‘un c’è chi létia e chi spillàcchera,
si pesca sempre come pesca ‘r Ghiara
che ne’ fossi se ne va a mmazzàcchera
cor sole arto e ll’acqua bella ‘hiara.
S’è vvero ch’alle Prata gliè più bbello,
senti bimbo cos’ar tempo dovi fa’:
‘ndella ‘assa ci vò cann’e mulinello,
lenze e ppiombi,..' baini no, e c’en di già!
Ma nini, sono stítio, e tte lo sai!
‘Vando sèri ‘r coperchio, fa ppianino,
metti le ‘òse bene, ‘un si sa mmai
..‘un avesse a troncammisi ‘r cimino!” |
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Titolo : PAURA | Nome e cognome : Nilo Negri | E-Mail : | 13/7/2009- Testo della poesia:
Tutto è incominciato
alla stazione di Bologna.
Una fila interminabile
di carri
per trasporto bestiame
era lì ad attenderci.
Sgomenti ed increduli
abbiamo ascoltato
senza capirli
i primi ordini tedeschi:
quaranta uomini per carro
un po' di paglia
una cassetta di gallette.
Poi
quell'incredibile treno
s'è mosso
strappandoci alla nostra gente
che si disperava
lungo i binari.
Dai finestrini
su in alto
dove mille volte
avevo visto spuntare
il muso dei vitelli
abbiamo guardato ostinatamente
il giorno
e poi la notte
e poi ancora il giorno.
Dentro di noi
c'era già la paura |
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Titolo : IL MARE | Nome e cognome : Marusca Nardi | E-Mail : | 13/7/2009- Testo della poesia:
E' bello svegliarsi un mattino
con il sole che picchia sui vetri,
e vedi il mare:
i pensieri piu' tristi fa dimenticare.
Il gioco dell'onda,
il vento che sussurra,
una barca a vela.
Come nelle fiabe pensi:
se io fossi una sirena!
potrei toccare il fondo,
per veder cio' che c'e' intorno!
Per me e' un gran mistero,
ma esiste davvero.
Il volo dei gabbiani
mi riporta ai tempi lontani
a quando ero bambina
che giocavo sulla riva
a far castelli
non sapendo che quelli
erano gli anni piu' belli.
Guardando l'arcobaleno
sempre tutto era sereno.
Quel gioco di colori
porta gioia nei nostri cuori.
Mi affaccio alla finestra
dopo un nuovo risveglio
e mi accorgo che quello
era solo un sogno.
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Titolo : A Fabrizio (mio figlio) il giorno della laurea | Nome e cognome : Marusca Nardi | E-Mail : | 13/7/2009- Testo della poesia:
Dedico a te dottore
semplici parole
scrivo come detta il cuore
chissa' quante difficolta'
hai dovuto superare
solo col silenzio ti potevo aiutare,
siamo qui per festeggiare
con le tue persone care
e per farti tanti auguri
avrai successo siam sicuri
tutti noi ti ringrziamo
ci hai fatto un bel regalo
con la tua pazienza
a studiar giurisprudenza
di legge ne sai assai
ma attento con le donne
non comanderai. |
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Titolo : Solitudine | Nome e cognome : Erman | E-Mail : | 12/7/2009- Testo della poesia:
Che sguardi amari ci scambiamo
in silenzio!
Il dubbio cementa
il nostro muro d'orgoglio...
fievole, una voce rincorre il tuo orecchio
oh! Non ascoltarla,
non ascoltarla!
Cosa importa ormai?
Quanto vale una parola adesso?
Non odiarmi per i tuoi occhi tristi,
ti prego, misera Dea superba
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Titolo : ER FARMAO SBAGLIATO | Nome e cognome : Di Mario Gabbani | E-Mail : | 9/7/2009- Testo della poesia:
Forse molti lo hanno conosciuto.
Ar medio riorre un contadino
per farsela 'urà la diarrea.
Ho 'n confusione tutto l'intestino
e le budella tutte 'n friassea.
Er dottore spalanca 'no scaffale
e di pasticche ni stiocca 'n tubetto.
Pigliale tutte. Ti passerà 'r male,
fan bene per la pancia e per il retto.
Ver disgraziato se ne va contento,
sperando di stà meglio 'anto prima.
Ma 'r medio s'accorge 'on sgomento
d'aver sbagliato a dà la medicina.
Tra pillole, supposte e artri 'armanti,
s'era sbagliato a piglià 'r fraoncino
e gli aveva appioppato i TRANQUILLANTI,
che un hanno a che vedè con l'intestino.
Er poveromo a casa si 'urava,
cor farmao ordinato dar dottore,
però il budello un si migliorava.
Andava ar gabinetto a tutte l'ore.
E la su moglie si preoccupava,
a vedello tirato 'ome uno spillo.
Ma lui alla 'osa peso un gli dava,
'ndava di orpo e si sentia TRANQUILLO. |
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Ma dove sono le tue proposte? | Io vorrei sapere se Ultimo e Simone ( secondo me sono la stessa persona come molti altri pseudonimi) ...
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Mi dispiace sig. " tutti e ...
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